Sophia's pov
"Solo con te, amore". Sgrano gli occhi non appena mi rendo conto del modo in cui mi ha chiamata. Ovviamente, è solo un altro modo di prendermi in giro, eppure non posso negare che quel nomignolo mi faccia un certo effetto.
Amore, quello che provo per lui e quello che lui non proverà mai per me. Alexander oggi è stato molto strano, a tratti gentile. Sembrava completamente un'altra persona, una persona che continua ad incuriosirmi sempre di più.
Sospiro guardandomi intorno, credo sia rimasto in giardino e ne approfitto per ammirare questa casa che sembra stia prendendo vita con noi.
"Che confusione", sbuffo fra me e me. Mi sento sulle nuvole, su un altro pianeta quando sono con lui ma devo imparare a restare con i piedi per terra. Tutto questo finirà, è solo una fase di passaggio e anche se non ha confermato i miei dubbi, questo non vuol dire che si comporterà in modo diverso con me d'ora in poi. Ho già fatto una doccia stamattina ma credo sia il caso di farne un'altra. Ho bisogno di stare da sola, di rilassarmi ma sopratutto di pensare a tutto quello che sta accadendo in queste ore. Amerei restare qui per sempre ma so, che oltre quella porta c'è la vita vera. Una vita che irrimediabilmente tenta sempre di dividerci. Salgo le scale raggiungendo la sua stanza per poter prendere un cambio per la notte. Ho davvero preso le prime cose che mi capitavano sotto mano in quel negozio, e per lo più maglie larghe e pantaloncini di cotone. Inizia davvero a far caldo, e solo ora mi rendo conto di aver dimenticato di comprare anche uno spazzolino, spero che ad Alex non dia fastidio che usi il suo. Poggio i vestiti sul letto mentre frugo nella busta del negozio dove ho comprato l'intimo per poi correre in bagno e chiudermi dentro.
Lascio che l'acqua fredda porti via un po' di pensieri ma non ci riesco, lui è sempre qui nella mia mente e nel mio cuore. Vorrei che le cose andassero diversamente fra noi, vorrei poter parlargli dei miei dubbi, di quello che sento per la prima volta nella mia vita ma ho paura. Paura di un no, di un ennesimo no. Muoio dalla voglia di sapere se con Natalie c'è stato qualcosa in più di quello che mi ha raccontato. Insomma, so che sono stati insieme un paio di volte e già questo è difficile da digerire. Lei è bellissima e io mi sento una bambina stupida senza un briciolo di femminilità. Chiudo l'acqua avvolgendomi poi in un asciugamano nero. Tutto nero, credo sia il suo colore preferito. Spalanco gli occhi quando mi rendo conto che oltre l'intimo non ho portato nulla e che i miei vestiti li ho dimenticati sul letto.
"Merda", impreco passandomi le mani sul viso. Si può essere più sfigati di così? Non credo.
Prendo un lungo respiro cercando una soluzione che non comporti una colossale figuraccia. Mi asciugo alla meglio indossando le mutandine per poi legare nuovamente l'asciugamano sotto le ascelle. Se ho fortuna, è ancora in giardino e per una volta spero davvero di averne un po'. Sblocco la serratura facendo capolino dalla porta. Sembra tutto fin troppo silenzioso, è un buon segno, così mi avvio in camera sicura di non trovarci nessuno.
Premo l'interruttore che prima ero sicura di aver lasciato accesso e per poco non mi metto ad urlare quando trovo Alex steso sul letto con un braccio sugli occhi.
"Oddio...no, fermo. Non guardare".
"Ma che...", ovviamente fa l'esatto opposto e io spero con tutta me stessa che la terra possa inghiottirmi seduta stante. "Cazzo". Scatta a sedersi e d'istinto stringo le mani sull'asciugamano che spero copra il necessario.
"H-ho...dimenticato i vestiti su cui ora sei...seduto", non lo guardo. Non ci riesco, eppure sento i suoi occhi bruciare ogni centimetro di me. Trattengo il fiato quando sento che si alza e cammina nella mia direzione.
