Sento qualcuno scrollarmi leggermente con una mano sulla spalla. Non capisco niente; passo ripetutamente la lingua sulle labbra asciutte e ingoio alcune volte. Ancora con gli occhi chiusi tiro su la testa e stropiccio gli occhi con le mani.
Cerco di ristabilirmi e di connettere il cervello fino a che non vedo Ignazio accanto a me e capisco tutto. Affondo la testa nei palmi delle mani.<< Igna... >> dico ancora con voce leggermente impastata; << Tutto a posto? Novità? >>
<< Nessuna... >> giro la testa alla mia destra e la guardo stesa su quel letto che ancora dorme;
<< Gian ti ho portato qualcosa da mangiare. Vai a casa perfavore. È tutto il pomeriggio che sei qua e hai bisogno di riposare decentemente >>Scrollo la testa ripetutamente in segno di negazione. Voglio stare qua con lei, voglio essere qua nel momento in cui si sveglierà, perchè sono sicuro che succederà molto presto.
<< No Igna, sto io qua con lei. Sei tu che sei qua da stamattina. Vai perfavore, io preferisco stare con lei, a casa non sarei tranquillo >> lui annuisce appena sfatto dalla situazione; << Vai tranquillo. Se c'è qualcosa ti chiamo >>
<< Ok tengo il telefono acceso >> sorrido e gli faccio segno di andare. Mi fa cenno con la mano e poi lo vedo sparire nel corridoio.
Tiro fuori il cellulare dalla tasca e mando velocemente un messaggio a mio padre per avvisarlo che questa sera non rientro a casa per rimanere qua con Beatrice.
Il suo: "ok, tranquillo" come risposta non tarda ad arrivare.
Mi alzo, sollevo le braccia e mi stiracchio; vado nel bagno della stanza. Faccio scorrere per qualche minuto l'acqua mentre mi guardo allo specchio: mi sento uno schifo, è solamente colpa mia se ora ci troviamo in questa situazione. Io sono stato il vigliacco, io non ho dato una seconsa possibilità e sempre io me ne sono andato da qua per tornare a Roseto.
Prendo una grande quantità con le mani e me la butto sulla faccia. Mi asciugo con un po' di carta e poi mi dirigo in fondo al corridoio alle macchinette.
Frugo nelle tasche per i soldi e poi seleziono una cioccolata calda con due tacche di zucchero. Aspetto che la bevanda sia pronta e poi la prelevo.
Tengo il bicchierino con la mano destra mentre l'altra la faccio scivolare in tasca dei jeans. Con passo lento ritorno in camera da Beatrice.
Mi affaccio alla finestra mentre lentamente bevo il liquido.
La luce sta calando lasciando spazio alla luna, alle stelle, alla notte; fuori nel cortile c'è ancora un gran via vai di gente. Vengo assalito da una strana ansia ingestibile e senza un reale motivo; ho anche la testa libera da tutto, non ho nessun pensiero a cui faccio riferimento.
È tutto vuoto.Butto il bicchierino, ormai vuoto, nel cestino accanto alla porta per poi ritornare a sedermi accanto al letto. Prendo un libro dal mio zaino e inizio a leggere per far passare il tempo.
Mattina seguente:
Sento un leggero verso e qualcuno che mi stringe delicatamente la mano. Mi sollevo e vedo che la persona che mi tiene è Beatrice. Capisco subito che si è ripresa e quindi scatto in piedi. Ho dolori da tutte le parti; ieri sera mi sono riaddormentato con la testa appoggiata al letto, la schiena piegata e le gambe indolenzite.
Le accarezzo il viso e inizia a sbattere le palpebre molto velocemente, fino a che, non le apre del tutto.
Mi viene spontaneo lasciarle un bacio sulla fronte; lei mi sorride appena. Credo che in parte sia felice di avermi qua.<< Piccola... >> dico sorridendo.
<< Gian, cosa fai qua? >>
<< Ho saputo cosa ti è successo e mi sono precipitato qua. Volevo starti accanto... si può sapere che cavolo ti è preso? >> gira il viso dall'altra parte e non mi risponde. Delicatamente glielo prendo e faccio riscontrare i nostri sguardi; << Beatrice... >>
<< Senti, sono un danno, sono un disastro e un peso per tutti. Per tentare di salvare un minimo di quello che mi rimaneva della mia famiglia non ne ho fatta una giusta. Con te anche; ho fatto solo casini, e poi mi mancavi, con te ho imparato a cambiare, a migliorarmi, eri il mio punto di riferimento. Si perchè ti ho amato, tanto, anzi ti amo. E volevo farla finita, togliermi da qua e lasciare viver >> ma la blocco. Appoggio le mie labbra sulle sue e le tengo premute per qualche istante. Mi stacco e, sorridendo, scruto la sua espressione per capire.
<< E questo? >>
<< Non sapevo come zittirti >> faccio una leggera risata.
<< Ah... >> mi siedo sul letto, accanto alle sue gambe di fronte a lei. La mia mano percorre tutto il contorno del suo viso, per poi scendere alla spalla, scorrere lungo il braccio e arrivare alla mano che afferro. La guardo negli occhi.
<< Ma cosa hai capito, scema...>> mi avvicino.
Lei schiude la bocca e io faccio combaciare perfettamente la mia con la sua. Le sue mani afferrano le mie spalle, le mie il suo viso. Le lingue si cercano, in astinenza da troppo, ci stacchiamo solo quando ci troviamo senza fiato.<< Io... ti... >>
<< Si anche io ti amo piccola >>

YOU ARE READING
Amabilmente odiosa
RomanceSe pensate che la protagonista della storia possa essere la classica ragazza presa di mira, magari anche bruttina e che arriva il bellissimo ragazzo a salvarla innamorandosi di lei, vi sbagliate! Una storia dove i ruoli saranno ribaltati. Lei: Beat...