-"Solo perché hai sposato Federico con l'inganno, per ottenere la cittadinanza, credi di avere il diritto di uscire con noi e stargli attaccato praticamente tutto il giorno?" Chiese la ragazza. "Sappi che quando questa storia tu scomparirai e io non dovrò mai più rivederti." Aggiunse.
Federico, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, affiancò il moro e rivolse la sua attenzione alla ragazza.
-"Madison, se non vuoi più vedere Benjamin non devi aspettare che lui ottenga la cittadinanza, puoi anche farlo da ora." Disse il ragazzo attirando su di sé tutti gli sguardi dei presenti. "Puoi benissimo alzarti da quella sedia e farti tu degli amici." Aggiunse. "Lui è mio marito e ha tutto il diritto di stare con me e frequentare i miei amici, amici in cui tu non sei inclusa." Continuò. "Puoi scegliere di andartene e non vedere più Benjamin o restare qui e startene in silenzio, restare e rispettarlo, a te la scelta." Disse. "Sappi però che Benjamin non andrà via, non fino a quando ci sarò io."
Madison boccheggio più volte, alla ricerca di una risposta da dare al biondo che continuava a guardarla con sguardo impassibile, prima di prendere la sua pochette bianca, scostare la sedia in modo abbastanza rumoroso e uscire dal ristorante con finta aria drammatica che le donavano un atteggiamento teatrale.
-"Madison!" Esclamò Trevor e si affrettò per seguirla.
-"Che bel compleanno." Borbottò Daphne, il suo bel sorriso si era del tutto spento e la sua energia sembrava scomparsa. "Vado un momento fuori, scusatemi." Aggiunse e senza aspettare una risposta dagli amici, si allontanò da loro.
-"Vado con lei." Disse Joseph, l'unico che non aveva parlato fino a quel momento, e seguì la sua amica fuori dal ristorante.
Benjamin si guardò intorno e si sentì in colpa per aver rovinato la festa di compleanno di Daphne e anche le amicizie del più piccolo.
-"Mi dispiace..." Sussurrò il maggiore e abbassò il capo. "Non volevo rovinare tutto..." Aggiunse.
Federico, ancora accanto a lui, sospirò e gli mise due dita sotto il mento.
-"Come stai?" Gli chiese.
Il moro aggrottò la fronte.
-"Eh?"
-"Tu come stai? Stai bene?"
-"Sì, sto bene." Rispose.
-"Allora non hai rovinato niente, Benjamin."Aprile stava ormai per finire, solo un paio di settimane e il nuovo mese sarebbe arrivato, erano passati due giorni dalla festa di compleanno di Daphne, giorni in cui nessuno dei due ragazzi aveva avuto notizie degli amici, dopo che anche Daphne e Joseph erano usciti dal locale per prendere una boccata d'aria, Benjamin e Federico erano usciti dal ristorante e non avevano più parlato con nessuno del gruppo, il moro credeva di doversi scusare, era stato lui il primo ad ignorare Madison e quindi a sbagliare, ma l'altro gli aveva detto che non doveva farlo, nessuno dei due aveva sbagliato e Madison si sarebbe dovuta scusare con loro.
Era domenica sera, la pioggia fuori batteva fitta e cullava la serata in casa di Benjamin e Federico, i due avevano da poco finito di cenare e non avevano alcuna intenzione di uscire, preferivano godersi quella serata tutta loro.
-"Fé non hai sentito Daphne o Joseph, o Trevor?" Gli chiese il maggiore mentre ripuliva la tavola dopo cena.
-"Benjamin se mi avessero chiamato te l'avrei detto." Rispose Federico, che non aveva alcuna intenzione di parlare dei suoi amici, se ancora poteva definirli come tali.
-"Quindi non uscirai con loro?" Continuò a chiedergli il moro. "Neanche questa sera?"
Il più piccolo alzò gli occhi al cielo e sospirò.
