La dolce e innocente Elizabeth, figlia di contadini è cresciuta lontana dalla città e dagli sfarzi della corte francese, e il suo unico diletto nella vita è quello di fermarsi ad osservare i paesaggi dalla collinetta della campagna, e delinearne i p...
Il mattino seguente mi alzai prima di Bash. Finalmente era una bella giornata di sole, e la neve aveva coperto completamente il giardino. Mi alzai, e dopo essermi lavata, mi vestii. Scesi in cucina, e presi la colazione che Miranda mi aveva preparato, così risalii in camera mia e poggiai il carrellino accanto al letto. Gli stampai un lungo bacio sulle labbra, giocando con esse, mentre lui dormiva. A un certo punto, mi afferrò le braccia e mi tirò sul letto, mettendomi a cavalcioni su di lui. Fece aderire il suo petto al mio, e mi baciò « Potrei abituarmi a questo tipo di risveglio. » mormorò, con un'adorabile voce roca. Interruppi il bacio, seppur a malincuore, per avvisarlo della colazione. « Non siamo ancora sposati, e già mi vizi? » Mi voltai, sconvolta. « Che cosa? » mormorai. Bash aveva dipinta l'espressione del "Ops, cosa ho detto?" « Niente.. uhm, vediamo com'è questo.. » disse, facendo finta di niente, addentanto un pezzo di brioche. Si sfilò la camicia, per metterne una pulita, e nel frattempo camminava tranquillamente a torso nudo, attentando alla mia sanità mentale. Per evitare di pentirmene, decisi di non chiedere spiegazioni riguardo all'affermazione sconnessa di poco prima. « Bash, devo andare. Oggi ho due appuntamenti con tuo padre. » Aggrottò le sopracciglia « Mio padre? » Io annuii. « Il ritratto. Mi ha assegnato un ritratto. » Lui sbuffò. « Verrò con te. » « No, no mio bel principe. Ho già il mio Romeo a guardarmi le spalle. » Feci per andarmene, quando d'improvviso mi sentii sollevare e in un attimo, fui scaraventata sul letto. Bash si impose sopra di me, tenendo le gambe divaricate sopra le mie.
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Era ancora a petto nudo, e lentamente si avvicinò alle mie labbra, facendo scorrere una mano lungo il solco tra i miei seni e la pancia. « Chi è questo Romeo? » chiese con un tono graffiante. Io soffocai una risata, e decisi di provocarlo. « E castano, con gli occhi grigi ed è molto più giovane di te. » Bash puntò i suoi occhi nei miei, sembrava non capire.. ed era arrabbiato. Mi bloccò le mani e mi morse il labbro inferiore facendomi gemere. « Adesso tu mi spieghi come vi conoscete. » Non ce la feci più e scoppiai a ridere. Bash era confuso, e mi guardò finchè la mia risata non si fu placata. « Quindi? » mi chiese. « E' un ragazzino, Bash! E' il mio aiutante. » Lui sospirò, mi liberò dalla stretta, e si mise a sedere di spalle sul letto. « Sei arrabbiato? » lui non rispose. Mi alzai, e gli feci scorrere l'indice lungo la colonna vertebrale, deliziandomi dei brividi che gli comparivano lungo la pelle. Poi iniziai a dargli dei baci, sulle spalle, sulla schiena. Aveva una pelle morbidissima, profumava di lui, e amavo l'ampiezza delle sue spalle e del suo torace. Si voltò verso di me, e con una passione inaspettata mi fece stendere sul letto, posandosi su di me. « Non metterti contro di me. Sono dannatamente geloso. » disse, mentre senza neanche accorgersene, mi stava già slacciando il vestito. Non riuscivo a muovermi, un po' perchè con il suo corpo mi aveva letteralmente bloccata contro il materasso, e un po' perchè la forza per sfuggirgli non ce l'avevo. Mi alzò il vestito, e si sbottonò i pantaloni, tutto con una maestria che mi fecero pensare che l'aveva fatto molte, molte volte a differenza mia. Si impossessò di me, mentre continuava a darmi baci lungo il collo. Ero incapacitata a fare qualunque cosa. Quando facevo l'amore con Bash, sapevo di dovermi completamente abbandonare a lui, perchè era lui che guidava i miei movimenti, era lui in quel momento il padrone incondizionato del mio corpo. Fu veloce, perchè la sua eccitazione era troppo compressa, e trovò uno sfogo molto rapido. Sospirò, con gli occhi chiusi, aderendo la sua fronte alla mia. Quando i battiti del suo cuore iniziarono a calmarmi, girò su se stesso, invertendo le posizioni, facendomi ritrovare sopra di lui. « Ora posso andare? » mormorai, ancora stordita. « Se proprio devi. » Mi alzai, facendolo sussultare, e andai a sciaquarmi di nuovo. Lo lasciai nella mia camera, ancora senza forze, con i gomiti appoggiati al materasso, il petto nudo, i capelli scarmigliati, gli occhi che brillavano, e un sorriso beffardo dipinto sul volto. Era una visione. Uscii dalla stanza, col sorriso sulle labbra e le guance rosse, e mi avviai verso la stanza di Re Henry. « Beth. » « Francis! » dissi, fermandomi al centro del corridoio, sorridendo al principe. « Come stai? » Arrossii, ancora di più.
