Sabato, 10 marzo 2018
[Beatrice]
"Ehi mamma, ciao."
Il telefono era squillato solo due volte e quando avevo visto il numero di mia madre mi ero affrettata a rispondere.
Erano passate altre due settimane, eravamo agli inizi di marzo e ormai mancava solamente un mese al serale. Ero abbastanza in ansia quel sabato perché Maria ci aveva annunciato che avrebbero iniziato ad assegnare le prime maglie verdi. Sapevo di potercela fare, non volevo dubitare di me stessa. Ce l'avrei messa tutta pur di raggiungere il mio obbiettivo.
"Ciao tesoro." rispose la donna dall'altro capo del telefono.
Era strano che mi telefonasse di sabato mattina. Solitamente ero io a farmi sentire subito dopo la puntata e avevamo parlato quel giovedì.
"È successo qualcosa?" chiesi allarmata.
"No no, Bea! Volevo semplicemente augurarti buona fortuna per oggi. So che è una puntata molto importante."
Sorrisi a quelle parole. Il suo supporto era davvero tanto importante per me.
"Grazie, ce la metterò tutta mamma." le confidai.
"So che ce la farai." mi rassicurò e io sorrisi ancora.
Era bello sapere che la mia famiglia credesse in me, come ci avrebbe creduto Mattia. Erano la mia forza.
"Ah e poi volevo chiederti se ti va di tornare a casa per questo weekend. Potresti partire dopo la puntata, così passiamo un po' di tempo insieme."
Mi stupii di quella richiesta. Non era da mia madre chiedere qualcosa con così poco preavviso. Ci eravamo già sentite nel corso della settimana e non mi aveva parlato di nulla.
"Certo che mi va, mamma! Ma torno a ripeterti, è successo qualcosa?" le chiesi di nuovo, per assicurarmi che andasse tutto bene.
"No, Beatrice. Devi stare tranquilla. Volevo solamente parlarti di una cosa, ma non è nulla di grave o chissà quanto enorme. E poi mi farebbe piacere averti in giro per casa per qualche giorno."
Tutto ciò mi stava confondendo. Mia madre doveva parlarmi di qualcosa di così importante da non potermela semplicemente dire al telefono. Era sicuramente qualcosa di lontano dall'ordinario.
"Di cosa devi parlarmi?" provai a insistere ma sapevo già che non me l'avrebbe mai detto.
"Niente, è una sciocchezza. È più una scusa per vederti. Allora, verrai?" tornò a chiedermi e io proprio non potevo rifiutare, soprattutto perché la curiosità mi stava attanagliando.
"Ma certo che verrò mamma!" le risposi, ignorando apparentemente la sua volontà di non dirmi nulla.
"D'accordo, allora mando tuo padre a prenderti in stazione quando arrivi."
"Tranquilla, chiamo Lorenzo. Gli farà piacere vedermi." la rassicurai e lei annuì verbalmente dall'altro capo del telefono.
"Allora ci vediamo questa sera. Ti voglio bene, buona fortuna per la puntata."
"Grazie mamma, ti voglio bene anch'io." replicai, non con la mancanza di un grosso sorriso sulle mie labbra.
Salutai mio madre e riagganciai il telefono.
Ero preoccupata. Avevo una strana sensazione ma cercai di convincermi che fosse solamente ansia dovuta alla puntata.
Dovevo avvisare gli altri che per quel weekend non sarei stata insieme a loro.
Simone era riuscito a rimediare tre biglietti per il concerto degli Imagine Dragons di quella sera e sarebbe andato, fedelmente accompagnato da Filippo ed Einar.
Sapevo già che Filippo avrebbe insistito per accompagnarmi a Monza ma non gli avrei permesso di rinunciare al concerto per stare dietro a me.
Finii di truccarmi per poi dirigermi verso la camera dei ragazzi.
Bussai un paio di volte finché un Einar decisamente assonnato venne ad aprirmi.
Sorrisi a quella vista, immaginavo che si fosse svegliato da poco.
"Filippo è in bagno." mi avvertì prima che glielo chiedessi ed io annuii.
Vidi il pacchetto di sigarette del mio ragazzo sulla sua scrivania e ne approfittai per rubargliene una, nell'attesa che uscisse dal bagno.
"Vado a fumare." avvisai Einar, alle prese con il suo ciuffo ribelle di capelli.
Lui annuì e io mi diressi verso il piccolo terrazzino della loro camera.
Mezza sigaretta dopo, sentii una mano posarmisi attorno alle spalle e qualcuno lasciarmi un bacio sulla tempia.
Sorrisi istintivamente.
Mi voltai verso Filippo e gli lasciai un bacio sulla guancia, sussurrandogli un "buongiorno" che lui prontamente ricambiò.
"Torno a Monza questo weekend." gli confessai, subito.
Filippo aggrottò le sopracciglia, visibilmente e giustificatamente stupito da quella mia affermazione.
"Così, da un momento all'altro?"
"Mia madre mi ha chiesto di tornare a casa. Ha detto di dovermi parlare di una cosa." gli confessai, stringendomi nelle spalle.
"È successo qualcosa, secondo te?"
"Non lo so, Filo. Non so che pensare. È stata molto ambigua al telefono. Mi ha detto di non preoccuparmi e che è una sciocchezza. Ma non sono molto convinta." mi confidai.
Filippo mi abbracciò ed io appoggiai la testa sul suo petto. Solo tra quelle braccia stavo veramente bene.
"Dico ai ragazzi che non vado al concerto e vengo insieme a te." disse ad un certo punto.
Lo sapevo. Sapevo che me lo avrebbe detto, ma non glielo avrei permesso.
Mi staccai da lui.
"Non esiste. Tu resterai qui. Io starò bene, non preoccuparti." lo rassicurai, accarezzandogli il braccio.
"Insisto. Non me ne frega del concerto, tu sei molto più importante." affermò e mi venne spontaneamente da sorridere a quella dichiarazione.
Filippo continuava dopo anni a farmi sentire debole, come un'adolescente alla sua prima cotta e adoravo da morire quella sensazione.
"Filo, ascolta. Non rendermi le cose ancora più difficili. Non è giusto che tu debba rinunciare ad una serata con i tuoi amici per stare dietro a me e ai miei problemi."
"Mi preoccupo soltanto per te, piccola peste."
"Lo so questo e non ti ringrazierò mai abbastanza per essermi stato sempre vicino. Ma questo è l'unico posto in cui voglio che tu stia in questi due giorni. Fallo per me, non farmi stare in pensiero." lo supplicai e lui sospirò.
Lo avevo convinto. Si era arreso.
"E va bene. Promettimi che mi chiamerai per qualsiasi cosa però." si assicurò.
"Promesso."
Gli lasciai un bacio a fior di labbra e lo ringraziai con lo sguardo.
Ero contenta che avesse capito.

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Nonostante noi - IRAMA
Fanfiction"Ci siamo guardati, di sfuggita, come fanno due che vorrebbero sapere come sta l'altro ma che hanno troppo orgoglio e perciò stanno zitti. Ci siamo guardati, come fanno due bambini che hanno litigato e aspettano il coraggio per fare pace. Ci siamo g...