Capitolo 56

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ABEL

Erano un paio di giorni ormai che ero rientrata a scuola e gli sguardi stavano finalmente cominciando a calare. Mancava appena un giorno allinizio delle vacanze natalizie e tutti erano entusiasti all' idea di non venire a scuola per due settimane, tutti tranne me: mi piaceva venire a scuola perchè mi faceva credere di non essere malata, anche se tale convinzione si sbriciolava ogni qual volta ricevevo un' occhiata di troppo, ma era sempre meglio che passare tutto il giorno in casa ad autocommiserarmi, o peggio ancora all'ospedale. Se ero impegnata in qualcosa, come ad esempio la scuola, avevo meno tempo per pensare alla mia condizione, e ciò era un bene.
La giornata era giunta al termine, così uscii dalla classe affiancata da Anastasia e ci dirigemmo verso l'uscita. Scendemmo i vari scalini che ci avrebbero condotto al cancello, quando mi fermai di colpo; Anastasia, avendo notato la mia fermata improvvisa si voltò e mi guardò con aria interrogativa, non capendo perché lo avessi fatto. Fermo appena fuori dal cancello vi era l'ultima persona che mi sarei immaginata di poter vedere: Nicola, il mio ex fidanzato, che era stato appena raggiunto da Tiziano, mio compagno di classe, nonché suo migliore amico. Anastasia portò lo sguardo nella mia stessa direzione e quando vide chi stavo guardando strabuzzò gli occhi, stupita quasi quanto la sottoscritta.
< Cazzo, quello è Nicola?>, domandò voltandosi ancora una volta verso di me. Annuii, mentre continuavo a guardare il mio ex ragazzo con le sopracciglia aggrottate. Non dissi nulla alla mia amica, ripresi a camminare come se nulla fosse; quando gli passai accanto non feci assolutamente nulla, nè per cercare di farmi notare, nè per passare inosservata, mi limitai semplicemente ad ignorarlo. Mi fermai qualche passo più in là del cancello, dove abitualmente attendevo l'arrivo dell'auto di Derek. Venni subito raggiunta dalla mia amica, la quale mi guardava perplessa.
< Tutto a posto?>, chiese non riferendosi forse per la prima volta da qualche tempo a quella parte alla mia malattia. Lei sapeva quanto ero stata male dopo che Nicola mi aveva lasciato e probabilmente credeva che la sua vista mi avrebbe turbata, invece non era assolutamente successo, ero solo rimasta inizialmente stupita, tutto qua. 
< Certo>, risposi rivolgendole un sorrisetto, guadagnandomi una sua occhiata stranita. Portai le mani all'interno delle tasche della giacca sentendolo farsi sempre più fredde a causa delle basse temperature. Le mie mano erano sempre fredde, ma se non le avessi messe all'interno della giacca lo sarebbero diventate ancora di più.
< Non ti fa né caldo né freddo aver visto Nicola?>, domandò ancora, più stupita di quanto già non lo fosse. Scossi leggermenre la testa, lasciando un lieve sorrisetto ad incorniciare il mio volto, per farle capire la serenità con la quale avevo affrontato la vista di quello che per un anno e mezzo era stato il mio fidanzato. Ci eravamo messi insieme quando avevo 14 anni, sapevamo entrambi che la nostra storia non sarebbe durata, ma nonostante ciò il modo in cui mi aveva lasciato mi aveva ferita profondamente. I primi tempi ero quasi disperata ed inizialmente pensavo di odiare Derek, dato che era per colpa sua se Nicola mi aveva lasciato, invece dovevo essergli grata, dato che mi aveva fatto capire chi fosse veramente il ragazzo che credevo di amare, ma che avevo rivalutato difinitivamente solo dopo aver incontrato Valerio; prima quando pensavo all'amore pensavo alla mia storia con Nicola, mentre da quando avevo conosciuto Valerio quasi mi veniva da ridere al pensiero di quanto fossi stata stupida credendo di essere innamorata di lui. Non mi aveva mai fatto sentire come mi faceva invece sentire Valerio, con Nicola non avevo provato neanche un quarto delle emozioni provate con lui in un quarto del tempo passato insieme. All'epoca credevo che il periodo passato con Nicola fosse stato bellissimo, ma solo perché ancora Valerio Apa non era entrato a far parte della mia vita.
