Capitolo 41

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Corsi verso la stanza, varcando la soglia con facilità dato che le persone erano completamente schiacciate intorno alla gabbia, e una volta entrata mi fermai subito guardandomi intorno.

Era il caos. Le urla erano forti, l'aria era pesante e consumata e non si riusciva neanche a respirare dal troppo calore. Sbattei più volte gli occhi portandomi dietro i capelli.. Io non dovevo essere qui, se Harry mi avesse vista si sarebbe davvero arrabbiato, era stato piuttosto chiaro sul fatto che non avrei dovuto metterci piede.. ma come potevo rimanermene di là, con le mani in mano, senza controllare anche solo per un secondo che fosse tutto okay?

«Uccidilo! Vai!»

«Fagli vedere a quel figlio di puttana!»

Mi tappai le orecchie dalla confusione, indietreggiando dopo aver tentato inutilmente di avvicinarmi numerose volte. Per un verso forse era anche meglio così, se si fosse distratto per colpa mia non me lo sarei mai perdonato, così percorsi a muro il perimetro della stanza, arrivando verso il corridoio in cui Harry sarebbe dovuto uscire dopo che l'incontro sarebbe terminato. Lì non trovai nessuno, così mi sedetti per terra a gambe incrociate aspettando di vederlo ritornare tutto intero.

HARRY'S POV

Avanzai tra le urla esagerate di uomini di mezz'età che non avevano una vita, e ragazzi in cerca di soldi che se la volevano distruggere. Ma era il pubblico che stasera avrebbe assistito a un incontro che sapevo più difficile degli altri. Venivo sempre avvisato degli avversari, ma ero più che sicuro che avesse fatto in modo di sostituirsi allo smidollato di turno della serata, molto probabilmente pagandolo. Paul me lo avrebbe detto, e poi avrebbe di certo sparso la voce per fare molti più soldi.

Eric Wooldock.. mai visto, solo sentito nominare. Il Klevson Moore era il centro di scommesse più rinomato della città, se non del nord dell'Illinois, dopo quelli a Chicago. Di lì passavano troppi coglioni che si credevano degli dei scesi in terra, come questo qui, che alla fine si rivelavano delle vere e proprie perdite di tempo. Mi era capitato spesso di scontrarmi con i perdenti che dopo gli incontri persi andavano a bazzicare in altri locali del genere, ma non erano mai stati un grande problema, solo che lui era conosciuto per non perderne nessuno, come me qui, a quanto mi aveva detto. Non me ne fregava un cazzo di titoli o glorie, a me servivano solo soldi per poi ritornarmene nel buco di città dalla quale venivo, fine della storia.

Salii sul ring, sentendo Paul alle mie spalle chiudere la gabbia a chiave.

«Non ne sapevo niente.» Mormorò guardandomi come già immaginavo.

Gli feci un cenno per fargli capire che ormai era andata. Non sarebbe cambiato nulla, non mi sarei tirato indietro comunque o non avrei fatto niente di particolare prima dell'incontro, non mi importava mai molto di chi avevo davanti, se quella persona era lì si prendeva tutti i rischi e pericoli, esattamente come facevo io.

«Finalmente.» Sospirò sorridendo mentre faceva scrocchiare il collo prima da una parte e poi dall'altra.

Finii di bere l'ultimo goccio d'acqua e poi buttai la bottiglia all'angolo, vedendolo avanzare quando Paul si mise in mezzo fermandoci con le braccia.

«Le regole le sapete già. Tutto pulito, non voglio chiamare nè ambulanze nè obitori, ci siamo intesi?» Guardò entrambi mentre eravamo troppo concentrati a tenere uno lo sguardo dell'altro.

Quando si allontanò proclamando l'inizio, un boato esplose rimbombando nella stanza e indietreggiai cominciando ad osservarlo.

Non lo avevo mai visto combattere, ma avevo la sensazione che lui invece avesse assistito a qualche mio incontro. Non pensavo fosse talmente stupido da venire qui e sfidarmi senza prima avermi controllato, ma l'aria da completo coglione ce l'aveva, quindi era molto probabile.

Cinnamon Falls || h.s.Where stories live. Discover now