55 giorni prima
Mi girai sul fianco e un dolore ai muscoli addominali mi fece svegliare definitivamente.
Inspirai profondamente con una smorfia costante sul viso, aprendo pian piano gli occhi per abituarmi alla luce del giorno che filtrava dalla finestra.
Ariel era distesa accanto a me, a pancia in giù, con la guancia appoggiata contro il cuscino, la bocca schiusa rivolta verso di me e delle ciocche di capelli davanti al viso.
Sorrisi nel vederla così disordinata, e grato finalmente di essermi svegliato prima di lei così che potessi osservala in silenzio per un po'.
Degli sbuffi sonori uscivano dal suo naso e a seguire un lieve rumore proveniva dal fondo della sua gola: russava!
Ariel Reed russa la notte!
Cavoli, avrei proprio dovuto filmarla così avrei avuto qualcosa con cui ricattarla in caso di necessità.
Ma il mio telefono era da qualche parte sul pavimento assieme ai miei jeans, ed io non volevo staccare gli occhi dal suo viso per nessun motivo al mondo.
L'altra notte era stato fantastico.
Vederla boccheggiare, tirarsi il labbro coi denti quasi volesse strapparselo, e vederla contorcersi sotto di me; era meravigliosa.
Osservare il suo petto alzarsi ed abbassarsi freneticamente al ritmo dei suoi respiri e del suo cuore, sentire i suoi gemiti soffocati e godermi le sue guance terribilmente rosse per lo sfogo... anche questa era Ariel Reed.
Ed era maledettamente sexy ed eccitante.
Tornai al presente e non resistetti all'impulso di spostarle i capelli dal viso per liberarglielo.
Ariel vibrò leggermente non appena la sfiorai e prese un respiro profondo, girandosi sulla schiena, serrando più forte gli occhi.
C'eravamo entrambi preoccupati di rimettere almeno l'intimo per dormire, così da evitare l'imbarazzo del mattino dopo la prima volta insieme.
Ci sarebbe stato comunque, ma già il fatto che avessimo le rispettive parti intime coperte era già un punto a favore.
Lei aveva indossato i suoi slip e poi aveva preso una canottiera bianca elastica dal cassetto, perché non voleva perdere tempo a cercare la maglia del suo pigiama, finita chissà dove.
L'aveva cercata per un po' ma quando non l'aveva trovata aveva semplicemente preso quella canottiera; peccato che ora si intravedevano perfettamente i suoi seni al di sotto di essa, ed io stavo imprecando mentalmente.
Cercò a tastoni il lenzuolo, arricciato all'altezza della vita, e si coprì fino al collo, girandosi sul fianco verso di me.
Qualche secondo dopo socchiuse un occhio per sbirciarmi ma quando vide che ero a qualche centimetro dalla sua faccia a fissarla, lo richiuse immediatamente.
«Così è questo che fai ogni volta che ti svegli prima di me!» esclamai ridendo, e Ariel mi rivolse una smorfia.
«Perché, non è quello che stavi facendo anche tu?» biascicò tenendo gli occhi chiusi.
Risi di nuovo e nessuno dei due parlò per un po'; lei continuò a fingere di dormire e io la guardavo.
«Comunque russi.» dissi ad un certo punto.
«Cosa?!» esclamò Ariel, aprendo di scatto quegli occhioni blu spettacolari. «Io non russo!»
«Oh sì che russi, invece.» annuii, ridendo della sua espressione scioccata e offesa.
Ariel si sfilò il cuscino da sotto la testa e me lo premette sulla faccia.
«E tu soffochi!» la sentii urlare, poi tolse il cuscino e il suo viso corrucciato comparve davanti ai miei occhi.
«Ma russi in modo tenero.» cercai di arginare il danno. «Non è un difetto.»
Mi osservò con l'espressione severa ancora per qualche secondo, poi incrociò le braccia e voltò la testa di lato con aria da superiore.
Restò immobile a guardare la parete per qualche secondo ancora, poi tenne sempre la testa ferma nella stessa posizione ma girò gli occhi verso di me per sbirciarmi; scoppiai a ridere e la afferrai, portandola giù con me a stenderci sul materasso.
Rimase appoggiata sul mio petto per diversi secondi, in silenzio, mentre io le accarezzavo il braccio.
«Sei pensierosa.» osservai infine, in un sussurro.
«Sto pensando a questa notte.» mi disse, senza peli sulla lingua, cogliendomi di sorpresa.
Si voltò e appoggiò il mento al centro esatto del mio petto per guardarmi negli occhi. Le sorrisi dolcemente e le accarezzai la guancia con due dita.
«Spero in modo positivo.» feci, ridendo per smorzare la tensione.
Ariel mi sorrise e poi annuì.
«È stata la prima cosa a cui ho pensato anche io non appena mi sono svegliato.» le confessai, facendola sorridere di più.
Le passai le dita tra i capelli e poi le feci scendere dietro la sua nuca, portandola più vicino a me con l'intenzione di baciarla ma Ariel me lo impedì.
«No!» fece, mettendosi una mano a coppa sulla bocca.
«Che c'è?» chiesi confuso.
«Non mi baci al mattino appena sveglia, non devo proprio avere un ottimo sapore!» esclamò, scuotendo la testa.
«Beh, questo lascialo dire a me...» insistetti, ma Ariel si oppose categoricamente.
«No, è una cosa che non tollero.» fece irremovibile. «Poi non mi vorrai più baciare...»
«Ariel.» la ammonii, guardandola di traverso. «Non succederà.»
«No, Louis. È una cosa su cui non transigo!» rimase ferma sulla sua posizione. «Quando mi sarò lavata i denti, potrai baciarmi.»
«E allora corri.» feci, togliendole la mano da dietro la nuca.
Le labbra di Ariel si curvarono di nuovo verso l'alto, mi scompigliò velocemente i capelli e poi schizzò fuori dal letto, correndo a razzo in direzione del bagno.
Mi guardai intorno e scoprii che il mio telefono non era da qualche parte sul pavimento, ma esattamente sul comodino alla mia sinistra.
Lo presi e controllai i messaggi; ce n'erano alcuni di Niall in cui mi diceva che sarebbe partito questa sera, alcuni delle mie sorelle e alcuni di Briana, la madre di mio figlio.
Quando aprii la sua chat, guardai la serie di video buffi che mi aveva mandato; nel primo Freddie correva nudo dietro al cane, e di conseguenza Briana correva dietro a Freddie e la madre di Briana dietro quest'ultima per riprenderli.
Nel secondo Freddie suonava una pianola improvvisandosi Beethoven, nell'ultimo guardava un mio video su YouTube, continuando a indicarmi e ripetere "papà".
"Dì ciao a papà" diceva Briana nel video.
Allora Freddie si girava verso di lei e agitava la manina ripetendo "Ciao papà".