Considerate le mie condizioni di salute Valerio sarebbe stato il primo e ultimo ragazzo che io avessi mai amato, e andava bene così perché, anche nella più remota possibilità che io e lui ci fossimo lasciati definitivamente, e in quella ancora più remota che io non fossi morta nel giro di qualche tempo, ero sicura che non ci sarebbe mai più stato un ragazzo in grado di rubarmi il cuore come invece aveva fatto lui, considerato anche il drammatico periodo che entrambi stavamo vivendo durante il corso della nostra relazione. Molte persone passavano la vita intera alla ricerca dell'anima gemella, ma io l'avevo trovata quando avevo appena 15 anni e nessuno mai avrebbe potuto sostituirla, perché io avrei amato solo e soltanto lei. Nessuno mi avrebbe mai potuto dire che, solo per la nostra giovane età, il nostro non era amore: così come potevo morire a 16 anni potevo tranquillamente essere in grado di amare una persona.
< Se devo essere sincera fino qualche mese fa avrei reagito sicuramente in modo diverso, ma adesso ti giuro che non provo assolutamente più nulla nei suoi confronti, nemmeno odio>, le spiegai guardandola dritta negli occhi, cosa che facevo da quando avevo conosciuto Valerio; era un modo per avere un atteggiamento più sicuro di me ed era veramente funzionale.
Qualche secondo dopo, mentre la mia amica ribatteva, qualcuno mi chiamò e quel qualcuno non poteva che essere Nicola. Inutile dire che avevo riconosciuto subito la sua voce e poi era logico che fosse lui, dato che era a pochi metri di distanza da me. Voltai la testa verso sinistra, incontrando il suo sguardo. Rimasi un attimo a guardarlo, pensando a quanto fosse diverso sia fisicamente sia caratterialmente rispetto a Valerio: Nicola era biondo e con gli occhi occhi azzurri, mentre Valerio aveva sia i capelli che gli occhi marroni, anche se in determinate condizioni di luce questi ultimi risultavano quasi essere verdi. Non potevo negare che Nicola fosse un bel ragazzo, ma nulla in confronto a Valerio, in assoluto il più bel ragazzo sui quale si fossero posati i miei occhi.
< Ehi>, disse avvicinandosi a me e rivolgendomi un sorriso. Fino a qualche mese fa mi sarei sentita a disagio e probabilmente gli avrei chiesto come avesse potuto essere così tranquillo dopo ciò che era successo tra noi, ma in quel momento ero tranquillissima e assolutamente a mio agio.
< Ciao, Nico>, lo salutai rivolgendogli un sorrisetto. Anastasia mi salutò in silenzio muovendo leggermente la mano e se ne andò. Dopo che Nicola mi aveva lasciato Anastasia e Noemi erano andate da lui a dirgliene quattro; non sapevo esattamente cosa fosse successo durante quell'incontro, fatto sta che da quel giorno lo odiarono ancora di più, visto l'assoluto disinteresse che aveva dimostrato nei miei confronti. 
< Come va? Era un po' che non ci vedevamo eh>, incalzò per cominciare una conversazione. Era ovvio che fosse molto tempo che non ci vedevamo, era stato lui ad evitarmi in tutti i modi possibili. In verità avevamo cercato entrambi di evitare il più possibile un incontro, dato che ormai dopo un anno e mezzo ci conoscevamo abbastanza e sapevamo dove solitamente andava uno e dove l'altro. 
< Tutto bene>, mentii, in parte. Non andava bene perché avevo il cancro, anche se sembrava quasi che le mie condizioni stessero migliorando, ma al contempo andava magnificamente, grazie a Valerio. Era stato capace di rendermi felice sin dal primo momento in cui l'avevo visto, dato che pensavo fosse stata una fortuna  ritrovarmi in stanza con un ragazzo della mia età e non con un/una bambino/a. Valerio era la dimostrazione pratica che per rendere felice una ragazza non era necessario sommergerla di regali: era vero, mi aveva fatto una lunga serie di sorprese, ma non erano sorprese costose, erano state fatte con il cuore, ed erano in assoluto quella più belle. L'esempio più lampante era il quadro che mi aveva regalato per il mio compleanno: era assolutamente magnifico, difatti lo avevo attaccato sopra la testata del mio letto, ma lo era ancora di più perché a farlo era stato lui, mettendoci tempo, fatica, tanto impegno e forse un pizzico di amore. Preferivo 100 volte il fogliettino con su scritto il mio nome che mi aveva regalato quando eravamo ricoverati, subito dopo che avevo scoperto di avere il cancro, ad un qualsiasi altro oggetto supercostoso che avrebbe potuto regalarmi. Tralasciando sorprese e regali di qualsiasi natura, Valerio era stato l'unico in grado di farmi provare felicità nel periodo più infelice della mia vita, l'unico in grado di farmi sentire amata quando stavo perdendo l'amore che avevo provato verso la vita, l'unica luce che mi illuminava nei miei giorni bui. Valerio, ai miei occhi, non era un comune ragazzo della mia età, era molto di più: volendo usare una metafora era come il sole, dato che irradiava la sua luce affinché anche io potessi goderne e tale metafora era ancora più azzecata considerando il fatto che lui era il centro del mio universo. Io ero l'inquinata e malandata Terra che girava attorno allo splendido, vitale e raggiante sole.
< Tutto bene, tu?>. Risultai essere molto gentile e anche Nicola, stranamente, lo era.
< Tutto a posto. Sai, Abby,>, iniziò a dire cambiando espressione del viso, che divenne sicuramente più seria. Anche lui, come i miei genitori e le mie amiche, mi chiamava sempre con quel soprannome, che non mi piaceva molto, ma che era sempre migliore di quella che utilizzava Valerio per prendermi in giro. < Ho saputo de...>. Non concluse la frase, sembrava quasi che non riuscisse a dire quella breve parola che tanto incuteva terrore, tanto a me come a qualsiasi altra persona. < Sì, insomma, della tua malattia, e non sai quanto mi dispiace>. Aveva i suoi dolci occhi azzurri puntati su di me ed un espressione da cucciolo ferito dipinta in volto. Il suo viso dolce non ebbe alcun effetto su di me: temevo che rivedendolo sarebbero potute riaffiorare in me le vecchie emozioni provate nei suoi confronti, ma ciò non era avvenuto, dato che erano state surclassate ed addirittura eliminate da quelle provate per Valerio.
< Grazie>, risposi con il solito sorriso cordiale stampato sulle labbra. Come avrei dovuto rispondere altrimenti?
< Senti, se ti va un giorno di questi possiamo andare al parco insieme, come ai vecchi tempi>, propose, lasciandomi stupita. Con quale coraggio mi era venuto a chiedere di uscire?
< Nicola, non c'è bisogno che fai così con me solo perché ho un tumore. Mi ha fatto piacere rincontrarti dopo tanto tempo, ma ci siamo lasciati quasi un anno fa, non mi sembra il caso di continuare con questa farsa, o mi sbaglio?>.
Strabuzzò gli occhi, stupito dalle mie parole; sembrava quasi che si aspettasse che io mi prostrassi ai suoi piedi dopo il suo ritorno. Effettivamente per come era stata la nostra relazione poteva anche avere ragione a pensarla in quella maniera, ma ero cambiata molto da allora, grazie sia alla malattia, che mi aveva reso sicuramente più forte, sia a Valerio, che non aveva mai fatto nulla per imporre la sua personalità sulla mia, come faceva invece Nicola. Non che fosse un cattivo ragazzo, semplicemente mi ero fatta trascinare talmente tanto lui da perdere man di mano la mia personalità, mentre con Valerio riuscivo ad essere me stessa. Forse ciò era dovuto semplicemente al fatto che ero più grande rispetto a quando stavo con Nicola, sia di età sia di mentalità.
