POV BASHSentivo molto freddo, quando lasciai la casa di Elizabeth, e ciò non era dovuto soltanto alla temperatura. Non sapevo cosa mi avesse fatto affezionare così tanto a lei. Forse il modo incondizionato in cui si era occupata di me, senza nemmeno sapere chi fossi realmente. Avevo preferito non dirle nulla per non causarle problemi, e poi ero sicuro che non l'avrei più rivista. Il castello era molto distante da casa sua, ed il viaggio molto lungo, soprattutto a piedi. Avevo smarrito il mio cavallo quando ero precipitato lungo il dirupo. Affondavo con gli scarponi nella neve alta e ogni passo mi costava di fatica di cento. Le parole che mi aveva detto Elizabeth qualche tempo prima iniziarono atormentarmi durante il cammino. Non avevo capito assolutamente nulla di quella dannata vicenda. Mary voleva sposarmi. Ma per quale motivo? Non avevo mai desiderato rubare il posto di Re a mio fratello. Diventare il capo temporale di un regno non aveva mai fatto per me. E Cosa avrebbe pensato Francis di tutto ciò? Lui era innamorato di Mary, non avrebbe sicuramente accettato una cosa simile. Ma ne ero innamorato anche io. Il mio respiro era diventato di ghiaccio. Ero in viaggio da circa due ore, quando decisi di riposarmi in una specie di grotta. Presi dalla sacca il cibo che mi aveva preparato Elizabeth e mangiai quasi tutto. Ad un certo punto sentii il rumore di una carrozza lungo la strada. Mi alzai e scorsi proprio una carrozza in lontananza. Quando la sagoma iniziò ad essere più visibile mi accorsi che si trattava di una carrozza reale. Così, decisi di aspettarla, con la schiena poggiata contro la parete rocciosa. Il cocchiere alla mia vista fermò i cavalli, tirando le briglie, e dalla carrozza scese Mary.
POV BETH.
Erano Passati due giorni da quando Bash era andato via, e tutto sembrava diverso senza di lui. Ogni tanto sorridevo guardando un oggetto o una stanza, ricordando ciò che faceva lui. Stavo aspettando che mia madre venisse a portarmi la legna, e nel frattempo mi sedetti accanto al braciere che scoppiettava ancora nonostante non avesse più nulla da bruciare. « Elizabeth, apri. » Riconobbi la voce di mia madre e andai ad aprirle. « Salve, madre. » le dissi sorridendo. Mia madre era una donna di una bellezza nordica. Aveva lunghi capelli biondi,con qualche sfumatura bianca all'interno per via dell'età, sempre raccolti in un ordinato chignon. Gli occhi castani, contornati da rughe appena accennate, emanavano calore. La bocca sottile, sempre piegata in un sorriso, le guance pienotte e rosa. La feci entrare e lei stessa mise la legna ad ardere. Quando il fuoco si ravvivò, prese uno sgabello e si sedette accanto a me, mentre le fiamme risplendevano vivaci, specchiandosi nei suoi occhi. Mise le mani nodose sospese sul calore, poi alzò lo sguardo verso di me. «Sebastian è tornato a corte. » disse tutt'a un tratto. « Davvero,madre? » « Si, sembra che Re Henry si sia assentato dal castello. E'andato a Roma per prendere accordi con il Papa per far legittimare suo figlio. » « Allora è vero? Sarà lui il prossimo Re diFrancia? » mia madre annuii, perdendosi nella danza delle fiamme. «La regina Catherine ha appena mandato a casa tre delle sue cuoche migliori, lo sapevi? » Io alzai lo sguardo, per chiederle spiegazioni. « Perché? » « Sembra che fossero a conoscenza di alcune verità scomode. Adesso ci sono tre posti vacanti alla corte francese. O meglio, nelle cucine della corte francese. Tua zia sta già provvedendo. » disse facendo per alzarsi. « Provvedendo a fare cosa, madre? » « A farti assumere lì. » Sgranai gli occhi e la trattenni per la mantella. « Cosa, madre?! » dissi incredula. Lei si voltò verso di me. « Lì verresti pagata bene e ti darebbero anche una sistemazione nella stessa corte, lo sai questo? » « Si,madre, ma io sto bene qui! Vi do una mano, lavoro con voi, no? » «Sciocchezze. Io e tuo padre possiamo cavarcela benissimo da soli. Li saresti indipendente e guadagneresti molto di più. Prega Dio di essere presa. Tua zia farà di tutto, me lo ha promesso. » Si aggiustò la mantella sulle spalle, e dopo avermi lanciato un ultimo sguardo, andò via. Rimasi con le braccia penzoloni, cercando di meditare sull'informazione che avevo appena ricevuto. Non che le cuoche a corte avessero una grande rilevanza, però se mi avessero davvero presa, la mia vita sarebbe cambiata totalmente. A molte miglia da casa mia, non avrei conosciuto nessuno, mi sarei sentita un'estranea e un'indesiderata. L'ansia iniziò ad assalirmi, nonostante di certo non ci fosse ancora nulla. Sapevo che essere presa sarebbe stato molto complicato, ma tenevo bene a mente anche la tenacia di mia zia, e le sue conoscenze. Un posto a corte, certo, mi avrebbe sistemata se mi fossi comportata bene e se avessi prestato ubbidienza a tutti i reali. Iniziai a gironzolare per casa, cercando di metabolizzare tutti i miei pensieri.
Per cercare di attenuare le mie ansie, cercai di concentrarmi su altro. Mi dissi che alla fine non sarebbe stata una cosa così imminente, fortunatamente. Mi misi a cucinare. Maledette mia zia e mia madre che mi avevano insegnato a cucinare così bene. Le mie specialità erano i soprattutto i dolci. Sapevo cucinare ogni tipo di dolce, dalle torte ai biscotti. Quando apparecchiai la tavola, mi resi conto di aver apparecchiato per due persone. Mi misi una mano sulla fronte e sorrisi. Il mio pensiero andò a Bash. Chissà cosa stava facendo, se stesse bene, se fosse arrivato a casa sua, ammesso che ce l'avesse una casa. Spensi il fuoco. Non avevo fame. Mi si era chiuso lo stomaco. Così, presi il libro delle fiabe irlandesi, quello che mi aveva letto Bash qualche giorno prima e, presa una coperta, mi sedetti sul divano e iniziai a leggere. Non lo avrei mai ringraziato abbastanza per avermi insegnato a farlo. Adesso le mie serate erano diverse, impegnate. Si, passavano sentendo la sua mancanza, ma leggendo riuscivo a sentirlo più vicino. Iniziai a sfogliare il libro pagina per pagina, fino ad arrivare alla penultima pagina. Mi accorsi che c'era scritto qualcosa con una bella calligrafia. "Ciao piccola infermiera. Se stai leggendo questo, significa che ti ricordi ancora di me e del libro che ti ho letto. Volevo ringraziati per tutto quello che hai fatto per me. Sei riuscita a darmi più affetto tu in questi pochi giorni, che tutte le persone che ho incontrato nella mia vita. Un bene incondizionato, così puro. Sono sicuro che una volta che sarò andato via mi mancherai molto. Mi mancherà molto anche la tua cucina, sei una cuoca fantastica sai? A parte tutto, non voglio limitarmi a ringraziarti. Ti ripagherò in un altro modo, te lo prometto. Ecco, tu adesso stai leggendo questo ed io? Chissà dove sarò e cosa staró facendo! Chissà se saremo lontani, adesso. Com'è il cielo, piccola infermiera? Ancora senza stelle?" - Con le lacrime agli occhi, alzai lo sguardo e lo posai fuori dalla finestra. Le stelle c'erano e ricoprivano quasi tutta la volta celeste. Tornai con lo sguardo sul libro - "Stanotte è davvero buio qui fuori. Ecco, ora sono entrato nella tua stanza. Stai dormendo, sei tranquilla. Stai sorridendo adesso, vero? Se non lo stavi facendo lo starai facendo adesso di sicuro. Come hai fatto a capire che ero innamorato?Lo sei stata anche tu? Quante cose non so di te, e quante non ne saprò mai. Perché è stata solo una parentesi la nostra? Ci siamo incontrati in una strana situazione, Beth. Magari se fosse stato diverso. Se io fossi stato un altro. Tu invece saresti dovuta essere la stessa ragazza che ho incontrato, se così si può definire il mio intrufolarmi a casa tua, qualche giorno fa. Hai la coperta sulla gambe vero? Sei sempre freddolosa, tu. Quante volte ti ho vista tremare. E quante volte ti ho presa in braccio per portarti a letto. Forse non come avrei desiderato, avrei voluto farlo per più tempo. Ma il mio tempo era poco. Mi dispiace di avertene dedicato solo e una minima parte, e quella parte era limitata anche dalle mie condizioni fisiche, piccola infermiera. Controlla il braciere.. È quasi spento." Alzai gli occhi verso il braciere. Era davvero quasi spento. Non mi mossi, lo avrei ravvivato dopo. Volevo solo continuare a leggere, e girai la pagina. - "C'è vento fuori? Ricorda di chiudere bene la porta quando sei sola. Ah, Elizabeth.. Un'ultima cosa, prima di lasciarti andare a letto, perché so che sei seduta sul divano.." - alzai gli occhi verso la finestra. Ingenuamente mi era sembrato quasi che lui mi stesse davvero osservando. - " Non dimenticarti di me. Io non mi dimenticherò di te. Spero di rincontrarti in un'altra vita. Il tuo piccolo fuggiasco, Bash." Mi asciugai le lacrime che mi avevano rigato il viso per tutta la durata della 'lettera'. Richiusi il libro e lo posai sul comodino. Presi della legna e la lasciai bruciare nel braciere. Mi accoccolai un po' accanto al fuoco e mi lasciai andare ai pensieri. Di Bash non sapevo nulla. Non lo avrei più rivisto. Ciò mi lasciava come un senso di vuoto nello stomaco. Come un buco nero che risucchia tutto. Mi alzai e presi il libro, andandomene a letto. Lo strinsi al petto e mi addormentai così.
POV BASH.
Il tragitto in carrozza fu silenzioso. Mary mi face qualche domanda e io rispondevo di rimando. Non mi aveva ancora accennato nulla della legittimazione, forse quelli che avevo sentito erano davvero solo pettegolezzi. « Allora, quando sei tornata a corte?» Si girò verso di me e mi disse « Quando sei caduto dal dirupo io sono tornata indietro, a corte, a chiedere aiuto. Ero preoccupata per te.» Disse appoggiando una mano sulla mia. Con i polpastrelli le sfregai il dorso, ma poi mi resi conto che era stato un gesto troppo intimo anche per uno come me. Quando tornammo a corte, mio padre mi accolse a braccia aperte. Io ero disgustato da tutto quel finto affetto. Sapevo da dove provenisse, ammesso che tutto ciò che avevo sentito fosse vero, per questo mi lasciava indifferente, anzi mi infastidiva addirittura. Prima di vedere chiunque chiesi di lasciarmi da solo. Mi rifugiai nella mia camera e chiusi la porta.Per tutto il viaggio avevo impedito a chiunque di separarmi dalla sacca verde. Mi sedetti sul pavimento, e svuotai il suo contenuto come fa un bambino con un baule di giochi. Aprii anche la sacca interna. C'erano i soldi di Elizabeth, che non avevo toccato e affianco c'era un foglio piegato tante volte. Lo presi e lo aprii.Era il ritratto che mi aveva fatto qualche giorno prima. Sotto c'era scritto "Al mio piccolo fuggiasco, Beth." Sorrisi a quel bellissimo ricordo, e dopo averlo piegato per bene mi alzai, e aperto il mio cassetto lo riposi li dentro, chiudendo a chiave. Riposi anche la sacca verde e mi alzai, aprendo la porta e recandomi nelle stalle. Andai da alcuni dei consiglieri di mio padre e gli chiesi dei favori. Nonostante fossero un po' titubanti al cospetto di quelle mie richieste apparentemente strane, ero pur sempre il figlio del re, e dovettero accontentarmi. Gli raccomandai anonimato e segretezza assoluti. Mentre stavo per risalire in camera mia, vidi Francis venirmi incontro. « Ciao fratello!» Per tutta risposta mi arrivò un pugno sullo zigomo destro, che mi mise al tappeto. « Ti prego, posso spiegarti..» «Perché hai rapito Mary? Perché? Mi odi così tanto?» Diceva in preda ad una furia incontrollata, continuando a sferrarmi calci e pugni. Io non reagivo, non potevo e non volevo. « Mi stai togliendo tutto, adesso anche la corona!» Era senza fiato. Io sentivo il sapore di ruggine del sangue nella mia bocca, e respiravo a fatica. «Francis , te lo giuro, non ne sapevo nulla. Non ho mai voluto tutto questo lo sai.» Prima che potesse sferrarmi un altro pugno, Mary corse in mio aiuto, per fermarlo. Francis, in preda alla rabbia, dopo averle scagliato contro parole velenose andò via. Io ero allo stremo delle mie forze, ferito sia nel corpo che nell'animo. Tradito e traditore a mia insaputa. « Quando avevi intenzione di dirmelo? - dissi sputando sangue - prima o dopo la mia incoronazione? » Ero furente. Ci aveva messo l'uno contro l'altro. Amavo Mary, ma nessuno poteva mettermi mio fratello contro. Sebbene fossimo fratellastri eravamo cresciuti insieme, e Francis mi aveva sempre trattato come se fossimo fratelli di sangue, ed io sapevo che non meritava tutto questo. Si inginocchiò accanto a me, e mi mise una mano sulla guancia. « Non essere arrabbiato con me, non anche tu.» Mi guardò con i suoi occhi color Ambra bollente e con la sua espressione da cucciola indifesa. Chiusi gli occhi e sospirai. Non ce la facevo a trattarla male. Nemmeno dopo essere stato pestato a sangue dal mio stesso fratello per colpa sua. Mi alzai, seppur con fatica, e senza dire nemmeno una parola mi avviai verso la mia stanza. Mary rimase in ginocchio, guardandomi andare via, senza dire nulla. Mi chiusi dentro e iniziai a pensare. Meditavo sul fatto che avevo spodestato mio fratello, il legittimo re di Francia a mia insaputa. Non avevo mai voluto tutto questo, quello che avevo detto a mio fratello era vero. Ma avrei sposato Mary. La donna che amavo. Questo piccolo, insignificante elemento, rendeva tutta la questione più piacevole e sopportabile. Si, avrei dovuto sopportare guerre, prendere decisioni di vita o di morte, avere conversazioni noiose lunghe ore o addirittura giorni con segretari di altri regni, ma Mary sarebbe stata con me e questo rendeva tutto quel marciume meno
pesante.