Capitolo 148.

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Questa storia è un'opera di fantasia, puramente inventata dalla sottoscritta. Alcune delle vincende scritte  qui dentro fanno riferimento a fatti realmente accaduti. Non intendo offendere o insultare nessuno in alcun modo.

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Dakota's pov

La mattina dopo vengo svegliata da Jamie che prepara la colazione in cucina.

« Buongiorno. » Mi dice, quando alzo lo sguardo verso di lui. Non gli rispondo, e vado anche io in cucina per farmi un caffè. « L'ho già fatto io. » Mi dice, porgendomi una tazza di caffè. Io sospiro e la prendo, come segno di pace. Mi siedo al bancone, dandogli le spalle, e comincio a berlo. « Ho parlato con Amelia. Vorrebbe che le bambine andassero da lei per il suo compleanno. Penso che le accompagnerò oggi stesso. » Mi dice.

« Come mai me lo dici? » Chiedo, con aria acida. Prima dice che devo farmi gli affari miei, poi mi informa di ciò che ha intenzione di fare con i suoi figli, proprio non lo capisco.

« Perché.. perché sei la donna della mia vita. E hai il diritto di sapere tutto ciò che succede a me e alle mie figlie. Perché voglio che tu lo sappia. » Mi dice.

« Ieri non sembrava. » Ribatto.

« Ascoltami.. ieri è stata una giornataccia. E lo so che questo non mi giustifica per averti detto quelle cose, ma per me è stato orrendo.. so che è normale per i bambini fare così, ma io mi ci sono ritrovato da solo per la prima volta. E ho avuto paura. La prossima volta sarà diverso, te lo prometto. » Dice, con assoluta sincerità.

« Potevamo farcela insieme, invece hai deciso di escludermi. » Gli faccio notare. Non mi ha proprio chiesto di provare a calmare Elva, si è chiuso in quella stanza e basta.

« La verità è che dopo aver capito che da solo non potevo farcela, e dopo che tu hai detto di volermi aiutare, ho capito che ero incapace di sostenere quella situazione e che non volevo apparire come un'incapace ai tuoi occhi. » Mormora, e io finalmente lo guardo negli occhi. « Mi dispiace, mi dispiace tanto... Ecco perché non ho chiesto il tuo aiuto e ti ho chiesto di occuparti di Dulcie. »

« Comunque sia, quelle parole mi hanno ferita molto, Jamie. Non immagini nemmeno quanto mi abbiano ferita. » Mormoro con un filo di voce.

« Quando hai detto che avrei dovuto chiamare Amelia, per chiederle aiuto, allora ho capito che ero davvero un incapace ai tuoi occhi. E mi ha fatto male, molto male.. Volevo farcela da solo, e sapevo di averti dalla mia parte. Poi quando mi hai detto di chiamarla... non so.. mi è crollato il mondo addosso. » Si avvicina a me, posando i gomiti sul bancone.

« Io ti ho detto di chiamarla perché magari le prendono sempre queste crisi di pianto, e magari lei sa come calmarle, non per sminuire la tua figura di padre. Non lo farei mai. » Dico.

« Lo so, ma a primo impatto io ho pensato subito al peggio. » Si avvicina sempre di più, alla ricerca del contatto fisico con me. Lo so bene, anche io mi sento attratta da lui come una calamita. Vorrei semplicemente buttarmi tra le sue braccia, ma non posso. « Dakota, senti... mi dispiace. »

« Lo so, Jamie, lo so... però... le tue parole mi hanno fatto davvero male, e io sento il bisogno di pensare un po' a quello che è successo, sai. Ho capito che ti dispiace e che hai agito d'istinto, che non intendevi cui che dicevi, però questo mi ha fatto pensare a tante altre cose, e sento davvero il bisogno di pensare un po' per fatti miei. » Dico. Lui spalanca la bocca, sorpreso. Non sa cosa dire, ovviamente .

« Va bene, lo capisco... » Balbetta. « Allora, prenditi il tempo che vuoi.. io non ti starò addosso. » Mi dice, allontanandosi da me. Va verso il corridoio, e io lo guardo con la coda nell'occhio. Poi si ferma, e torna da me. Mi stringe le spalle da dietro.

« Jamie... » Esito.

« Shhh.. » Posa il mento sulla mia spalla, stringendomi forte. Io lo lascio fare, perché so che dentro di me voglio la stessa cosa. Mi stringe tra le sue braccia per qualche minuto, e io cerco con tutte le mie forze di non scoppiare a piangere. Quando mi lascia, mi sento improvvisamente vuota. D'un tratto vorrei solo che continuasse ad abbracciarmi. La verità è questa.. non importa quanto io possa essere arrabbiata con lui, avrò sempre bisogno di lui, nel bene o nel male.

« Non sto dicendo che non ti amo più... » Chiarisco, perché so che è la sua paura più grande, e che la sua mente sta pensando proprio a questo. « Ho solo bisogno di un po' di tempo per pensare alla mia situazione con le piccole, okay? Al mio ruolo.. tutto questo è così nuovo per me, molto più di te. » Sospiro. « Okay? Approfitterò di questo tempo in cui tu accompagnerai le bimbe a Londra per riflettere. Ho bisogno di queste poche ore. Per favore. Mi capisci, vero? » Chiedo.

« Si.. » Annuisce, a testa bassa. « Posso farlo. »

« Okay. » Mormoro.

« Okay. » Replica lui. Ho solo bisogno di queste ore per me, per pensare, e non farmi influenzare da lui. Poi spero che sarà tutto come prima. Mi sento ancora così ferita dalle sue parole, voglio digerirle a modo mio, dato che ora ho capito perché ha agito così. Anche se una parte di me non riesce, comunque, a giustificarlo. Credevo che fossimo oltre quella fase, invece eccoci sempre al punto di partenza.

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Salve! 🌺

Damie • The love affair. Where stories live. Discover now