Capitolo 59

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Piegai quel bigliettino in due parti, per poi andarlo a conservare gelosamente in un taschino del mio portafoglio, lo avrei tenuto con me per tutta la vita.

Il battito del mio cuore non ne voleva saperne di calmarsi, per quanto ad occhi estranei quel gesto sarebbe apparso semplice e banale, per me rappresentò un grande passo avanti.

Insomma era un semplice cioccolatino, ma stavamo pur sempre parlando di Harry e ciò rendeva quel gesto ancor più speciale.

Ritornai al bancone, dove un paio di persone aspettavano spazientite di essere servite.

"scusatemi" sussurrai imbarazzata.

"lo sai che nell'orario di lavoro non dovresti pensare ai cazzi tuoi?" sputò un uomo, evidentemente già ubriaco.

"cosa vuole?" domandai, evitando di rispondere alla sua provocazione, era pur sempre un cliente e io stavo lavorando.

"non fare la stupida ragazzina" sbattè il palmo sul bancone, facendomi sobbalzare "perchè nessuno fa quello che gli chiedo" urlò.

Dai suoi occhi era chiaro che non avesse ingerito solo alcool, avevo, a mie spese, imparato a riconoscere quando una persona aveva anche assunto droga.

"si calmi" risposi con tono basso, urlando alla sua maniera non avrei risolto nulla.

"calmarmi?"rise amaramente "e ci pensi tu dolcezza?" ammiccò.

"se ti prendo a pugni fino a farti svenire, l'effetto è lo stesso...vuoi provare?" sollevai il capo, notando Harry alle spalle di quell'uomo, sorseggiare tranquillamente la sua birra, ma il suo sguardo non aveva nulla di tranquillo.

Ero sempre più stupita da quanto quel ragazzo riuscisse a controllare le sue emozioni, ma avevo imparato anche a leggere attraverso i suoi occhi, con quelli non sempre riusciva a fingere.

"Styles" rise quel tipo "questa cameriera del cazzo non lavora bene" biascicò reggendosi al bancone, aveva bevuto così tanto, da non reggersi neppure in piedi.

"ti conviene andartene ora" digrignò Harry fra i denti, stringendo i pugni lungo i suoi fianchi "se vuoi farlo con le tue gambe"aggiunse con tono minaccioso.

Quel tipo, fortunatamente non aggiunse altro, probabilmente aveva intuito che Harry non stesse scherzando.

Rilasciai un sospiro, aprendo una birra per un signore che invece fu educato nel rivolgersi a me.

Harry era lì fermo, immobile, che continuava a fissare il punto in cui quell'uomo era scomparso dietro la porta.

"grazie" dissi, non appena rimanemmo soli.

"questo lavoro non fa per te" rispose inchiodandomi con il suo sguardo corrucciato e ancora infastidito.

"per il momento mi accontento" scrollai le spalle.

Ero consapevole di essere un pesce fuor d'acqua in quel posto, ma avevo bisogno di soldi per poter un giorno inseguire il mio reale sogno e il Green al momento andava più che bene.

La pazienza non mi mancava per sopportare la scortesia di certe persone, ovviamente nei limiti e poi avevo qualcuno che mi proteggesse in casi come quello di poco fa.

"accontentarsi non è mai la soluzione giusta" commentò sedendosi su uno sgabello adiacente al bancone.

"al momento non ci sono altre soluzioni e poi non voglio fare questo per tutta la vita" risposi, poggiando i gomiti sulla superficie del tavolo.

"già, Juliet la fotografa di Londra" parlò come se stesse leggendo un titolo di un giornale.

"ora ho la versione simpatica di Harry di fronte?" domandai ridacchiando.

Juliet [H.S.]  #Wattys2017Where stories live. Discover now