-"No, Benjamin, non uscirò con loro." Disse. "E anche se mi avessero chiamato non sarei ugualmente uscito con loro." Aggiunse. "Perché preferisco restare con te." Concluse e se ne andò in salotto, dove si gettò a peso morto sul divano bianco.
-"Io però mi sento in colpa." Borbottò Benjamin. "Hai litigato con loro a causa mia." Aggiunse.
-"Sentiti meno in colpa e vieni qui a farmi compagnia." Replicò il biondo e indicò il salotto, illuminato solo da due abat-jour, che lo circondava.
Il più grande sospirò e lo raggiunse in salotto.
-"Federico credo che tu dovresti chiamarli." Gli disse.
Federico, per tutta risposta, gli prese la mano e lo fece mettere a cavalcioni su di lui.
-"E io credo che tu dovresti pensare di meno." Sussurrò e gli strinse i fianchi tra le mani. "E baciarmi di più.
-"Davvero non ti importa dei tuoi amici?" Gli chiese il moro e gli circondò il collo con le braccia.
-"Mi importa di te." Rispose il più piccolo. "E tu sei qui con me." Aggiunse prima di spingere il corpo del maggiore contro il suo e far unire le loro labbra.Non passarono molti minuti prima che le mani fredde di Federico si insinuassero sotto la maglia grigia del moro e la togliessero del tutto, mostrando il petto tonico e tatuato del maggiore, subito dopo Benjamin sbottonò i pantaloni del biondo e lasciò che questo lo facesse sdraiare sul divano e si sistemasse sopra di lui.
-"Come riesci ad essere tanto speciale?" Gli chiese Federico mentre toglieva i pantaloni della tuta nera al moro, in situazioni del genere non era solito perdere tempo in chiacchiere eppure con Benjamin non poteva fare a meno di ripetergli quanto fosse speciale in qualsiasi momento.
-"Io non ho nulla di speciale." Borbottò imbarazzato il moro e inarcò la schiena per permettere all'altro di togliergli i pantaloni. "Sono uno come tanti." Aggiunse e gettò la testa all'indietro quando la mano del più piccolo si intrufolò sotto la stoffa leggera dei suoi boxer a pois colorati, per poi toglierli poco dopo.
-"Tu non sei uno come tanti, Bibi." Replicò il più piccolo. "Non pensare mai una cosa del genere."
Benjamin, velocemente, privò il biondo dei pochi indumenti che gli erano rimasti e gli sorrise imbarazzato.
-"Ora basta parlare." Borbottò Benjamin e portò l'altro più vicino al suo corpo. "Ora ti voglio." Aggiunse e fece unire le loro labbra.
E Federico lo accontentò, gli diede tutto ciò che aveva, tutto ciò che era.Nel salotto poco illuminato riecheggiavano ancora i gemiti del moro, il modo in cui questo supplicava l'altro di non fermarsi, lo schioccare dei loro baci, le loro carezze delicate, in quel salotto riecheggiava ancora il suono di quel loro amore che non volevano ammettere.
-"A che cosa pensi?" Chiese Federico al ragazzo stretto tra le sue braccia.
La testa di Benjamin era poggiata sul petto nudo del più piccolo, questo continuava ad accarezzargli il braccio con una mano, i loro arti inferiori intrecciati erano nascosti sotto una grande coperta beige, mentre Blue giocava tranquillo con la sua pallina ai piedi del divano.
-"Non penso." Rispose il moro. "Semplicemente mi godo questo momento." Spiegò.
-"Stai bene?"
-"Credo di non essere mai stato meglio in vita mia."
Il più piccolo abbozzò un sorriso e lo strinse di più.
-"Anch'io con te sto bene." Disse. "E spero tu possa restare con me per sempre."

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Married? || Fenji.
FanfictionMarried? || Fenji. «Una notte nata per divertirsi, per dimenticare i problemi della vita e svagarsi, la vita di due sconosciuti cambierà, si ritroveranno a condividere una vita. Tra di loro nascerà l'amore o resterà semplice divertimento?»