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L'idea di quello che avevo fatto poco prima, tornò prepotentemente a farsi spazio nella mia mente. « Ehm, bene - balbettai - tu come stai? » « Potrei stare meglio. » « Perchè? » chiesi, ingenuamente. Lui sorrise, fissando il pavimento. « Il mio cuore è in tempesta. Non so quando riuscirà a trovare un approdo sicuro. Da quando Bash è tornato, sono rare le volte in cui riusciamo a parlare, e questo mi fa male. Beth, io so che il tuo cuore è suo, ma ti chiedo almeno di rimanere amici, come prima ... » « Ma certo, Francis. Non ce la farei mai a stare senza di te. » Lo abbracciai, d'istinto, e lui mi strinse a sè, affondando il naso nei miei capelli. Mi resi subito conto che non era proprio un abbraccio tra amici. « Non riuscirò mai a esserti amico. » mi soffiò nei capelli. Mi scostai dalle sue braccia e gli sorrisi. « Devo andare da Re Henry, devo continuare il suo ritratto. Hai visto Romeo per caso? » Francis mi guardò con uno sguardo interrogativo. « Chi è Romeo? » « Il mio aiutante. » dissi ridendo. Lui scrollò le spalle. « Non sapevo neppure avessi un aiutante. Forse ti starà aspettando fuori la camera di mio padre. » « Si, forse sarà così. Ciao, Francis, a dopo. » « Posso invitarti a fare una passeggiata con me, questo pomeriggio? » Mi fermai, chiudendo gli occhi. « Francis, io non credo che sia una buona idea. » « Questo pomeriggio usciamo a cavallo, mio fratello, io, Mary, il Re, mia madre. Quindi sicuramente inviterà anche te. Ho soltanto anticipato i tempi. E quando saremo lì, con tutti, passeggerai insieme a me? » « Oh, io non lo sapevo. Va bene, allora.. certo. » Mi allontanai da Francis, che nel frattempo, aveva preso un'altra strada. In effetti, Romeo mi stava aspettando fuori alla porta. « Buongiorno, lady Beth. » « Buongiorno Romeo. Pronto? » Lui annuì, e dopo aver bussato alla porta del Re, entrammo. Re Henry era seduto dietro alla sua scrivania. Stava scrutando alcune mappe, con tanti segni rossi, X enormi, e piccole statuette di soldati che si divertiva a spostare di qua e di la. Mi schiarii la voce, per far notare la mia presenza. « Re Henry, l'appuntamento per il ritratto. » « Oh, mia cara, sì! Giusto, giusto, giusto. » Si alzò, prendendo in mano la Sacra Bibbia, e aggirò la bella scrivania in legno. Quando fu completamente fuori, notai che era in mutande. Non indossava pantaloni, ma solo un paio di mutante e dei calzettoni. Coprii gli occhi di Romeo, e lo voltai mandandolo fuori. « Per l'amor del cielo, vostra maestà! » dissi, sconvolta. « Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente! » disse citando un versetto della Bibbia, con gli occhi spenti, la voce infervorata e l'aiuto enfatico della mano libera che protendeva verso il cielo. « Sì, esattamente. L'Onnipotente. Io sono l'Onnipotente. Io sono Henry l'onnipotente! » disse urlando. Stava vaneggiando, era ovvio, e la sua espressione mi faceva decisamente spavento. « Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. » disse, continuando a leggere le scritture. « Vostra Maestà, vi prego, rivestitevi dobbiamo continuare il ritratto. » Si guardò le gambe nude, poi si guardò attorno. Posò la Bibbia sulla scrivania e prese i suoi pantaloni di pelle che giacevano sul pavimento, infilandoseli. « Mia cara, leggere la Bibbia per me è un toccasana. Sento che Dio è dalla mia parte, e mi sta dando dei segni. L'Inghilterra sarà sotto il mio dominio. Sì, sì! » Sebbene i suoi vaneggiamenti lo rendessero più loquace del solito, Re Henry si zittì, portandosi davanti alla parete che era stata allestita da sfondo del ritratto. Mi sedetti davanti alla tela e cominciai a lavorare. L'ora passò tranquilla, il Re non accennò più ad alcun Dio, o alla sua venuta, o a tutti i passi che aveva letto dall'Apocalisse poco prima. In effetti, il suo sguardo era vitreo, sembrava una bambola di porcellana, immobile, quasi inanime. « Vostra Maestà? » provai a chiamarlo. Lui scosse leggermente il capo, fino a guardarmi. « Per oggi abbiamo finito. Tornerò domani. » « Ah, sì.. andate pure. » Disse, senza alcuna forma enfatica, questa volta.