Capitolo 16 : Sporche verità

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Il sole era così abbagliante da costringermi a tenere gli occhi bassi. Avanzavamo lungo una piccola cittadina, un paesino confortevole. Molte villette a schiera si susseguivano, alternando degli ampi giardini verdi. Un tempo doveva essere una piccola oasi. Immersa nella natura, questa tranquilla cittadina era stata divorata dall'epidemia, dall'assalto dei putrefatti. A giudicare dallo stato degli infissi, era stata inoltre già razziata. Joe non provò nemmeno a darci un'occhiata. Attraversammo quel fossile di civiltà e riemergemmo nella radura. Non ne potevo più di alberi, cespugli, arbusti e cavolate varie. Avevo passato un anno a gironzolare fra i boschi. In un certo senso, Woodbury mi mancava. Non per le persone che vi avevo conosciute, non per tutte almeno, ma per l'idea di un mio appartamento. Avevo un letto, un bagno, una sala da pranzo. Avevo un tetto, una casa. Lì non mi preoccupavo, non temevo costantemente per la mia vita. Ero al sicuro. Adesso invece, qualcosa mi diceva che non avrei più trovato un altro luogo altrettanto quieto. Anche la prigione, ad esempio, era durata poco. Tutto sembrava andare a pezzi, io compresa. Sebbene Drake fosse morto proprio dopo aver pronunciato quelle parole radiose di speranza, io volevo ancora crederci. Non mi importava quanto avrei vissuto ancora, quanto le mie gambe mi avrebbero sorretto o quanto il mio corpo avrebbe resistito prima di accasciarsi per gli stenti. Io ci sono ancora, ripetevo a me stessa. Anche tu Drake, anche tu ci sei ancora. E mai se ne sarebbe svanito del tutto. Sembrerà strano, lo avevo conosciuto in un arco di 14 giorni. Pochi, direste, per conoscere a fondo una persona. Vero, vi risponderei, ma nella realtà odierna, quattordici giorni sono tanti. Rappresentano un miracolo. Ogni singolo giorno è un miracolo. Un miracolo, nonostante tutto. Perché sì, io ero viva, ma cosa avevo dovuto sopportare? E quanto ancora avrei dovuto sopportare? Non potevo saperlo, né immaginarlo. Mi accontentavo di seguire come un cagnolino ferito  Daryl, il quale sembrava a suo agio fra quei nuovi amici. In loro presenza non ci eravamo scambiati nemmeno una parola. I graffi avevano affermato i loro pensieri, tanto che Joe gli aveva tirato una pacca sulla schiena, sorridente come al suo solito. La terra arida e secca, si sbriciolava quasi ai nostri passi. La guardavo sconfortata, immedesimandomi. Ero diventata così anch'io, fragile e ricca di crepe. La vita mi aveva calpestata più volte, ma io ero sempre lì, pronta a farmi pestare ancora, speranzosa di un giorno di pioggia, speranzosa di un lieto fine, per quanto assurdo potesse sembrare. Sì, ero come quella terra, ferita, separata da lunghi e profondi solchi. Ma nonostante ciò, proprio come lei, me ne restavo lì, compatta nell'animo. Vero, ero spezzata. Una qualsiasi altra persona si sarebbe disperata. Come quando un oggetto si rompe, finendo in mille frantumi. Le persone comuni lo gettano, se ne separano. A cosa mai potrebbe servire? E' rotto dopotutto. Ma io, io no. Io lo avrei riparato, avrei incollato quei pezzi. Gli avrei garantito una seconda possibilità. Ed è quello che stavo facendo a me stessa. Mi ero spezzata, ma non mi  ero gettata via, anzi, avevo cercato di fasciare quelle ferite a me interne, il giusto per permettermi di starmene in piedi. Alzai lo sguardo per cercare di pensare ad altro ed oltre le larghe spalle di Daryl, scorsi dei binari. Una volta giunti su quelli, mi guardai intorno. Finalmente niente alberi, questi ci fungevano solo da cornice. I binari erano un buon segno, potevano portarci a diversi centri urbani, per quanto rurali potessero essere. Magari avremmo potuto incontrare un altro gruppo di sopravvissuti. Magari migliore di quest'ultimo che avevo vicino. Gli uomini si sparpagliarono, esaminando la zona. Compresi che avremmo fatto una sosta di qualche minuto, in modo da rifocillarci prima di continuare questa estenuante caccia all'uomo. Joe, con un semplice gesto di mano, ci divise in coppie di due, mettendo come mio compagno Len. Lanciai immediatamente un'occhiata a Daryl, nella speranza che protestasse. Egli infatti fece per brontolare, ma il capo lo precedette.

-Tranquillo ragazzo. Len non la sfiorerà, conosce le regole.

Non ne ero comunque tanto sicura. Daryl mi aveva spiegato che chi non rispettava le regole, subiva una pesante punizione corporea. Ma Len era un pazzo, non sapevo quanto potesse importargli.

Una nuova vita || The Walking DeadHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin