Ho sognato.
Ricordi confusi. Un rosa sfumato, l'alba.
Ho sognato.
Volti, sorrisi. Il passato, casa.
Ho sognato.
Morte, armi. L'esercito.
Ho sognato.
Il tramonto amaranto. Il sangue, la sofferenza, il presente.
Ho sognato.
Il buio, il freddo, il silenzio. La notte, il futuro.Ho dormito, ore, giorni? Ed è stato peggio che essere svegli. Rivivere tutto a frammenti, specchiarsi con le scelte, gli sbagli e le perdite. Ma adesso vedevo la luce, calda e delicata. E per una volta, una fottuta volta, ero grata di essermi svegliata con un fascio abbagliante del sole. L'aria fresca ed un odore inconfondibile, anche se mischiato ad una fragranza di pesce. Abbassai lo sguardo, percependo un peso al petto. La sua mano, il suo braccio. Seguii la sua figura fino a scontrarmi in un Daryl dormiente. Un Daryl rilassato, un Daryl senza rughe sul volto. Un Daryl senza pensieri. Il respiro profondo, regolare. Avrei potuto fissarlo per ore. Avrei voluto poterlo fare. Avrei voluto tante cose, ma soprattutto averlo conosciuto in un altro contesto. Probabilmente non ci saremmo mai relazionati, ma chi può dirlo? Forse, forse lo avrei notato in una piovosa giornata di Marzo bestemmiare per la moto fradicia. Forse lo avrei incrociato di fronte ad un locale, sigaretta fra le labbra e sguardo al cielo. Forse lo avrei visto nel bel mezzo di una rissa, darci dentro come un lupo feroce assieme al fratello. O forse, chissà, lo avrei osservato fra la folla, chiedendomi se non stesse aspettando qualcuno o qualcosa. Voglio dire, non ci saremmo mai rivolti parola o ci saremmo scoperti? Uno sguardo, un'intesa. Come se sentissimo di appartenerci senza motivo apparente. Ma, conoscendoci, non credo che avremmo seguito questa percezione. Scommetto che avremmo lasciato soffocarci fra gli altri corpi, fra le altre facce, perdendoci. Ad ogni modo, adesso siamo qui. Feriti, ma assieme. Strinsi la mia mano attorno alle sue dita, girandomi sul fianco per poterlo ammirare a pieno. La presa fu contraccambiata e i suoi occhi cobalto si insinuarono nei miei. Un oceano in tempesta, questo era. Schiuse le labbra per interrogarmi, ma lo precedetti, bloccandole in un leggero bacio. Per qualche minuto, non volevo problemi. Non volevo dover discutere di quale strada percorre per tornare a casa, di come si sentisse responsabile, di quale inferno stessimo vivendo. Per qualche istante, volevo ricacciarmi nella falsa idea che stessimo bene. Rimase in silenzio, concedendomi quel gesto. Percepivo la paura, tanta paura, ma non solo. Le sue labbra mi stavano comunicando più di quanto le sue corde vocali avessero mai fatto. Non avrei mai finito di stupirmi di questa nostra peculiarità, di come noi fossimo capaci di parlare soltanto nel più assoluto silenzio. Se mi amava al cento per cento? Non ne avevo la certezza, ma di una cosa ero sicura, odiava sentirsi legato, coinvolto. Daryl Dixon pensava di dover restare solo. Daryl Dixon credeva fermamente di non meritare l'amore. Daryl Dixon doveva appartenere solo a se stesso. Ed io, con tutti i miei sforzi, non avevo la sfacciataggine di dire che un giorno sarei riuscita a fargli cambiare idea. E per quanto la cosa mi addolorasse, era giusto. Io non ero nessuno per cambiarlo, ma lui era il mio tutto. Il collante fra le mie cicatrici, la speranza fra i miei incubi, la pace fra i miei disordini. E questo, tutto sommato mi bastava. O almeno, volevo convincermi di ciò.
-Come stai? - la domanda lo confuse, come se io non avessi motivo di preoccuparmi per lui, e questo mi fece comprendere che avrebbe ignorato il mio interrogativo.
-Dovresti dirmelo tu.
Si sollevò, mettendosi a sedere, ed io lo seguii, stirandomi la schiena. Fu allora che notai le maniche della sua camicia strappate, il giubbotto a mo' di cuscino e il fossile di un falò. Ricordavo poco e nulla della cauterizzazione, se non il supplizio. Come non sapevo come fossimo arrivati a questa tenda.
-Sto stranamente bene. - ammisi, osservando l'anulare mancante - Non so se sia per le medicine o per l'assuefazione al dolore.
Mi rivolse uno sguardo rammaricato e spalancò la tenda del tutto, uscendo. Mi trascinai all'esterno, fermandomi a giocherellare con i legnetti carbonizzati.

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Una nuova vita || The Walking Dead
Hayran KurguKendra, una semplice ragazza, vittima anch'essa del nuovo mondo infetto. In queste pagine virtuali leggerete la sua storia, il suo passato, i suoi incontri, ciò che il destino le ha riservato dopo l'epidemia. Questa è la mia prima ff dedicata alla s...