Capitolo 15

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Vidi Ariel voltarsi immediatamente nella mia direzione, con gli occhi grandi e le pupille che fremevano mentre mi fissavano.

Eleanor alternava lo sguardo da me a lei in continuazione, poi lo tenne dritto su di me.

«Ciao.» mi disse e Ariel si girò a guardarla, ancora incredula che stesse accadendo sul serio.

Eravamo in due, comunque.

«Cosa ci fai qui?» riuscii a dire quando mi liberai della staticità di cui si era impossessato il mio corpo, avanzando verso la porta.

«Sono...» cominciò Eleanor, ma si fermò quando si ricordò della presenza di Ariel affianco a me. «Posso entrare?»

A quel punto Ariel corse in direzione della stanza, ed io lanciai un'occhiata di rimprovero a Eleanor e la seguii.

La trovai seduta sul bordo del letto ad infilarsi velocemente le scarpe.

«Ariel.» sospirai.

«Tranquillo, vado.» mi disse lei, cercando di sembrare sciolta. «Nessun problema.»

Si alzò dal letto e fece per superarmi per andarsene, ma io la bloccai afferrandole un braccio. A quel punto alzò gli occhi ad incrociare i miei.

«Non devi andartene, sistemerò la cosa. La mando via.» la rassicurai.

«Io non c'entro nel vostro rapporto e non voglio entrarci.» mi rispose lei tranquillamente.

Chiusi gli occhi e presi un bel respiro; quando li riaprii la sua espressione si era addolcita, e sulle sue labbra era comparso un accenno di sorriso.

«Hey.» fece, prendendomi la faccia tra le mani. «Va tutto bene, non sono arrabbiata o altro sono solo... mi ha colto di sorpresa, tutto qui.»

«Anche a me.» dissi con una smorfia.

«Sistema la cosa. Ci vediamo domani, okay?» fece, sorridendomi ampiamente mentre mi accarezzava le guance con il pollice.

Annuii piano e lei mi lasciò un veloce bacio sulla guancia prima di dirigersi verso la porta, superare Eleanor che ormai era entrata in stanza, ed uscire chiudendosi la porta alle spalle.

Una volta rimasto solo con lei, cominciai a girare per la stanza, nervoso, mentre Eleanor rimaneva immobile al centro, con le braccia incrociate e le gambe lunghe allineate.

«Louis...» mi chiamò dopo un minuto buono di silenzio.

Faceva male sentirle dire il mio nome, rievocava troppi ricordi.

«Perché sei venuta?» le chiesi senza giri di parole.

«Mi mancavi.» rispose lei, gli occhi lucidi che guizzavano da una parte all'altra.

Scossi la testa e andai in bagno a recuperare la maglietta per mettermela.

«Spero di non avere interrotto niente.» disse con una punta di acidità, senza lasciarsi scappare questo dettaglio.

«Oh, ti prego.» risi istericamente.

«Beh, non è lei la ragazza con cui ti baciavi in spiaggia?» osservò.

«È per questo che sei venuta, non è vero?» realizzai, mettendomi le mani sui fianchi. «Ma certo, hai visto quelle foto, ti ha dato fastidio il fatto che non stessi più soffrendo perché mi avevi lasciato, che non pendessi più dalle tue labbra e mi hai scritto. Quando hai visto che non ti davo corda neanche lì, allora sei venuta. Sapevi dove trovarmi a causa di tutte le foto che sono girate sui social, non è vero?»

«Mi mancavi!» ripeté esasperata, sciogliendo le braccia lungo i fianchi e facendo un passo verso di me. «È vero, ti ho detto delle cose orribili, ho ignorato tutti i tuoi messaggi e le tue chiamate, ma era solo per non illuderti! Solo che poi ho capito, con il passare del tempo, che mi manchi troppo. Che ti amo troppo. Che non posso e non voglio rinunciare a te solamente perché la mia vita sarebbe più facile!»

