Fissiamo la casa dove c'è la festa e, proprio come per quella di Raymond, la casa è così luminosa che si riuscirebbe a vederla da un chilometro di distanza. E dico sul serio, pensate che Parker qualche isolato fa mi ha confermato che la luce davanti a noi era la festa e non voleva dire che eravamo morti, anche se era un'opzione plausibile considerando come guida. Abbiamo parcheggiato la macchina un isolato fa, dato che gli altri posti sono già tutti occupati da quelli che sono arrivati prima di noi. Camminiamo verso la luce e non ci guardiamo dietro.
Si riesce già a sentire la musica techno, so che sarà dieci volte più alta una volta entrati. Alcuni ragazzi sono fuori in giardino, è come una folla che aspetta fuori una discoteca. Alcuni cercano di entrare mentre altri aspettano i loro amici, e lo si capisce dal fatto che stanno digitando furiosamente sui loro telefoni, probabilmente per dire loro di sbrigarsi. Altri si stanno prendendo una pausa dalla festa, sono felici di respirare aria fresca invece di soffocare lì dentro. Altra gente beve birra sul portico o fuma una sigaretta sul marciapiede, le coppiette si baciano dietro gli alberi mentre altri si sballano vicino ai cespugli. Ma c'è un'altra cosa che cattura la mia attenzione.
Tiro la manica di Parker. "Hey Parker?"
"Hmm?" Dice e si gira verso di me. "Che c'è?"
Indico un punto in alto della casa. "Quello sul tetto è un ragazzo svenuto?"
Parker alza lo sguardo per vedere. C'è un ragazzo mezzo nudo con in mano una bottiglia di birra sdraiato sul tetto e non si muove. E invece di rimanerne sorpreso o chiamare un'ambulanza, sorride.
"Sì, è Clinton."
Lo guardo confusa. "Lo conosci?"
Il suo sorriso si allarga. "Certo che sì, è la prima persona da conoscere ad una festa. Quel ragazzo sa reggere l'alcol."
Poi torna a guardare il tetto ed urla, "Yo, Clint!"
Il ragazzo si agita nel sonno, quindi Parker lo chiama di nuovo e lui apre gli occhi di scatto, poi, intontito, si siede sul tetto e si lamenta per un mal di testa. All'inizio sembra confuso, non sa dove sia, ma poi abbassa lo sguardo e strizza gli occhi verso di noi.
Beve un sorso della sua birra. "O'Neil? Sei tu?" Chiede.
"L'unico e solo."
Clinton fa un ghigno. "Hey amico, come butta?"
"Tutto bene," Risponde Parker con una risata. "Com'è la festa?"
Clinton sorride. "Infestata. Come sempre quando le organizza Danny. Io sto solo facendo un sonnellino."
"Me ne sono accorto."
"Beh, non puoi biasimarmi." Dice con aria sognante come se fosse ancora mezzo addormentato, anche se più o meno è così, visto che è mezzo ubriaco. "Di sotto le scale sono buone per dormire." Clinton guarda Parker e poi i suoi occhi rossi trovano me.
"Chi è la tua amica?" Chiede facendo un cenno della testa verso di me.
"È Naomi." Risponde Parker.
"Naomi, Naomi," Riflette Clinton mentre si gratta il mento prima di bere ancora un altro po' di birra. "Conosco solo due Naomi. C'è mia cugina Naomi, ma è in punizione e non è riuscita a venire. Poi c'è Nerdy Naomi, ma non può..." Smette di parlare e mi guarda, mi guarda per davvero.
Sposta lo sguardo su Parker e sorride. "Ma che sto dicendo? È ovvio, deve essere per forza lei! Dopotutto è la tua ragazza. L'hai dimostrato nello spogliatoio quando-"
"Penso che tu abbia bevuto una birra di troppo, Clint."
Clinton storce il naso. "Per me non esiste una birra di troppo." Per dimostrarlo, beve un lungo sorso di birra.

STAI LEGGENDO
The Good Girl's Bad Boys: The Good, The Bad, And The Bullied (traduzione italiana)
Teen Fiction"Questo libro potrebbe renderti triste, ma il suo scopo è di farti sorridere, ridere, innamorare dei personaggi, semplicemente farti fermare e godere la vita per un momento." ATTENZIONE! Questa storia non è mia, è solo una traduzione, la storia orig...