< È per quello con cui stai ora, non è così? Abel, tu non sai chi è in verità Valerio Apa, quello è un coglione!>, esclamò alternandosi leggermente e aprendo le braccia, ma non riuscì a sollevarle più di tanto per via dell'ingombrante e pesante giacca blu che stava indossando. Scossi leggermente la testa, un gesto istintivo per fargli capire che non ero assolutamente d'accordo con lui.
< In verità sei tu quello che non lo conosce, perché se così fosse non diresti certe cose. So che molte persone odiano Valerio e perciò le voci sul suo conto sono solo stupide dicerie>, affermai sicura di me stessa, ostinata a difendere il ragazzo che amavo dalle brutte voci che giravano sul suo conto. Nicola difatti non era stato il primo a definire il mio ragazzo un coglione, o in generale un cattivo ragazzo, ma Derek mi aveva spiegato che vi erano molti ragazzi che dicevano di odiare Valerio, ma lui, proprio come me, non ne trovava il motivo. Pensavo che l'unico ragazzo con il quale avesse una sottospecie di rivalità fosse quel Filippo Marri con il quale aveva avuto un principio di rissa la prima volta che uscimmo insieme, ma a quanto pareva mi ero sbagliata.
< Abel, dài retta: non è il ragazzo adatto per una come te. Lo sai che si droga?>, continuò alterandosi ancora un po', credendo che la notizia mi avrebbe sconvolta. Dovetti pensare qualche istante alla risposta da dare, dato che in base a quale avessi scelto lui avrebbe potuto continuare ad importunarmi parlando male del mio ragazzo.
< Lo so, ma questo non è assolutamente un problema; non è di certo una canna a fare di una bella persona come Valerio un delinquente>. Nicola strabuzzò gli occhi, a dir poco sorpreso. Ricordavo che quando ancora stavamo insieme mi arrabbiai molto con lui scoprendo che aveva fatto un tiro di spinello, e probabilmente anche lui si ricordava della nostra lite, mentre in quel momento ero assolutamente a mio agio al pensiero che il mio ragazzo facesse regolarmente ben più di un tiro.
< Io... io non ti riconosco più, sei così  cambiata...>, balbettò stupito.
< Da quando mi hai lasciato sono diventata molto più forte e sicura si me>.
< Abby, per favore, smettila di rinfacciarmelo: prova a capirmi, tuo fratello mi aveva minacciato ed ero impaurito>. Mi scappava da ridere sentendo le cavolate che stava dicendo e non riuscii a trattenere una risatina, che gli fece aggrottare le sopracciglia.
< " Eri impaurito">, ripetei con un sorriso amaro sulle labbra. < La verità è che a te non interessava nulla di me e l'ho capito proprio grazie a Derek>.
< Io ti amavo, Abel>. Dopo la sua stupida affermazione non riuscii a trattenere una seconda risata.
< No, Nicola, tu non mi amavi, altrimenti non saresti fuggito al primo problema che si è presentato. Sai quante difficoltà abbiamo dovuto affrontare io e Valerio? Sai quante volte Derek lo ha minacciato? A differenza tua lui è stato anche picchiato da Derek, ma nonostante ciò è sempre rimasto al mio fianco, sempre. Non si è mai arreso, nonostante le minacce, nonostante le difficoltà, nonostante le botte ricevute, nonostante io non abbia più un solo capello e nonostante abbia la consapevolezza del fatto che probabilmente morirò nel giro di qualche mese. Questo è amore, il tuo non lo era. E prima che tu possa dire quche cazzata del tipo "sta con te solo perché gli fai pena" fatti dire che non è assolutamente così. So riconoscere quali sono le persone che mi guardano come "Abel" e quelle come una ragazza con il cancro; Valerio fa parte del primo gruppo di persone, tu del secondo>. Dopo quel mio discorso era rimasto senza parole, tant'è che tra noi vi fu un momento di silenzio nel quale i nostri occhi chiari si erano incontrati. Erano dei bellissimi occhi, ma nonostante ciò non riuscivano a trasmettermi alcuna emozione.