"Questi?". Lo guardo, notando che ora quei vestiti, che avrei maledettamente dovuto portare con me, sono stretti fra le sue mani. Annuisco lottando contro il rossore che per l'ennesima volta sta riaffiorando sulle mie guance. "Ecco", mi tremano le mani mentre li prendo.
"Ehm, grazie", faccio per andarmene quando una sua mano afferra il mio polso, strattonandomi contro il suo corpo. "Alex...", sussulto quando i nostri petti si scontrano e per poco non perdo l'equilibrio. "Ma cosa...".
"Cosa sto facendo, dici?". Si lecca le labbra e mi guarda come se fosse arrabbiato. "Credimi, non lo so".
"N-non ti seguo", balbetto ma non faccio nulla per interrompere quel contatto.
"A volte penso che tu finga di non capire", preme la sua fronte contro la mia, mentre le sue mani stringono i miei fianchi, dapprima piano per poi aumentare la presa quando lo guardo negli occhi.
"È difficile capirti", sussurro. "Non so mai cosa pensi".
"In questo momento è meglio così, credimi", sbuffa una risata amara e prova ad allontanarsi ma io non voglio.
"Invece no, vorrei sempre sapere cosa ti passa per la testa", poggio una mano sul suo braccio ed è lì che il suo sguardo si posa.
"È un casino", serra la mascella.
"Non mi è mai piaciuto l'ordine", accenno un sorriso che attira la sua attenzione. "Dovresti ricordarlo". Aggiungo.
"Lo ricordo", annuisce piano, la sua voce è appena udibile. Siamo soli in questa casa, eppure parliamo come se ci stessimo confidando il più importante dei segreti.
"Quindi....a cosa stai pensando?". Domando ancora inclinando il capo. Sospira pesantemente chiudendo gli occhi, poi si passa una mano fra i capelli. Quando li riapre credo di...essermi innamorata ancora di lui. Perché lo so, ora lo so. Sono irrimediabilmente innamorata di Alexander Clark e no, non si torna più indietro.
"Pensi sia legale dirlo a quest'ora?". Accenna un sorriso, uno di quei sorrisi per cui perdi la ragione.
"Addirittura?". Mi mordo le labbra. Sono nervosa ma anche molto curiosa di ascoltare quello che ha da dire.
"Si, e se non la smetti di morderti il labbro, stanotte va a finire molto male". Sgrano gli occhi.
"C-che stai...".
"Già, proprio così Sophia. Hai capito bene", afferra il mio viso a coppa fra le sue mani. Un gesto deciso, ma dolce al contempo.
"Alex io...".
"Shhh", soffia sulle mie labbra poggiando la fronte sulla mia. "Per ora mi basta questo", accarezza il mio viso, poi afferra la mia mano e intreccia le mie dita alle sue. "Dormire insieme". Aggiunge ridacchiando. Credo sia stata la mia espressione a fargli continuare quella frase.
"Eh, sì certo. Cioè...voglio dire, sapevo cosa intendevi".
Ok, fermatemi.
"Davvero?". Si siede sul letto mentre io resto in piedi con ancora le nostre mani unite.
"Dovrei...vestirmi", evito di rispondere alla sua domanda, ma dal sorrisetto che gli spunta in viso, so che non gliene importa più di tanto ora come ora.
"Nah, ho sempre pensato che il nero ti donasse".
"Ma non posso dormire con...", le parole mi muoiono in bocca quando mi attira sulle sue gambe.
"Certo che puoi, sei con me", sussurra guardandomi e quando lo fa così, in questo modo, non posso far altro che continuare a credere in quello che eravamo e che forse diventeremo.
"Ehm, fammi un po' di spazio", mormoro. Mi aiuta a stendermi al suo fianco e spegne la luce.
"Non abbiamo cenato". Dice dopo qualche minuto di silenzio.
"È vero, me ne sono completamente dimenticata".
"Hai fame?". Mi guarda.
"In realtà no, sto bene così....tu?". Mi metto sul lato, e dopo qualche secondo lo fa anche lui.
"Sto bene anch'io", dice, poi afferra la coperta ai nostri piedi e copre entrambi, ma la sua mano resta ferma sulla mia spalla, come se volesse abbracciarmi e li, credo resti per tutta la notte.

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La cura [H.S.]
Fanfic"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...