I pugni, che sferrava con una rabbia e una violenza inaudita data la situazione, di Benjamin che stavano colpendo in vari punti il volto e il torace di Justin vennero bloccati dalla voce del loro insegnante di tedesco, che avrebbe dovuto tenere la lezione successiva. L'insegnante corse a separare i due ragazzi ma il moro non si placò fino a quando il ragazzo sotto di lui non disse quello che stava aspettando di sentire.
-"Chiedigli scusa!" Urlò il moro e strinse un po' di più il colletto di Justin, ormai sanguinante in diversi punti, nonostante l'insegnante gli stesse gridando di lasciarlo in pace e andare dal preside.
-"Benjamin, per favore, lascialo." Lo supplicò Federico, spaventato all'idea che quell'episodio potesse costare l'espulsione al suo compagno di stanza, e gli mise le mani sulle spalle nel tentativo di tirarlo via.
Justin tossì più volte e, a fatica, aprì gli occhi per guardare il biondo.
-"M- mi dispiace, s- scusami per quello c- che ho detto..." Balbettò il ragazzo dolorante.
-"Mascolo spostati immediatamente!" Gli gridò, per l'ennesima volta, l'insegnante dopo aver intimato agli altri alunni di tornare al loro posto e non aprire bocca.
Benjamin ghignò soddisfatto, era riuscito ad ottenere quello che voleva, e si allontanò dal corpo sanguinante di Justin notando solo in quel momento che anche lui si era sporcato con il sangue del ragazzo.
"Che schifo." Pensò il più grande e storse il naso. Non gli era mai piaciuto il sangue.
-"Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?!" Gli gridò contro il professore e aiutò Justin ad alzarsi.
Il moro solo in quel momento si rese effettivamente conto di quello che aveva fatto, della gravità dei suoi gesti ma poco gli importava. Aveva difeso Federico e ne era felice, nessuno doveva osare parlare in quel modo al più piccolo.
-"Me ne rendo conto." Si limitò a dire il più grande e scrollò le spalle. Quel che era fatto non poteva essere cambiato e, se anche avesse potuto, non lo avrebbe fatto.
-"Fila immediatamente dal preside!" Urlò l'insegnante. "L'hai fatta grossa Benjamin, davvero grossa."
-"Per favore, posso accompagnarlo?" Domandò Federico, sul punto di piangere sapendo che a causa sua il moro stava rischiando tanto.
-"Sei anche tu coinvolto in questa discussione, al preside servirà parlare anche con te."Il professore si sbagliava, il preside non volle parlare con il più piccolo trovando fosse inutile la sua presenza e gli impedì di entrare nell'ufficio con loro. Federico per tutto il tempo, che al minore parve eterno nonostante fossero passati poco più di trenta minuti, camminò avanti e indietro davanti la porta nell'attesa che questa si aprisse, si mangiò le unghie fino a farle sanguinare e sospirò infinite volte.
"Per colpa tua Benjamin, e il suo futuro in questa scuola, è a rischio. Ne sei felice, stupido?!" Gli chiese la sua coscienza, facendogli venire voglia di scoppiare a piangere e supplicare chiunque ci fosse affinché non succedesse nulla al suo compagno di stanza. Avrebbe preferito essere espulso lui ma non Benjamin. Il moro senza di lui sarebbe potuto star bene ugualmente, ma lui senza Benjamin non sarebbe mai più potuto star bene. Da quando lo aveva conosciuto era tutto cambiato nella sua vita, lo aveva totalmente stravolto.
Il più piccolo si accasciò sul pavimento, con la schiena poggiata al muro, e si prese la testa tra le mani mentre ripeteva come un mantra che a Benjamin non sarebbe successo nulla, che sarebbe andato tutto bene. Doveva andare tutto bene o lui non se lo sarebbe mai perdonato.Pochi minuti dopo la porta in legno dell'ufficio si aprì, rischiando di colpire il ragazzo seduto accanto a questa, e ne uscì fuori un Benjamin visibilmente stanco ma tranquillo. Il moro chiuse la porta e il suo sguardo ricadde subito sul minore rannicchiato accanto alla porta.
