Non posso crederci, è impossibile.
"No, lui..lui...".
"Invece si, è stato lui", sbotta mio padre avvicinandosi a me. "Su, andiamo. Abbiamo già perso troppo tempo a causa tua e di quell'idiota".
"Dov'è Alexander, papà?". Mi libero dalla sua presa ma ci mette ben poco ad afferrarmi ancora.
"Non ha importanza", sbuffa poi si guarda intorno. "Che pensavi di fare qui, eh?".
"Lasciami e dimmi subito dov'è Alexander". Lo guardo male ma a lui sembra non importare affatto.
"Sophia", urla. "Dimenticati di quel ragazzo". Mi strattona avvinando il suo viso al mio. "Non lo rivedrai più".
"C-cosa?". Balbetto presa dal panico. "No, non è vero".
"È vero", sentenzia fissandomi negli occhi ed è come se tutto il mondo si fosse appena sgretolato attorno a me. "Non avrebbe dovuto portarti via da me".
"Sei un bastardo", urlo iniziando a colpirlo sul petto ma nulla, in questo momento sono troppo debole per affrontare chiunque. "Cosa gli hai fatto?".
"Nulla, ha fatto tutto da solo. Sapeva quali fossero le conseguenze".
"Figlio di puttana", continuo a spingerlo, a compirlo ma credo di essere l'unica a sentire dolore. Sento la sua voce richiamarmi, le sue mani cercare di fermarmi ma è tutto ovattato, come se...non lo stessi vivendo in prima persona e vorrei davvero che fosse così.
Non ho ricordi nitidi di quello che accadde dopo, tranne l'immagine di quella casa che via via diventava sempre più piccola, fino a scomparire.Alexander's pov
"Pezzi di merda".
Ho le mani distrutte, completamente andate. Credo persino di avere qualche osso rotto, eppure non è questo il tipo di dolore che provo in questo momento. Do un ultimo pugno alla sbarra di ferro prima di scivolare a terra con le mani fra i capelli. Ho rovinato tutto, come sempre. Ho avuto la presunzione di credere di poterla difendere ma dovevo immaginarmelo. Tom ama sua figlia, mai quanto me, ma avrei dovuto immaginare che avrebbe smosso mari e monti per ritrovarla.
"Non sprecare le tue energie".
"Fottiti", spunto fissando in cagnesco la donna che odio con tutto me stesso. Non avrei mai immaginato che proprio lei, mi avrebbe tradito.
"Sono venuta qui solo per te, sai bene quanto odio questo posto".
"Per quanto mi riguarda puoi anche andartene".
Questa non è mia madre, questa non è la donna che mi ha cresciuto e amato per tutti questi anni. Lei, non mi avrebbe mai fatto una cosa simile.
"Tesoro", sospira, ha gli occhi lucidi ma non le credo. Mi ha tradito. "So che ora riesci a vedere solo il lato negativo di quello che è successo, ma credimi è un bene che quella ragazza...".
"Non nominarla neppure", ringhio fra i denti. "Non dovevi farlo".
"Suo padre voleva ammazzarti", urla. "E credimi, l'avrebbe fatto".
"Nessuno ci avrebbe più trovati se tu...se tu non avessi ficcato il naso in cose che non ti riguardano". Serro la mascella, credo di essere sul punto di scoppiare e continuare a spaccare tutto.
"Voglio solo proteggerti", sussurra distogliendo lo sguardo.
"Proteggermi?". Sbuffo una risata nervosa. "Hai visto dove sono, eh?". Urlo avvicinandomi alle sbarre di ferro che mi separano da mia madre.
"Sarà solo per pochi giorni, Tom non vuole correre rischi".
"Quali rischi, mamma?". Qualcosa dentro di me si spezza, qualcosa dentro di me non vorrebbe ascoltare la sua risposta.
"Sapevi che quella ragazza non sarebbe rimasta qui per sempre".
"C-cosa? Cazzo, fammi uscire subito", urlo cercando di spingere, spezzare quel maledetto ferro. Non possono farci questo, non dopo...quella notte. Mi odio per quello che è successo, mi odio per averla lasciata sola il mattino seguente e mi odio ancor di più per averla lasciata in quella casa per dei fottuti esami. Mi odio, punto.
