One hundred and one.

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Buon anno a tutti voi🖤

-"Federico. Federico svegliati." Gli disse suo padre, mentre lo scuoteva nel buio della sua stanza. "So che sei stanco ma devi svegliarti, è importante."
-"Che cosa c'è?" Borbottò Federico, ancora con gli occhi chiusi e la voce impastata di sonno.
-"C'è Benjamin fuori la porta. È qui."
In pochi momenti il sonno abbandonò il corpo del più piccolo, che scattò a sedere al centro del letto con gli occhi spalancati e la bocca piegata in una smorfia priva di senso.
-"C- che c- cosa?!" La voce risultò più acuta di quanto Federico avesse voluto e si passò una mano tra i capelli disordinati. "È uno scherzo?!" Chiese al padre, che lo fissava con un'espressione sorpresa sul volto. Neppure lui si aspettava che il moro andasse fino ad Atlanta.
Roger scosse la testa.
-"È fuori la porta di casa e mi ha chiesto di poter parlare con te." Rispose Roger. "Se vuoi però posso dirgli che stai dormendo o che non vuoi parlare con te." Aggiunse.
Il più piccolo sospirò e scosse la testa.
-"No, non farlo." Disse. "Ha fatto un viaggio da Monterey solo per parlare con me, il minimo che io possa fare è parlargli, anche se solo per pochi minuti." Aggiunse e sospirò nuovamente. "Digli solo di aspettare di cinque minuti, così posso cambiarmi."
L'uomo annuì e si alzò dal letto del figlio.
-"D'accordo." Annuì lui e sorrise al più piccolo. "E per qualsiasi cosa io sono in casa."