-"Piccino." Sorrise il diciassettenne e si abbassò per essere alla stessa altezza del ragazzo. "Che ci fai ancora qui? Credevo fossi andata via."
Federico sentì il battito del suo cuore accelerare nel sentirsi chiamare con quel nomignolo. Piccino. Nessuno lo aveva mai chiamato in quel modo, neppure la sua famiglia, e prima di quel momento ne era stato felice. Non gli erano mai piaciuti i nomignoli, gli dava quasi fastidio anche quando lo chiamavano Fè o Fede, ma quando era Benjamin a farlo la situazione era totalmente diversa. Quei nomignoli che tanto odiava pronunciati dal moro diventavano una delle cose che più amava al mondo. Quando era Benjamin a fare le cose assumevano un aspetto totalmente diverso, diventavano più belle.
-"C- come mi h- hai chiamato?" Balbettò Federico, pur sapendo che in quel momento le sue priorità dovevano essere altre.
Il moro sorrise e gli accarezzò una guancia.
-"Piccino, ti ho chiamato piccino." Rispose. "Ma adesso rispondi alla mia domanda, che ci fai qui? Mi hai aspettato tutto il tempo?"
Il più piccolo annuì e strusciò la guancia contro il palmo della mano aperta del diciassettenne.
-"Che cosa è successo?" Domandò il più piccolo. "Che cosa ti ha detto il preside?"
Benjamin sospirò e si sedette, a gamba incrociate, davanti al suo compagno di stanza ma mantenendo la mano sulla sua guancia.
-"Mi ha sospeso." Disse. "Per tre giorni." Aggiunse. "Insomma, poteva andare peggio." Concluse e scrollò le spalle.
Il biondo tirò un sospiro di sollievo nel sentire quelle parole. Non era una cosa positiva essere sospesi ma, come aveva detto Benjamin, poteva andare peggio. Gettò le braccia al collo del maggiore e lo strinse forte a lui.
-"Pensavo ti avrebbero espulso." Mugolò.
-"In realtà lo pensavo anch'io." Replicò il più grande. "Il preside mi ha detto che non l'ha fatto perché è la prima volta che succede una cosa del genere e che sono un buon studenti, quindi non voleva rovinare la mia carriera scolastica."
-"Ma tu non ci credi giusto?"
-"Giusto." Annuì il più grande. "Credo che non mi abbia espulso perché mio padre ha donato alla scuola una generosa somma di denaro per farmi entrare qui, promettendo di fare altre donazioni simili se fossi rimasto." Spiegò il ragazzo. "E, guardando l'ufficio del preside, credo proprio non gli dispiacciano i soldi di mio padre."
-"Qualsiasi sia il motivo sono felice di averti ancora qui con me." Replicò Federico e baciò la spalla, coperta, del suo interlocutore.
-"Sono felice anch'io di poter stare ancora con te." Sorrise il moro.
Il più piccolo si allontanò dal moro e gli colpì il braccio con uno schiaffo, facendolo mugolare di dolore.
-"Ma che ti prende adesso?!" Esclamò il moro.
-"Ma come ti è saltato in mente di picchiare Justin in quel modo?! Sei impazzito?!" Quasi urlò il più piccolo. "Perché l'hai fatto?!"
Benjamin ridacchiò e roteò gli occhi.
-"Come potevo non farlo?" Replicò Benjamin. "Quel tizio ti stava offendendo pesantemente, soltanto perché lui non aveva studiato e non è riuscito ad avere un bel voto all'interrogazione.
Non potevo permettere ti dicesse quelle cose." Disse. "Tu non meriti nulla di tutto quello, meriti solo belle parole e io sono disposto a tutto pur di difenderti. Meriti il meglio, piccino, ricordalo sempre. Per te anche l'intero universo è poco ma io sono disposto a metterlo ai tuoi piedi, se solo lo volessi." Continuò. "Io farò di tutto per, Federico. Tutto."

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The college || Fenji.
FanfictionThe college || Fenji. «Un eccesso di troppo costringerà un ragazzo, abituato al lusso, a rinunciare a tutte le sue abitudini. Tra quei bianchi corridoi la sua vita cambierà. Lui cambierà.»