Capitolo 31 : Al posto mio

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Le mie previsioni sembrarono avverarsi. Il cielo al nostro risveglio si colorò di un grigio antracite, ridondante d'acqua piovana. Le nuvole sembravano voler straripare da un momento all'altro, ma ancora nessuna goccia si frantumava al suolo. Camminando, buttavo lo sguardo in alto ogni poco, sperando di vedere peggiorare la situazione. Desideravo una burrasca, uno scroscio d'acqua ghiacciata, dissetante. Daryl mi stava vicino, come per farmi da spalla. Non sapevo cosa pensasse, ma era intenzionato a sorreggermi se ne avessi avuto bisogno, come se fosse al corrente del mio stato d'animo. Un tempo mi infastidiva quasi sapere che egli mi comprendesse al volo, come se fossi un libro aperto, ora invece, mi tranquillizzava. Non avevamo voglia di chiacchiere, né ci guardavamo. Semplicemente, eravamo lì. D'un tratto le persone davanti si fermarono, come se di fronte a loro ci fosse qualcosa che ostruisse il passaggio. Mi feci spazio fino a scorgere delle bottiglie colme d'acqua sull'asfalto. Vi era pure un biglietto, recitava: da un amico.
Abbracciamo tutti le armi, guardandoci attorno. Qualcuno ci stava seguendo, tenendo d'occhio. Abraham e Daryl setacciarono velocemente la zona, non trovando tracce.

-Cosa dovremmo fare? – domandò Glenn, indicando l'acqua.

Morivamo tutti di sete, la tentazione era molta. Sebbene la cosa fosse alquanto sospetta. Perché mai avremmo dovuto fidarci di qualche sconosciuto?

-Non mi piace per niente questa storia. – affermò lo sceriffo.

-Potrebbe essere avvelenata. – aggiunse Carol.

-Non ha senso lasciare le bottiglie qui. – sottolineò Tara – Se fosse una persona che voleva davvero aiutarci si sarebbe fatta vedere.

Continuavo a fissare quella limpida bevanda.

-Col cavolo che bevo questa robaccia. – esclamò l'arciere, gesticolando con la balestra.

Rick portò le braccia ai fianchi, corrugando la fronte. Poi, Eugene si mosse ed afferrò un bottiglia.

-Tanto vale provare. – balbettò, offrendosi volontario.

Non appena poggiò le labbra a quella superficie plastificata, Abraham colpì l'oggetto, scaraventando la bottiglia a terra. Questa rovesciò il suo contenuto sul suolo. Fu come una pugnalata. Sentivo che era uno spreco.

-Non fare il coglione, cazzo. – lo ammonì.

Eugene abbassò lo sguardo. Voleva solo rendersi utile, ma sbagliava sempre. Cercai comunque di sostenerlo.

-Non abbiamo la certezza che sia avvelenata, potrebbe anche essere buona dopotutto.

-Sì, ma non possiamo nemmeno rimetterci la pelle. – ribatté Rick, riferendosi all'atto del finto scienziato.

Scrollai le spalle. Non volevamo rischiare, perciò le avremmo semplicemente lasciate lì. D'improvviso un tuono rimbombò nell'aria circostante. Scorsi un lampo. E la pioggia cadde a scrosci, inondandoci. Quasi volesse essere un segnale. Il mondo ci stava offrendo dell'acqua per sopravvivere od ero solo un altro bieco scherzetto? Afferrammo tutti le nostre borracce, cercando di catturare quelle grosse gocce. In pochi secondi fummo tutti completamente bagnati. I vestiti si appiccicarono alla pelle, rinfrescandomi. Avevo sempre amato la pioggia, ed ora più che mai. Quest'evento atmosferico aveva portato con sé gioia, sorrisi e speranza. Ridevamo sollevati, aprendo la bocca al cielo. I capelli si inzupparono, risultando ancora più pesanti. Li legai in una crocchia provvisoria. Ci lavammo dalla polvere, dalla spossatezza generale e soprattutto dalla negatività. Carl si avvicinò, porgendomi la sorellina. Anch'egli voleva godersi il momento. A volte quasi mi dimenticavo che fosse solo un ragazzino. Presi in braccio Judith, coprendola dal getto d'acqua con il cappello da sceriffo. Pure la piccola ridacchiava. Era bellissima. Nonostante tutto l'orrore in cui era stata gettata, la sua pelle era pura e candida come porcellana. Sembrava provenire da un altro mondo.

Una nuova vita || The Walking DeadWhere stories live. Discover now