"Alexander calmati", inizia a piangere ma odio anche lei. "Devi lasciarla andare".
"Questo mai", la guardo con tutta la rabbia che ho in corpo, sperando che si rendi conto di quello che ha fatto, di quello che ci hanno fatto. "Non la lascerò nelle mani di quel pazzo".
"Vuole solo salvare sua figlia, vuole solo trovare una cura anche per lei".
"L'ammazzerà", urlo colpendo ancora la cella di questo maledetto posto che mi ha dato ma anche tolto tanto. "La cura non funziona".
"Questo non è più affar nostro", sussurra abbassando lo sguardo e no, non riconosco più questa donna, la stessa donna che quando Sophia aveva soli cinque anni, ha curato le sue ginocchia sbucciate.
"Sophia sarà sempre affar mio".
"Non dovevi innamorarti di lei, Alex". Sussulto perché mai avrei pensato che qualcuno potesse averlo capito. "E non negarlo". Ora come ora non riesco neppure a parlare. Tutta la rabbia è diventata debolezza, quella che ho sempre provato quando si parlava di lei. "Sono tua madre", il suo sguardo si addolcisce. "E so tutto. So che sei innamorato di lei...praticamente da sempre", sorride. "E so che anche tu per lei sei....indispensabile. Non si è mai arresa. Vi ho visto crescere a distanza, vi ho visto soffrire, cercarvi con gli occhi e tu...hai sempre cercato di evitare quello che credo sia già successo". Abbasso lo sguardo, trattenendomi dal mettermi a piangere come un fottuto ragazzino. Per la prima volta nella mia vita ho paura, per la prima volta non so dov'è, non so con chi è e se sta bene. Questo mi distrugge e destabilizza in un modo assurdo. È come se non avessi più aria per respirare. Ecco, è così che mi sento quando non c'è lei.
"È così?".
"Non penso ti importi". Sbotto passandomi le mani fra i capelli. "Fammi uscire di qui".
"Mi importa Alexander, ma tengo più alla vita di mio figlio".
"So difendermi, mamma", la guardo male.
"Non sai contro chi ti stai mettendo", sembra sinceramente preoccupata e so che è vero quando dice che suo padre è furioso con me. Tuttavia, avrei sempre messo Sophia al primo posto. Mi fa più paura l'idea di perderla per sempre che tutto il resto.
"Lo so, ma non m'importa", ammetto. "E comunque non dovevi tradirmi".
"Non ti ho tradito". Ha le lacrime agli occhi.
"Vattene", mi volto andandomi a stendere sulla branda sul fondo della stanza.
"Volevo solo...".
"Vattene", urlo e lei sobbalza.
"V-verrano presto a liberarti", sussurra, poi sei ne va lasciandomi solo con i miei demoni. E giuro, ne sono troppi.
Fisso il soffitto rovinato dal tempo, mai nella mia vita avrei pensato di finire in questa stanza di cui fra l'altro non conoscevo neppure l'esistenza fino a questa mattina. Ho bisogno di Micol, solo lui sa cosa fare per tirarmi fuori da questo casino ma sopratutto, solo lui....sa far ragionare quel pezzo di merda. Mi metto a sedere, credo di poter impazzire da un momento all'altro. Ovviamente mi hanno tolto il cellulare, non so che fare se non urlare, colpire e bruciare ogni cosa mi capiti sotto mano. Prendo un lungo respiro cercando di calmarmi ma sopratutto di pensare a qualcosa di concreto, qualunque cosa pur di rivederla. Non mi arrenderò mai all'idea di averla persa per sempre. Mai. Farò di tutto per riportarla da me e fanculo il resto, le dirò tutto. Dall'inizio alla fine, ma sopratutto le confesserò quello che provo e che ho sempre provato per lei. Chiudo gli occhi sperando che questo sia solo un fottuto incubo, uno dei tanti. Purtroppo non è così, purtroppo quando mi giro, non la vedo, non sento il suo profumo e non so quando tutto questo potrà accadere di nuovo.

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La cura [H.S.]
Fanfic"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...