Capitolo 48

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La normalità, se così si poteva dire, era tornata.
Ripresi a lavorare costantemente al Green, chiedendo anche a Bill di poter recuperare le ore perse.
Nonostante la sua insistenza nel volermelo negare, fui più decisa di lui a volerlo fare lo stesso.
Lavorare mi distraeva molto, mi permetteva di non pensare al fatto che fosse sparito, di nuovo, per altri dieci giorni e avevo davvero un disperato bisogno di non pensarci.
Mi bastava la notte in cui la sua mancanza veniva a trovarmi come i mostri per i bambini, quindi se lavorando avrei avuto un pò di tregua, lo avrei fatto volentieri.
Megan notó il mio stato d'animo in quei giorni, le raccontai tutto alla fine, parlare con lei si era sempre rivelato positivo per me, ma purtroppo stavolta neppure le sue parole e i suoi abbracci, riuscirono a colmare la tristezza e il senso di vuoto che provavo.
I giorni passavano così, lavoro casa- casa lavoro, rifiutai tutti gli inviti di Meg ad uscire e spesso ignorai qualche messaggio di Will che in quei giorni mi tempestò, fra l'altro.
Mi limitavo a qualche semplice risposta banale, ma non appena la conversazione si spostava su altro, come la sua intenzione di portarmi in un maneggio di suo padre, lo liquidavo con la scusa del lavoro.
Mi sentivo orribile nei suoi confronti ma non avevo né voglia, né tanto meno la forza per parlarci seriamente, quindi rimandavo e rimandavo ancora.
"Oggi non hai scuse" ripeté per la terza volta Meg.
Non molto lontano dal centro di Londra, era stato organizzato una specie di falò all'aperto in un vecchio parco abbandonato, dove davano alcool a pochissimo.
Questa informazione mi spinse ancor di più a non accettare, ma Meg non sembrava affatto intenzionata a mollare la presa.

"non ho voglia di uscire stasera"ripetei ancora, mentre lavavo il pavimento del locale.

"lo hai detto per le ultime dieci sere Ju" sbuffò strappandomi la scopa dalle mani.

"bhe fai undici" risposi prendendo il secchio con l'acqua da terra e andandolo a svuotare nello sgabuzzino.

"no, non faccio undici" rispose indispettita inseguendomi "davvero Ju ti farà bene uscire, non puoi startene chiusa in casa per Harry"

"non è per Harry" risposi tirandole un'occhiataccia "posso aver voglia di stare sola?" chiesi retoricamente.

"no" rispose decisa "no quando so che il motivo è proprio lui"

"ti ho..."

"non provare a negarlo" mi ammonì "Juliet so che stai male, ma non risolvi nulla isolandoti dal mondo"

"lo so" sospirai, Meg aveva ragione, ma non riuscivo a fingere di star bene quando in realtà dentro mi sentivo persa senza di lui.

"quindi per stasera non accetto un no" sorrise trionfante.

"non ho accettato" risposi sbuffando.

"chi se ne frega" rise lei "ormai ho deciso già come farti i capelli"

"ah bhe allora" dissi sarcastica "Meg sei consapevole del macello che ci sarà la giù... con l'alcool a quel prezzo" aggiunsi cercando di convincerla.

"vorrà dire che me ne potrò compare a quantità industriali"rise.

"sei un caso perso" risposi ridendo poi con lei. "a che ora dobbiamo andare?"

"oddio siiii" urlò "non te ne pentirai Ju è la festa più divertente di tutte"

"speriamo" risposi titubante.

"comunque la festa parte dalle ventitrè"

"ah ok, allora finisco di lav.."

"ma che ti importa, posa quella mazza che già siamo in ritardo"

"sono le cinque del pomeriggio Meg" risposi sconvolta.

"appunto andiamo".


*****

Juliet [H.S.]  #Wattys2017Where stories live. Discover now