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Scossi la testa e mi sedetti sul letto, mettendomi i gomiti sulle ginocchia e prendendomi la testa tra le mani.

Eleanor restò in silenzio, concedendomi tutto il tempo che mi serviva; quando sentii il materasso abbassarsi, capii si era seduta di fianco a me.

«Scusami.» mi disse quando mi voltai a guardarla. Allungò una mano ad incrociare le dita con le mie e continuò a guardarmi dritto negli occhi. «Puoi perdonarmi?»

Quegli occhi color cioccolato in cui per tanti anni mi ero perso, quei capelli castani che tanto avevo accarezzato e quelle labbra rosa che tante volte avevo baciato, ora mi provocavano soltanto rabbia.

Scossi la testa e vidi i suoi occhi spegnersi.

«Non puoi lasciarmi e riprendermi a tuo piacimento, come se fossi solamente un oggetto a tua completa disposizione.» dissi in un sussurro. «Ti ho amata, tanto, forse troppo. Ti ho dato tutto, ti ho donato tutto me stesso e tu... sapevamo che sarebbe stato difficile, ma hai preferito rinunciare a me piuttosto che affrontare i problemi.»

«Non è così.» mi interruppe. «Louis, tu lo sai meglio di me cosa vuol dire...»

«No, Eleanor.» la bloccai. «Sai cosa? Tu hai sempre pensato a giustificarti, a dare delle giustificazioni ai tuoi problemi, piuttosto che trovare delle soluzioni.»

Lei sospirò ed io distolsi lo sguardo; all'improvviso mi venne alla mente il momento in cui Ariel mi disse che Eleanor non mi amava abbastanza.

L'aveva detto quando le avevo raccontato che non voleva avere figli mentre io avevo sempre desiderato una famiglia grande, e lei mi aveva detto che se mi avesse amato abbastanza sarebbe almeno scesa a compromessi.

Aveva ragione.

In quei tempi avevo la mente troppo annebbiata da lei, l'amore che provavo nei suoi confronti era talmente sconsiderato da non farmi ragionare lucidamente; ma ora riuscivo a vedere la realtà dei fatti, e non mi sarei più fatto abbindolare da lei.

Non avrei mai più messo da parte me stesso, la mia persona, i miei sogni, i miei desideri, le mie ambizioni, per amore di qualcun'altro.

Avrei dovuto cominciare a pensare di più a me stesso, e questa era un'altra delle mille cose giuste che Ariel mi aveva sempre detto.

"Sii egoista."

Il Louis di qualche settimana fa, davanti a questa scena sarebbe ritornato senza dubbio da lei correndo, e anche se avesse avuto delle cose da dirle, se le sarebbe tenute per sé per paura di ferirla.

Ma non il Louis di ora.

Non era per Ariel; certo, lei ormai contava molto per me, ma era soprattutto per le cose che mi aveva detto Ariel, per il modo in cui mi aveva aperto gli occhi, facendomi notare che più si è altruisti, più si trascura noi stessi.

Essere altruisti e sensibili va bene fino a certo punto; quando cominci a trascurare te stesso è il momento di cambiare modo di pensare.

«Sono innamorata di te.» la voce di Eleanor mi riportò con la mente al presente.

I suoi occhi erano velati dalle lacrime e il suo mento tremava leggermente.

«Mi dispiace.» le dissi, davvero dispiaciuto. «Io non più.»

Strinse le palpebre e le lacrime le rigarono velocemente le guance.

Si appoggiò contro la mia spalla ed io le circondai le spalle con un braccio; mi dispiaceva veramente vederla così.

Avevo passato molti anni con lei; non si smette di voler bene ad una persona che è stata così importante per te da un giorno all'altro.

Non sapevo se fosse tornata perché realmente aveva capito di aver commesso un errore a troncare la nostra relazione, oppure perché era gelosa delle foto che erano uscite.

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora