4. I primi dubbi

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Il giorno più bello dopo la domenica? Sicuramente il sabato! È l'unico momento in cui posso pensare che il giorno dopo non devo andare a scuola.

Al mio risveglio, la cena del venerdì sera rimane come un ricordo lontano e quasi irreale. E poi, sinceramente, non ho la benché minima voglia di rovinarmi il sabato ripensando all'arroganza di Alexander, che ha superato ogni limite, e alla cattiveria di mia madre, che diventa ogni giorno sempre più cronica.

Questa mattina voglio rilassarmi e godermi gli ultimi minuti rimasti da quando Alicia entrerà strepitante in camera. Fino a quel momento rimarrò sdraiata comodamente sotto le soffici coperte di seta a coccolarmi con il cuscino morbido e soffice.

«Kat, ancora a dormire? La sveglia è suonata da un pezzo!» esclama Daniel interrompendo il mio sognante riposo.

Ma come fa ad essere già pronto per andare a scuola? Sicuri che siamo fratelli?

«Lasciami in pace. Ho ancora altri cinque minuti» ribatto crogiolandomi sotto le coperte.

«Sai, credo che la mamma non sarà della stessa opinione se non ti alzi subito» mi informa risuonando alle mie orecchie non come una semplice constatazione, bensì come una vera e propria minaccia.

A questo punto non posso far altro che scendere dal letto, anche se contraria in tutto e per tutto.

La mattinata non può iniziare nel peggiore dei modi. Ci manca solo mia madre. Sto così bene quando lei è chissà dove a girare chissà quale film. Ora viene a ribaltare tutto e a rovinarmi pure l'umore.

«Coraggio. Almeno arriverai in orario.»

Come se sia la meta che ambisco da una vita!

Ma io non me lo sogno per nulla di arrivare come tutti gli altri studenti. Ci ho messo tanto per farmi rispettare e sono sicura che una sola volta che mi presentassi disgraziatamente in orario, la mia reputazione crollerebbe e si convincerebbero tutti irrecuperabilmente che sia guarita dalla mia malattia e che da quel giorno in poi piomberei miracolosamente a scuola in perfetto orario. Ma si sbagliano, perché se sfortunatamente succedesse, sarebbe solo per puro caso o, per meglio dire, per forza maggiore, mia madre.

Un po' di ritardo almeno dovrò sempre farlo, ormai è diventata la mia firma. Non sarei la stessa sennò!

Una volta rassegnata a scendere nel reparto giorno per la colazione, anche se ancora in vestaglia, noto che la porta dello studio è un po' aperta e che mio padre è già dietro la sua scrivania a lavorare. Come può già essere tanto lucido da svolgere simili compiti, così di prima mattina? Io non mi sento capace nemmeno di mangiare, e io amo il cibo!

«No, Gabriel. Non va bene per niente. Il copione è scadente. Io ho bisogno di recitare una parte migliore di questa. Se ci tengono come dicono ad avermi in questo film, saranno costretti a modificarne la stesura, altrimenti dovrò rifiutare. Che decidano a loro rischio e pericolo.»

Mia madre è già in salotto in preda ai suoi isterismi a parlare con il suo manager del suo prossimo film. Dove trova la forza di discutere a certi orari mattinieri? Possibile che in questa famiglia nessuno mi somigli almeno un pochino?

Mi dirigo in sala da pranzo sbadigliando a ripetizione sperando di fare una colazione tranquilla e con la mia calma, ma ben presto qualcosa richiama la mia attenzione e non è per niente un bel risveglio.

«Alicia, qui c'è qualcosa che non quadra. Dov'è la mia colazione?» domando allarmata e spaesata.

Capisco che di prima mattina il risveglio mi sia estremamente complicato, ma addirittura vedere ridotta improvvisamente la mia colazione è fin troppo degenerativo.

Non si può tornare indietro - COMPLETAWhere stories live. Discover now