Le parole del più piccolo riuscirono a tranquillizzare Benjamin e a fargli ritornare il sorriso. Federico aveva la rara capacità, che neppure sua madre o sua sorella, di riuscire a tranquillizzarlo e farlo sentire in pace con il mondo. Con pochissime e semplici parole il biondo riusciva a fargli dimenticare le cose brutte della sua vita, nonostante ad occhi esterni potesse sembrare perfetta, e farlo sentire anche speciale.
In compagnia del suo compagno di stanza riuscì a viversi con il sorriso stampato sul volto quella domenica e a divertirsi come poche volte era riuscito a fare, soprattutto senza l'aiuto di alcool e droga. Avevano riso e scherzato per tutto il tempo durante il pranzo, che in più piccolo gli aveva categoricamente impedito di pagare dicendo che si sarebbe sdebitato studiando per il test di storia che avrebbero avuto pochi giorni dopo. Benjamin aveva sempre creduto di essere testardo, la persona più testarda che avesse mai conosciuto, ma Federico anche con delle cose piccole come il pranzo riusciva a dimostrargli il contrario e a tenergli testa, e delle volte anche a capeggiare, come mai nessuno aveva fatto.
Per il restante tempo, fino alle sette e mezzo di sera, Benjamin e Federico si divertirono a girare per Monterey che il moro non aveva ancora visitato del tutto. Il più piccolo sembrava conoscere molto bene la città, del resto era il terzo anno che frequentava quel college, e si era divertito a fare da guida turistica per Benjamin che lo ascoltava con molto interesse.
Benjamin si sorprendeva sempre di più di quanto stesse bene in compagnia del più piccolo, che per alcuni tratti era totalmente diverso da lui ma allo stesso tempo era la persona più simile a lui che avesse mai conosciuto. Federico sarebbe stato per sempre quella persona che mai avrebbe capito ma che conosceva meglio di chiunque altro.Era passata circa una settimana dalla divertente domenica passata in giro per la città, ottobre era quasi giunto alla sua metà e il clima era percettibilmente peggiorato. Le piogge erano diventato meno sporadiche e un forte e freddo vento soffiava per quasi tutto il tempo, il buio arrivava prima ed erano sempre più comuni le serate passate rinchiusi in camera da letto a ripassare per i test scolastici che si tenevano di continuo.
Benjamin non aveva più rivisto Jenna, neppure l'aveva cercata, e aveva preferito passare il suo tempo in camera con il biondo che faceva di tutto per aiutarlo. Il loro rapporto era visibilmente cresciuto e il tempo che passavano insieme si era quasi raddoppiato.Anche quel giorno la pioggia cadeva veloce sulle strade di Monterey e aveva costretto tutti gli studenti a restare nelle loro stanze. Federico era seduto sul suo letto mentre leggeva un libro appena preso dalla biblioteca, con il rumore della pioggia come sottofondo che lo rilassava e la voce del moro che stava canticchiando una canzone mentre si faceva la doccia.
-"Hai intenzione di cantare ancora per molto questa canzone?!" Gli gridò Federico, mentre ascoltava l'altro canticchiare per la quinta volta consecutiva la stessa canzone che stava iniziando ad odiare.
-"Assolutamente sì!" Replicò il moro, ancora sotto la doccia dopo più di venti minuti, e riprese a cantare il ritornello di quella canzone che il minore riteneva ridicola.
Il più piccolo sospirò rumorosamente e ebbe l'impulso di entrare nel bagno e mettere un bavaglio al ragazzo. Era certo che quella notte avrebbe sognato quella canzone. Prima però che Federico potesse farlo davvero, qualcuno bussò alla porta della stanza cogliendolo di sorpresa, era certo fossero tutti nelle loro stanze dato il cattivo tempo. Il ragazzo chiuse il suo libro, lo lasciò sul letto e si alzò per andare ad aprire la porta.
-"Chi è?" Chiese, mentre si sistemava la felpa grigia che indossava.
-"Sono io." Fu tutto ciò che ottenne in risposta e gli bastò per capire chi fosse.
Federico sbuffò sonoramente e, con poca voglia, aprì la porta della stanza ritrovandosi davanti un Jeremy vestito totalmente di nero.
-"Che cosa vuoi?" Chiese, con tono brusco, Federico.
Jeremy rise piano ed entrò nella stanza, senza attendere alcun permesso, e chiuse la porta alla sue spalle.
-"Una volta mi accoglievi meglio, lo sai?" Replicò il ragazzo, rosso in volto, e tentò di afferrare i fianchi del minore ma questo indietreggiò.
-"Ma hai bevuto?" Gli chiese il biondo, abbastanza scocciato, e incrociò le braccia al petto. "Puzzi di alcool in una maniera esagerata."
Jeremy scrollò le spalle e ghignò. Normalmente Federico considerava Jeremy un bel ragazzo, uno dei più belli che avesse mai incontrato, ma in quel momento gli sembrava a stento decente. Il volto era pallido, segnato da delle profonde occhiaie e le guance arrossate dall'alcool.
-"Potrei aver bevuto un po'." Rispose Jeremy e fece qualche altro passo verso il minore, rischiando di inciampare nei suoi stessi piedi. "Ma adesso non sono qui per parlare di questo."
-"Ecco, bravo, parliamo di questo." Replicò il biondo, cogliendo la palla al balzo, mantenendo il suo tono di voce annoiato. "Perché sei qui?" Gli chiese.
Il più alto si leccò le labbra secche e in seguito schioccò la lingua sul palato.
-"Ho pensato molto alle nostre ultime conversazioni." Iniziò a parlare lui. "Ho pensato molto alle tue parole e la tua decisione, se così possiamo definirla, di non avere una relazione con me. Ho pensato a che cosa avessi sbagliato, se ti interessasse qualcun altro ma sono arrivato alla conclusione che non è così." Disse. "Quindi ho deciso di darti un'altra possibilità." Concluse, decisamente allegro di cominciarlo all'altro.
-"Un'altra possibilità?" Replicò Federico e inarcò un sopracciglio, mantenendo le braccia conserte.
-"Esatto." Annuì il ragazzo dagli occhi verdi. "Voglio concederti la possibilità di uscire con me, andare a letto insieme, passare del tempo insieme e iniziare una relazione."
Il più piccolo, a quel punto, non riuscì a trattenersi dal scoppiare a ridere fragorosamente facendo così arrabbiare il suo interlocutore.
-"Io non voglio niente di tutto questo e soprattutto non per te!" Esclamò il più piccolo. "Io voglio solo che tu te ne vada, perché mi stai infastidendo."
-"Non stai dicendo sul serio." Ringhiò Jeremy e si avvicinò pericolosamente al minore.
-"Vattene al diavolo, Je-."
Federico non riuscì a pronunciare per intero il nome del ragazzo perché il pugno, decisamente forte, di questo colpì duramente lo zigomo di questo facendolo cadere all'indietro, urtando così la testa contro il letto.
-"Non osare nemmeno toccare!" Urlò una voce che prese alla sprovvista entrambi.
Prima che Jeremy potesse voltarsi venne a sua volta scaraventato sul pavimento da un pugno in pieno viso, che bastò per fargli sanguinare il naso.
-"Benjamin!" Strillò Jeremy, dolorante e sanguinante sdraiato in malo modo sul pavimento.
-"Lascia in pace Federico, Jeremy, o ti giuro che te ne pentirai!"

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The college || Fenji.
FanfictionThe college || Fenji. «Un eccesso di troppo costringerà un ragazzo, abituato al lusso, a rinunciare a tutte le sue abitudini. Tra quei bianchi corridoi la sua vita cambierà. Lui cambierà.»