Mi trovai col volto puntato su una tavoletta del cesso, fissando un getto di un colore indefinito mischiarsi con l'acqua del water. Percepivo il mio stomaco liberarsi, riversando tutto l'etanolo fuori dal mio corpo, quasi volesse sbarazzarsi di quell'innocente bevuta. Ero confusa, dolorante. Non riuscivo a placare quel rigetto, tanto che mi mancava il respiro. Non riuscivo a capacitarmi di come fossi riuscita a raggiungere il bagno, proprio perché avevo un vuoto. Un blackout. Un altro conato salì in gola. Gli occhi mi bruciavano ed avevo la bocca in fiamme. Annaspavo fra un getto e l'altro, sperando che questa tortura terminasse in fretta. La testa mi girava, provocandomi le vertigini. Non avevo mai reagito così male per dell'alcool. Lo scarico del gabinetto fu azionato, allarmandomi. Non ero sola. Mi resi conto di non avere capelli di fronte al volto, ciò significava che qualcuno me li stava reggendo, evitando così che li inzuppassi di acido. Chiunque fosse, mi strattonò proprio da questi, allontanando la mia faccia dalla tavoletta.-Ne hai ancora per molto? – rimproverò Daryl.
Infastidita, cacciai la sua mano, liberando i riccioli. Gattonai fino al bordo della vasca, in modo da sfruttarlo come appoggio per alzarmi. Dopo pochi tentativi e qualche sforzo, finalmente riuscii nell'impresa, sebbene le vertigini non mi permisero di essere stabile al cento per cento.
-Sei patetica. – aggiunse.
Non calcolandolo, mi aggrappai al lavandino. Chiusi gli occhi, ma non giovò al capogiro. Aprii l'acqua del rubinetto e vi immersi le mani, cercando di trattenerne un poco per sciacquarmi la bocca. Volevo sbarazzarmi di quel saporaccio, sebbene ne avvertissi ancora l'odore. Egli si sedette sul bordo della vasca, ma come sospettavo non era messo poi tanto peggio di me. Infatti, a mia sorpresa, egli vi scivolò dentro, sbattendo la testa contro le piastrelle della parete. Sorrisi, avendo visto la scena riflessa nello specchio. Una serie di imprecazioni furono gettate in quelle quattro mura.
-Sei patetico. – riproposi.
-Stai zitta! – brontolò offeso – E' un'ora che sono qui a farti da baby sitter.
Rimasi interdetta. Non pensavo che fosse passato così tanto tempo. Accarezzandomi la pancia, raggiunsi la vasca a fatica e mi immersi anch'io in quella bacinella d'avorio, posizionandoci così ai due estremi di questa. Con le gambe a penzoloni e la testa più in basso, poggiata al bordo tondeggiante, fissavo il soffitto muoversi. A prima vista, potevamo sembrare scomodi, eppure in quella posizione mi sentivo meglio.
-Sapevo che mi sarebbe toccato star dietro ad una bambina vomitosa. – inveì.
Socchiusi gli occhi, cercando un poco di sollievo. Essendo semi sdraiata, le vertigini si erano attenuate.
-Ti ho sporcato? – domandai.
Daryl sbuffò, osservandosi i pantaloni marroni.
-No. – rispose secco, guardandomi in cagnesco.
Piegai leggermente la testa di lato, in modo da poterlo scrutare.
-Peccato. – risposi sorridendo.
Egli si mosse, giusto per avvicinarsi e ringhiarmi contro.
-Dì un po' ragazzina, ti diverti per caso ad infastidirmi?
Gran parte dell'ebbrezza era svanita, ma tuttavia restavo ancora lievemente brilla, tanto da permettermi di parlare e dire cose che, di normale, avrei taciuto o semplicemente evitato.
-Mi domando la stessa cosa ogni giorno.
Ciò lo fece alterare maggiormente. Era intrattabile di solito, ma da ubriaco era ancora peggio. Fece per controbattere, ma cambiò idea velocemente, allontanandosi di nuovo. Lo fissavo e non riuscivo a fare a meno di sorridere. Lo trovavo buffo in ogni suo piccolo gesto. Lo infastidivo, eppure non mi aveva lasciato sola, anzi, se ne stava lì a far nulla, giusto per essermi accanto se avessi avuto bisogno o mi fossi sentita male. Era puro, genuino, sebbene volesse mostrare il contrario.

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Una nuova vita || The Walking Dead
Hayran KurguKendra, una semplice ragazza, vittima anch'essa del nuovo mondo infetto. In queste pagine virtuali leggerete la sua storia, il suo passato, i suoi incontri, ciò che il destino le ha riservato dopo l'epidemia. Questa è la mia prima ff dedicata alla s...