Esattamente cinque minuti dopo Federico era fuori casa sua, con il naso rosso per il freddo e avvolto in un pesante cappotto nero e un berretto del medesimo colore a coprirgli. Con i pesanti anfibi neri stava camminando verso il moro, che lo aspettava seduto sul dondolo leggermente innevato con una giacca troppo leggera per le basse temperature di Atlanta. Il più grande sembrava essere perso tra i suoi pensieri, a tal punto da non aver neppure sentito il più piccolo che si stava avvicinando.
-"Benjamin." Lo chiamò Federico, facendolo sobbalzare.
-"E- ehi..." Balbettò il moro, non sapendo se fosse per il freddo o semplicemente per la presenza del più piccolo, e si alzò per raggiungere il minore.
"Perché dannazione ho messo una giacca di pelle e un jeans strappato?! Che stupido che sono!" Si insultò mentalmente il moro e sospirò, mentre tentava di riscaldarsi le mani gelate.
-"Hai freddo?" Gli domandò il più piccolo, nonostante fosse una domanda abbastanza sciocca.
Benjamin annuì e abbozzò un sorriso.
-"Sì ma nulla di troppo importante." Rispose Benjamin."Non sono qui per parlare di questo?"
-"A questo proposito, perché sei qui?" Chiese il biondo e inclinò la testa da un lato. "Pensavo di averti detto che non volevo venissi."
-"Sì, ho letto il tuo messaggio ma sembra che tu non abbia letto il mio."
-"Se non l'avessi letto come avrei potuto risponderti?" Replicò il biondo e inarcò un sopracciglio. Faceva fatica a non crollare davanti agli occhi di Benjamin, che da sempre riuscivano a scrutarlo fin da dentro al cuore, e non correre tra le sue braccia ma sapeva di dover resistere. Se avesse perdonato tanto facilmente al moro quanto gli aveva fatto avrebbe calpestato la sua dignità, il suo orgoglio, e nessuno gli avrebbe assicurato che Benjamin non lo avrebbe fatto di nuovo. Doveva prendersi il suo tempo, capire se valesse la pena investire in un rapporto, ormai, danneggiato e soprattutto se Benjamin meritasse il suo amore.
"Sai benissimo che lo perdonerai, Federico, è solo questione di tempo.
Guarda i suoi occhi come puoi resistergli?"
Federico sbuffò sonoramente, attirando uno sguardo curioso di Benjamin che non riusciva a capire che cosa fosse appena successo.
Benjamin scosse la testa, decidendo di non fare domande.
-"Se lo avessi letto con attenzione sapresti che non basta un tuo messaggio a fermarmi." Rispose il più grande e sorrise furbo. "In realtà nulla di quello che puoi fare può fermarmi." Aggiunse. "Non mi arrenderò facilmente."
Federico schioccò la lingua sul palato e arricciò il naso freddo.
-"L'ho capito, non sono stupido, sai?" Replicò Federico, un po' scocciato. "L'ho capito che non posso fare nulla per fermarti." Aggiunse. "Neppure il mio amore è bastato a fermarti dal tradirmi." Disse, con una freddezza nella voce pari, se non superiore, al freddo di quella giornata.
Quelle parole furono una coltellata diretta al cuore per il più grande che, per un paio di secondi, trattenne il respiro e guardò con occhi sbarrati il più piccolo.
Federico, dopo essersi reso conto di quello che aveva appena detto, sobbalzò e si sentì in colpa nei confronti di Benjamin.
"Lui ti ha tradito, non devi sentirti in colpa nei suoi confronti." Gli ricordò la sua coscienza, gettando via quel suo senso di colpa come se fosse un ramo travolto dalla corrente del fiume.
Il moro abbassò lo sguardo e sospirò rumorosamente.
-"Mi dispiace." Fu tutto ciò che sussurrò. "Hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiato con me." Aggiunse. "Ma per favore lasciami spiegare."
-"Che cosa vorresti spiegarmi?" Replicò il più piccolo, decisamente irritato. "Jenna mi ha detto la verità, me l'hai confermato tu stesso, che cosa puoi dirmi ancora?" Continuò. "So tutto, Benjamin. So tutto sul modo con cui mi hai tradito."
-"No, Federico, non sai tutto." Rispose Benjamin e si avvicinò a lui, fino a trovarsi a pochi centimetri di distanza dal minore, che sentì il corpo ricoprirsi di brividi ed era certo non fossero per il freddo. "Non sai come mi sono sentito appena me ne sono andato da quella stanza. Non sai quanto io mi sia odiato per averti tradito.
Non sai neppure come mi sia reso conto di amarti e di non voler nessun'altra persona nella mia vit-" Stava parlando Benjamin ma venne interrotto dal biondo, che non aveva dato troppa importanza alle parole sconclusionate del più grande.
-"È triste che per renderti conto di amarmi tu abbia avuto bisogno di tradirmi, non trovi?" Replicò il biondo. "Io non ho mai avuto bisogno di tradirti per capire di amarti. Mi è bastato passare del tempo con te, conoscerti meglio e capire quanto fosse speciale per me." Aggiunse.
-"Anche per me è stato così!"
-"Hai appena detto il contrario, Benjamin." Disse il biondo e incrociò le braccia al petto.
-"Sì ma non intendevo ciò che tu pensi!" Tentò di difendersi il più grande, tradito dalle sue stesse parole.
-"Tu non sai che cosa pensi, perché in caso contrario non saresti qui." Rispose Federico. "Se lo sapessi non avresti mai pensato di raggiungermi qui ad Atlanta e ti sentiresti male quasi quanto mi sento io."
-"Federico, per favore, ascoltami..."
-"No, Benjamin, non ho alcuna intenzione di ascoltarti." Disse Federico. "Ti ho dato la tua possibilità a casa di Kevin e non hai detto nulla che potesse spingermi a perdonarti. Adesso è troppo tardi."
Il moro sgranò gli occhi e vacillò per un momento, indietreggiando da Federico come se questo gli avesse appena puntato una pistola alla fronte.
-"T- troppo t- tardi?"
-"Sì, Benjamin, è tardi." Disse Federico. "Vai via, tra di noi è finita."

The college || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora