Capitolo Sessantesimo

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« Vostra Maestà, ho consultato le carte del Portogallo insieme alla regina, e lei sembra essere soddisfatta. » « Bene. Dove siete stata, Lady Beth? » disse Bash, rivolgendosi a me. «In giro con Narcisse, Vostra Grazia. » risposi. « Una piccola passeggiata, vostra maestà. » disse Narcisse, a sua volta. « Uhm, fortuna che doveva essere una piccola passeggiata. Sono quasi cinque ore che mancate da corte. » « Una piccola défaillance, vostra grazia, ma quando si è in buona compagnia il tempo sembra volare. » disse Narcisse, enigmatico. « Piuttosto, la Regina Mary mi ha chiesto di dirvi se avete aperto quella lettera o meno. Ne vuole sapere gli esiti. »
Vidi Bash impallidire, e strofinarsi la lingua sulle labbra. « No. » disse semplicemente. «No, non l'ho aperta. » « Va bene, ma Mary insiste perché lo facciate. Vostra Grazia. » disse Narcisse, inchinandosi.
Ci allontanammo, e Narcisse mi accompagnò nella mia camera.
« Di che lettera parlavate, Narcisse? »
Lui scosse la testa. « Niente di importante, state tranquilla. Ora riposate, e mangiate qualcosa. Ci vediamo domattina, cara Beth. » disse, facendomi un baciamano.
Io sorrisi, poi chiusi la porta e feci un lungo sospiro.
Solo quattro giorni mi separavano dal rivedere i miei genitori, ed ero felice per questo.
Non avevo ancora parlato con Bash che per dir loro del nostro bambino, avevo bisogno del suo appoggio.
Sapevo che forse era una cosa troppo grande che gli stavo chiedendo, riconoscere un figlio fuori dal matrimonio, in più quando il suo vincolo era già stretto con un'altra donna che non ero io.
Ma mi bastava soltanto presentarlo ai miei genitori, i tempi erano molto duri e se una ragazza si presentava incinta a casa dei propri genitori, senza un compagno, portava il disonore nella famiglia e poteva anche essere allontanata per sempre.
Non potevo correre il rischio di far precipitare anche le loro convinzioni.
Se anche Bash non avesse potuto crescere nostro figlio insieme, lo avrei capito.
Mi bastava semplicemente che lui rassicurasse i miei genitori.
Avevo sempre badato a me stessa da sola, e me la sarei cavata anche quella volta.
Mi lavai, e dopo essermi infilata anche la camicia da notte, iniziai a mangiare qualcosina. Iniziai a pensare a tante cose insieme, la mia vita stava cambiando giorno per giorno e mi riservava sorprese incessanti.
A un certo punto sentii bussare alla porta. Aggrottai le sopracciglia, chi mai poteva essere a quell'ora?
Mi alzai dal letto e andai ad aprire. « Condé. » dissi, sorpresa. « Cosa ci fate voi qui? E' molto tardi. » dissi, rimanendo aperto un piccolo spiraglio.
Lui aveva in mano un piccolo vassoio, con due tazze di thé. « Ci tenevo ad iniziare il più presto possibile quel ritratto che mi avevate promesso qualche giorno fa in giardino. Ricordate? E, inoltre, visto che non riusciamo mai ad incontrarci per un thé, che ne dite se lo prendessimo adesso? »
La questione mi sembrò davvero strana.
Condé era in piedi sulla porta, con le mani che sorreggevano il vassoio, e il suo solito sorriso enigmatico. « Non mi sembra l'ora per discutere di questo, Condé. Sicuramente potremmo trovare un accordo più tranquillo domani mattina, a mente lucida. E magari, domattina, prederemo anche il thé. »
Feci per inchinarmi e chiudere la porta, ma Condé, sorresse il vassoio con una sola mano e con l'altra mi afferrò per la vita, appoggiando una mano sulla mia pancia.
Mi sentii come molestata nell'intimo, e inoltre un gesto simile non poteva non essere fatto apposta.
Aveva toccato la mia pancia per qualche motivo in particolare?
Mi spostai immediatamente dalla sua presa, e lui ritrasse la mano. « Perdonatemi, non volevo trattenervi così. » mormorò lui, mettendosi una mano dietro alla testa. « Non è modo di agire, lord Condé. » dissi, acida. « Lo so, vi chiedo scusa. Allora, per il ritratto potremmo discutere domani mattina? » io annuii, e non dissi altro. « Va bene. E per il thé? » disse lui. « Farvi entrare nella mia camera a quest'ora sarebbe davvero sconveniente, Condé. Ma il thé lo gradisco volentieri. »
Lui sorrise, e mi porse una tazzina. « Sono felice di avervi fatto almeno una cosa gradita. A domani allora, buonanotte lady Beth. » «Buonanotte, lord Condé. » dissi, in maniera sostenuta.
Chiusi la porta, e mi toccai la pancia.
Era turgida, e un po' di sporgenza aveva iniziato ad esserci.
Mi portai una mano alla fronte.
Che Condé avesse davvero capito che aspettassi un bambino? E se la Regina mi avesse accusato di qualcosa, cosa avrei detto?
Mi sedetti sul letto, e iniziai a riflettere.
Ma ormai, cosa avevo da riflettere?
L'azione c'era stata e se Condé lo avesse capito o meno, lo avrei saputo nei giorni successivi. Mi sdraiai nel letto, mi coprii quasi fino al collo e iniziai a guardare fuori dalla finestra.
Quella notte il cielo era senza stelle.
Una brutta sensazione, di inquietudine, iniziò a farsi strada nel mio cuore.
Non potevo contare sulla presenza di Bash, perché quella notte lui non sarebbe potuto venire a farmi compagnia.
Scesi dal letto e chiusi le tende, così l'oscurità mi avrebbe fatto meno paura.
L'Oscurità.
Mi ero quasi dimenticata del tempo che mi aveva concesso. E poi, scaduto quel tempo, cosa sarebbe accaduto?
Presi la tazza di thé, ed iniziai a sorseggiarlo prima che si facesse troppo freddo.
In effetti, era davvero buono.
Tra i mille pensieri che affollavano la mia mente quella notte, mentre le palpebre iniziavano a diventare sempre più pesanti, caddi in un sonno profondo.

          

FRANCIS.

Mi alzai, svegliato da un rumore.
Da sempre avevo il sonno leggero, e mi svegliavo al minimo scricchiolio.
Guardai fuori dalla finestra, ed era notte fonda. Continuavo a sentire degli scricchiolii, come una porta che veniva forzata.
Tesi l'orecchio, e mi resi conto che provenivano direttamente dalla camera di Beth.
Mi appoggiai accanto alla parete, ed iniziai ad avvertire dei passi sul pavimento.
Mi infilai in fretta e furia la vestaglia, e mi precipitai nel corridoio.
Il rumore dei lucchetti della mia porta che scattarono, rimbombarono nel silenzio della notte, e i rumori nella camera di Beth, cessarono.
Strinsi gli occhi, scoraggiato.
Se davvero ci fosse stato qualcuno, dopo tutto quel frastuono se la sarebbe data a gambe.
Il cuore mi balzò in gola, quando mi accorsi che la porta di Beth era semiaperta.
La scostai, cautamente ed entrai.
Nella stanza regnava il buio, solo una piccola candela era accesa sul comodino.
La presi ed iniziai a perlustrare la camera, che sembrava vuota.
Era impossibile che Beth non avesse sentito nulla di quei rumori.
La cosa certa, era che qualcuno fosse entrato nella sua camera.
Mi avvicinai al suo letto, e provai a scuoterla.
« Beth, Beth sono Francis. Svegliati. » dissi, più e più volte, ma lei non si svegliava in alcun modo.
Osservai una piccola tazzina sul comodino.
La presi tra le mani, e ne sentii l'odore.
Era una fragranza molto pungente.
Le accarezzai la fronte, e le scostai i capelli dal viso.
Dormiva profondamente, e sembrava davvero non essersi accorta di nulla.
Ebbi il sospetto che avesse usato qualche sonnifero prima di addormentarsi, perché era quello l'effetto che avevano su chi ne faceva uso.
Controllai la camera una seconda volta, tanto per assicurarmi che davvero non ci fosse nessuno lì con lei.
Dopo aver avuto la certezza che chiunque si fosse introdotto in camera sua se ne fosse andato, posai la candela sul comodino.
Mi poggiai con le braccia sul letto, ed osservai il suo viso.
Aveva le labbra leggermente schiuse, un braccio sotto alla testa, e i capelli legati in un groviglio disordinato.
Ma ai miei occhi era bellissima, come sempre.
Davanti al letto c'era un piccolo sofà, con una coperta appoggiata sopra.
Non mi sentivo tranquillo a tornarmene in camera mia, lasciandola sola, così mi sdraiai su quel divanetto e mi coprii, apprestandomi a passare la notte insieme a lei, per proteggerla in silenzio.
« Francis, Francis avanti alzati! » mi svegliai, scosso da alcune braccia. « Bash - dissi, insonnolito - che ci fai qui? » « Che ci fai tu, qui. » disse, incrociando le braccia al petto.

Mi massaggiai gli occhi, e mi misi a sedere sul sofà

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Mi massaggiai gli occhi, e mi misi a sedere sul sofà. « Qualcuno è entrato in camera di Beth. » dissi, guardandolo nella penombra. « Forse le hanno dato un sonnifero, perché non riesce a svegliarsi. »
Gli occhi di Bash si fermarono preoccupati su Beth. « Sta tranquillo - dissi - l'effetto durerà fin domani mattina, poi tornerà come prima. » « Perché non sei venuto ad avvisarmi? » disse Bash, severo. « Sono rimasto io, ho pensato che non ci fosse bisogno di svegliare anche te. » «Francis, Beth è la mia ragazza! Ho il diritto di sapere tutto ciò che la riguarda. »
Beth si mosse nel letto, e tutti e due ci fermammo a guardarla.
Non si svegliò, però. « Lo so. Scusa. » dissi, mortificato.
A quello non avevo pensato, volevo soltanto fare qualcosa di buono per lei. « Non importa. Rimarrò qui io, torna nella tua camera se vuoi.»
Quella di Bash non era una richiesta, come voleva far intendere, ma era un ordine. « E tu perché sei venuto? » chiesi io.
Bash mi guardò di traverso, forse secondo lui non ero nella posizione di potergli porre una domanda del genere, ma io sapevo di esserlo.
Beth amava anche me, ed io amavo lei. « Da quando abbiamo iniziato quella pausa, vengo ad accertarmi che vada tutto bene tutte le notti. Rimango un po' con lei e poi vado via. Al risveglio, lei non saprà mai che sono stato qui.» Io annuii.
Era evidente che stava soffrendo molto a causa di quella decisione presa tra lei e Narcisse.
Bash si sedette accanto a me, e rimanemmo un po' in silenzio, a fissare Beth nel cuore della notte.
Io sorrisi. « Perché ridi? » mi chiese Bash. «Perché se ora Beth dovesse svegliarsi e ci dovesse vedere qui, davanti al suo letto che la fissiamo, urlerebbe come una matta e ci farebbe passare per fuori di testa. »
Bash sorrise a sua volta. « Già, hai ragione. » di nuovo silenzio.
Nel castello non si sentiva volare una mosca, era tutto troppo silenzioso. « Dovremmo capire chi è entrato qui dentro. » mormorai io. « Sì, assolutamente. Chiunque sia stato, non la passerà liscia. »
« Bash, Narcisse mi ha detto della lettera. » dissi, fissandomi le dita. « Quale lettera? » Sospirai. « Quella che è arrivata dal Vaticano. » « Oh... » disse Bash, semplicemente. « C'è qualche novità? » chiesi, inducendolo a parlare. « No, Francis. Nessuna. » mormorò, sfregandosi le mani sui pantaloni, ma io sapevo che stava mentendo. « Bash, a me puoi dirlo. Qualsiasi cosa ci sia scritta, lì dentro... Non dirò mai nulla a Beth. » dissi, ed ero sincero. Non le avrei mai rivelato nulla, non se prima non glielo avesse detto mio fratello.
Lui sorrise, amaramente. « E' tardi, fratellino. Va a letto, a lei ci penso io. Buonanotte. » disse, dandomi una pacca sulla spalla, e sapevo che con quel gesto il discorso era stato archiviato. «Buonanotte, Bash. » e ritornai in camera mia.

Once Upon a Time, a Reign | Completa, in revisione |Where stories live. Discover now