Portò gli occhi al cielo e sbuffò, per poi tornare a guardarmi. Sembrava quasi che si fosse preso un attimo per poter ragionare sulle mie parole.
< Mi dispiace Abby, mi sono fatto prendere dal momento. Sono felice che tu abbia trovato un ragazzo che ti faccia stare bene e vedendo come sorridi quando ne parli sono sicura che le cose che si sentono sul suo conto siano solo dicerie. Ti chiedo ancora scusa>. Mi rivolse un sorriso, in assoluto contrasto con l'espressione stupita e il tono alterato che aveva fino a qualche secondo prima. Non era un cattivo ragazzo e questa ne era la dimostrazione lampante.
< Non fa nulla, Nico>, risposi rivolgendogli un sorriso, questa volta sincero.
Si avvicinò ulteriormente a me; se fosse stato un altro ragazzo sarei stata a disagio, ma con Nicola avevo confidenza, perciò ero tranquillissima.
< Spero con tutto il cuore che tu riesca a guarire>.
< Lo spero anche io, anche se la vedo dura>, ribattei chinando lo sguardo e passandomi la mano sinistra davanti alla metà sinistra del viso. Per far sì che tornassi a guardarlo poggiò un dito sotto il mio mento e portò su il mio viso, facendo incontrare di nuovo i nostri occhi.
< Tranquilla, sono sicuro che ce la farai, sei troppo bella e brava per andartene così presto>. Si chinò leggermente e mi lasciò un bacio sulla guancia, lasciandomi per un attimo interdetta da quel gesto inaspettato.
< Ciao, Abby>.
< Ciao, Nico>, lo salutai muovendo la mano mentre lui si avvicinava al suo migliore amico, che lo aveva aspettato   proprio davanti all'uscita del cancello e con il quale subito dopo si incamminò in direzione dei bar.
Feci un respiro profondo e qualche passo indietro fino ad arrivare ad avere lo zaino poggiato contro le ringhiere della scuola. Era strano che Derek non fosse ancora arrivato, solitamente era abbastanza puntuale, ma probabilmente aveva avuto qualche piccolo contrattempo. Chissà, forse c'era traffico, e abitando a Roma non era certo una novità.
Ruotai la testa a destra, sentendo il bisogno di far scrocchiare il collo, nonostante sapessi che i dottori consigliassero di non farlo. Tornai a guardare di fronte a me, ma mi voltai nuovamente perché mi era sembrato di vedere Valerio. Aguzzi la vista e vidi effettivamente il mio ragazzo parcheggiato e seduto sul suo motorino con il casco poggiato sulle gambe. Sorrisi vedendolo, ma lui sembrava che mi stesse fulminando con lo sguardo. Ancora col sorriso stampato sulle labbra mi avvicinai a lui, il quale non accennò a mutare neanche lievemente l'espressione seria.
< Ehi, Mr. Unhappy!>, lo salutai una volta arrivata abbastanza vicina da non dover urlare per potergli parlare.
< Ma come siamo seri>, dissi imitando giocosamente la sua espressione del viso.
< Quello era il tuo ex>, affermò con tono di voce basso, quasi cupo, senza nemmeno salutarmi. Mi voltai un attimo vedendo Nicola allontanarsi in compagnia di Tiziano, per poi riportare lo sguardo sul mio ragazzo, che sembrava tutt'altro che felice del mio incontro inaspettato.
< Sì, era Nicola; abbiamo fatto due chiacchiere, erano mesi che non ci vedevamo>, raccontai come se fosse una cosa di poco conto, e in effetti lo era, ma Valerio non sembrava pensarla allo stesso modo. Voltò lo sguardo, come a voler evitare di guardarmi. 
