One hundred and seven.

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Erano passati tre giorni da quando i due ragazzi erano arrivati ad Atlanta e dopo la loro notte passata sotto la neve, l'uno accanto all'altro in silenzio. Erano passati tre giorni anche da quando il più piccolo aveva chiarito con suo padre e sua madre, per l'ennesima volta, gli aveva dimostrato di non volerlo nella sua vita.
I due giovani avevano passato quei giorni chiusi in casa perché, come era prevedibile, entrambi avevano preso la febbre e Roger aveva vietato ai due di mettere piedi fuori di casa. I fratelli del più piccolo però aveva evitato, con molta cura, che i due potessero annoiarsi e infatti non li lasciavano mai soli e gli raccontavano infiniti aneddoti che gli succedevano, molti dei quali frutto della loro immaginazione ma né Benjamin né Federico glielo facevano notare e ascoltavano con interesse e divertimento i loro assurdi racconti.
Lucy aveva anche costretto i due a giocare con lei con le bambole inventando la vita perfetta della sua bambola Gwen, sgridando i due quando non si adeguavano al suo racconto o inventavano dei problemi per la bambola.
Taylor, invece, aveva evitato di incontrare i due ragazzi e a tavola non rivolgeva loro la parola se non per le cose più essenziali e per non allarmare i piccoli o scatenare una nuova discussione con suo marito. Roger aveva detto loro di ignorarla, proprio come stava facendo lei, e che tanto le sarebbe passato ma Federico non poteva fare a meno di restarci male. Quando era piccolo ed era influenzato sua madre non lo lasciava neppure per un momento, mentre in quel momento se solo avesse potuto lo avrebbe cacciato di casa senza pensarci troppo. L'unico suo conforto era la presenza di Benjamin, che faceva di tutto per evitare di fargli pesare il comportamento della madre e per distrarlo, e le continue visite dei suoi nonni che lo stavano sommergendo di regali e di dolciumi vari. Nonostante i suoi nonni non avessero mai esplicitamente detto che avevano notato quanto fossero cambiati i rapporti del più piccolo con i suoi genitori, in quei giorni, avevano detto al loro biondo nipote che erano felice avesse recuperato i rapporti con suo padre, cogliendolo totalmente alla sprovvista.
-"Q- quindi voi avete sempre n- notato tutto?" Chiese, balbettando, il più piccolo mentre Benjamin stava giocando con Austin e Harvey con i loro supereroi.
L'anziana donna sorrise e annuì.
-"Certo, tesoro. Lo abbiamo sempre saputo." Disse.
-"Ma abbiamo sempre rispettato la tua volontà di non volerne parlare." Aggiunse il non nonno e accarezzò i capelli del nipote. "Ti vogliamo bene, Fè, ricordalo sempre."

-"Finalmente possiamo uscire!" Esclamò, gioioso, il più grande mentre si allacciava i suoi anfibi neri.
Federico ridacchiò e si pettinò i capelli biondi appena lavati.
-"Non è stato tanto male passare questi tre giorni in casa." Replicò Federico. "I miei fratelli non ci hanno mai dato il tempo di annoiarci." Aggiunse e sorrise pensando ai suoi fratelli. Nonostante non avesse visto crescere quotidianamente nessuno di loro e passasse davvero poco tempo con loro, era legatissimo ai suoi fratelli proprio come loro lo erano a lui e non perdevano occasioni di passare anche solo pochi minuti tutti insieme.
-"Su questo non posso darti torto." Annuì il moro e passò a sistemarsi l'altro anfibio. "Sono arrivato al punto di sognare storie con protagonisti bambole e supereroi." Aggiunse e arricciò il naso. "Credo di non aver mai giocato così tanto neppure da piccolo."
Il più piccolo sorrise e si voltò verso di lui.
-"E credo abbiano tutte le intenzioni di continuare a giocare con noi." Disse. "Sarebbero capaci di farci ammalare di nuovo solo per farci giocare con loro."
Benjamin strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca.
-"Quei bambini sono delle piccole pesti." Disse per poi scuotere la testa divertita. "Ma sono carini, devo ammetterlo." Aggiunse. "Un po' ti somigliano."
Il biondo sorrise intenerito a quelle parole e annuì.
-"Per fortuna però sono molto meno testardi di me." Replicò. "E anche più intelligenti." Aggiunse, facendo ridere il più grande.
-"Per loro fortuna aggiungerei." Rise il più grande e finì di sistemarsi gli anfibi.
-"Comunque dove dobbiamo andare?" Gli domandò Federico.
Il moro ghignò soddisfatto e scrollò le spalle.
-"È una sorpresa, piccolino." Rispose. "Mi sembra di avertelo già detto più volte." Aggiunse e accarezzò i capelli del biondo, rovinandogli il lavoro appena finito e facendolo sbuffare.
-"Spero per te che ne valga la pena." Controbatté il più piccolo. "Fuori ci sono meno quattro gradi, probabilmente nevicherà ancora e io sto accettando di uscire solo per farti contento." Aggiunse e puntò minaccioso l'indice verso il petto di Benjamin, che scoppiò a ridere fragorosamente. "Nel caso dovessi deludermi sappi che dormirai di nuovo fuori al freddo!" Esclamò.
-"Tranquillo." Gli disse Benjamin e gli prese la mano. "Ti piacerà." Aggiunse e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia. "E soprattutto staremo al caldo."
-"Sicuro?"
-"Sicurissimo." Annuì Benjamin. "E ora andiamo, ho chiamato un taxi e starà per arrivare."

Meno di venti minuti dopo, e una decina di lamentele da parte del più piccolo che aveva freddo, i due ragazzi giunsero alla loro destinazione e mentre Benjamin pagava il tassista il minore rimase incantato a guardare l'edificio che sorgeva davanti ai suoi occhi. Nonostante le festività natalizie fossero finite, una serie di luminarie bianche illuminava l'edificio dalla forma di cupola. Le pareti erano fatte di vetro e lasciavano intravedere la sontuosa sala all'interno, del tutto vuota.
-"Andiamo?" Gli chiese il diciassettenne, facendolo sobbalzare.
-"Certo."

Se possibile Federico rimase ancora più incantato nel vedere la sala interna di quel magico posto. All'ingresso era posto un piccolo dondolo, probabilmente fuori luogo ma esteticamente bello da vedere. Al centro della sala c'era un solo tavolo, coperto con una tovaglia bianca e delle candele al centro, mentre il resto della sala era illuminata dalle solite luminarie e da qualche candela.
-"Perché ci siamo solo noi?" Gli chiese Federico, mentre continuava a guardarsi intorno stupito.
-"Perché questa sera è tutto per noi." Rispose il moro e gli circondò la vita con il braccio.
-"Che intendi dire?"
-"L'ho prenotato." Disse il moro. "Questa sera è tutto per noi."
-"Dio, Benjamin ma non dovevi." Replicò Benjamin il più piccolo. "Non devi fare tutto questo per me."
Benjamin sorrise e gli accarezzò la punta del naso.
-"So che non devo, ma voglio farlo." Rispose. "Voglio viziarti tutte le volte che posso." Aggiunse. "So di non poter cancellare quello che ho fatto con delle cene o altre sorprese, ma voglio almeno fartelo dimenticare per un po' e dimostrarti che ti amo." Continuò. "Voglio dimostrarti che per me sei l'unico, che quanto è successo è stato soltanto uno stupido sbaglio. Non farò mai più una cosa del genere e voglio dimostrartelo.
Voglio amarti e fartelo capire. Sei l'unico per me, piccolo, ricordalo sempre. Ti amo."

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Ehi🎈
Grazie infinite per le più di cinquantamila visualizzazioni, ormai non manca molto alla fine ed è bello vedervi attivi come il primo giorno. Grazie di cuore ♥️
Volevo avvisarvi che domani non so se riuscirò ad aggiornare, nel caso lo facessi sarà di sera, perché starò fuori tutto il giorno e non so a che ora tornerò.
Benjamin sta facendo di tutto per farsi perdonare. Ci riuscirà?
Come al solito, per qualsiasi cosa potete contattarmi qui, o mi trovate su Instagram con il nick @fixhvrtx e su Twitter come @fvedericoshvrt.
Se volete entrare nel gruppo whatsapp non dovete fare altro che mandarmi un messaggio con il vostro nome e numero, verrete aggiunte subito!
A presto.
Baci, Michi💓

The college || Fenji.Where stories live. Discover now