< Oh, non sarai mica geloso?>, domandai facendo una risatina, che però sembrò peggiorare la situazione.
< Poi mi spieghi cosa cazzo c'è da ridere>, disse serio continuando a fulminarmi con lo sguardo. La mia autostima diminuì sempre più, fino a farmi quasi stare male. Ero sconvolta dall' atteggiamento di Valerio e sentirlo rivolgersi così acidamente nei miei confronti mi fece tornare in mente il giorno in cui tentai il suicidio, creando in me un sensazione d'ansia mista al timore che poche volte avevo provato in vita mia.
< Vale, non è successo niente...>, provai a dire, ma questa volta fui lui ad interrompermi.
< E allora perché quello ti ha dato un bacio sulla guancia?>, urlò, quasi, indicando la direzione nella quale si trovava Nicola. Deglutii.
< Mi ha augurato di guarire presto e mi ha salutato, tutto qua. Vale, non esagerare, era un semplice bacio sulla guancia>, mi giustificai, ma Valerio sembrava arrabbiarsi sempre più.
< Ma cazzo, è il tuo ex, porca troia! Non ti deve nemmeno pensare quel lurido bastardo!>, urlò a denti stretti battendo la mano destra chiusa a pugno sul motorino. Ero pietrificata. Non era possibile che fosse così arrabbiato per ciò che aveva visto, sapeva che per me Nicola non significava nulla, avevamo già affrontato quel discorso, e allora perché quella brutta reazione? Inoltre non era mai stato geloso... Doveva esserci qualcos'altro che gli aveva dato fastidio, forse ciò che aveva detto lui nei suoi confronti, ma non ne avevo la più pallida idea.
Poggiò i gomiti sul cruscotto e si portò le mani davanti al viso; inspirò ed espirò profondamente per poi voltare nuovamente la testa e riprendere dopo qualche secondo a parlare con solo la fronte coperta dai palmi delle mani.
< Abel, ascolta, non ce l'ho con te... e nemmeno con quel coglione laggiù>. Alzò per un attimo la testa ed indicò con un breve cenno Nicola, che era ormai lontano. < Sono incazzato per altri motivi e me la sto prendendo ingiustamente con te. Scusami, ma sono veramente fuori di me. Sono venuto perché solitamente quando sto con te sono tranquillo, ma sono talmente furioso che stavo per far scoppiare addirittura una stupida lite tra di noi>, spiegò con tono di voce basso, strattonandosi lievemente i capelli arruffati, visto che aveva precedentemente avuto addosso il casco, che glieli aveva quindi fatti appiattire e arruffare tutti.
Sapevo che c'era qualcos'altro alla base della rabbia smisurata di Valerio, ormai lo conoscevo bene.
< Tesoro, cos'è successo?>, domandai allarmata posando una mano sulla sua schiena.
< Mio padre>. Si fermò un attimo, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Non parlava mai di suo padre, perciò mi allarmai. < Credo che lo rilasceranno>. Strinse i denti, lo vidi perché la sua mascella si contrasse, e contemporaneamente anche il pugno.
< A quel bastardo vanno tutte bene... gli avevano dato solo 10 mesi e poi lo rilasciano dopo tre? Loro sono più bastardi di lui, 'ste teste de cazzo!>. Strabuzzai gli occhi, non riuscendo quasi a credere a ciò che le mie orecchie avevano appena udito. Mi chiesi se la magistratura italiana fosse impazzita completamente prendendo la decisione di voler rilasciare un uomo che aveva quasi ammazzato la moglie ed il figlio dopo a malapena 3 mesi di reclusione. Era assolutamente assurdo. " Giustizia" sembrava quasi essere una parola scomparsa dal vocabolario.
< Come sarebbe a dire rilasciare?>.
< Mia nonna paterna, quella che abita in Calabria, ha chiamato mia madre e le ha detto che è stata contatta perché mio padre deve finire di scontare la sua pena con la detenzione domiciliare, dato che c'è un sovraffollamento delle carceri, o qualcosa del genere... nessuno ha capito veramente per quale motivo quel coglione è così fortunato>. Il suo tono di voce era carico d'odio, così come i suoi occhi; erano poche le volte in cui lo avevo visto così saturo di rabbia.
< Cosa? Questi secondo me sono completamente impazziti. Come diamine fanno a rilasciare un uomo che a suon di botte ha quasi costretto il figlio su una sedia a rotelle?>, urlai, ma subito dopo mi pentii di aver pronunciato quelle parole, o almeno le ultime. Quello doveva rimanere un segreto tra me e la dottoressa Maffei, glielo avevo promesso, ma purtoppo non avevo pensato prima di dare fiato alla bocca. Dapprima spalancai gli occhi, poi li strinsi forte, maledicendomi di aver detto qualcosa che non avrei mai dovuto dire.
< Ora non esageriamo: mi ha picchiato molto forte, ma non tanto da farmi finire paralizzato>.
< Ehm... già>. A seguito della mia risposta insicura Valerio mi guardò torvo, avendo capito che qualcosa non andava.
< Abel, c'è qualcosa che devi dirmi?>.
< Io? No no, figurati>.
< Pensavo che odiassi le bugie...>, incalzò, dato che per colpa della mia impacciataggine gli avevo fatto capire ciò che volevo nascondere. Respirai a fondo e cercai le parole adatte per spiegargli ciò che sapevo, per poi riprendere a parlare.
< Ehm, vedi... qualche settimana fa stavo parlando con la dottoressa Maffei e per sbaglio le è scappato detto che se tuo padre ti avesse dato un altro paio di colpi nei "punti giusti", o comunque così li ha chiamati lei, tu saresti potuto rimanere paralizzato. Amore, mi dispiace non avertelo detto, ma mi era addirittura passato di mente>. Valerio chinò nuovamente il capo, che scosse leggermente.
< Che merda>, sussurrò.
< Pensa se adesso fossi stato in sedia a rotelle, se tipo avessi le gambe paralizzate... probabilmente non ti saresti neanche messa con me, non saresti neanche voluta essere mia amica>, affermò dando voce ai suoi pensieri. Scoppiai in una fragorosa risata, guadagnandomi l'ennesima occhiataccia.

< A Vale', stai parlando con una che ha un tumore grosso quanto un pugno dentro la testa, secondo te mi sarei messa dei problemi per delle gambe paralizzate?>. Fece un sorrisetto sghembo che fece sorridere anche me.
< Mi ero scordato che non sei una ragazza superficiale, signorina " odio i ragazzi con i capelli lunghi>, disse con voce bassa e dolce, riferendosi al commento superficiale che avevo fatto subito dopo aver visto per la prima volta i suoi capelli, dopo che gli ebbero tolto le bende.
< Mi sarei innamorata di te anche se avessi avuto le gambe paralizzate e i capelli lunghi>, affermai utilizzando un tono dolce, perdendomi in quei suoi meravigliosi e dolci occhi. Fece un altro sorrisetto, poi tornò a guardarmi con quella sua espressione dolce che tanto mi piaceva.
Sfiorò la mia guancia con la sua mano fredda, provocando in me una seria di brividi che partirono dalla schiena e ricoprirono tutti gli arti.
<Ed io ti avrei amata anche se non avessi avuto il tumore>, sussurrò, e quella fu la cosa più bella che mi avrebbe mai potuto dire.

SPAZIO AUTRICE
Ho aggiornato e non sono passate due settimane, sarà forse un miracolo?
Cosa ne pensate di Nicola? Vi sembra sincero o secondo voi trama qualcosa?
Vogliamo parlare di quanto stia facendo dolce Valerio in questa storia? Mamma mia.
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e cosa succederà secondo voi. Un bacio.

Unhappy ~ SerchoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora