Capitolo 87

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Con un paio di occhiali riposanti, stavo seduta scompostamente sulla sedia del salotto, dinnanzi alla scrivania.
Erano le cinque del pomeriggio ed ero a casa, perche a Vinovo gli uffici si erano allagati, lasciando non soltanto me e gli altri senza un momentaneo posto in cui lavorare ma, Agnelli aveva non uno ma ben duecento diavoli a capello.
Va bene che la Continassa era in procinto di essere inaugurata ma, mi sembrava come tutte quelle volte che quando mi passava l'idea in testa di comprare un cellulare nuovo, perche magari quello che avevo in possesso iniziava a perdere colpi, poi quello puntualmente si rompeva, come a volersi vendicare di me e del fatto che stessi in un certo senso decidendo di sostituirlo per uno nuovo.
Che poi, per me i cellulari di base erano tutti uguali tra loro, ne compravo uno lasciandomi consigliare dal commesso di MediaWorld o di Euronics a seconda dove decidevo di andare e poi, finiva sempre che mi convincevano a comprare l'ultimo modello vendendomelo come il più innovativo in assoluto ma io, continuavo a farci sempre le solite cose anzi, con sta stronzata che i contatti si salvavano sul telefono perche mancasse poco che le schede telefoniche diventavano grandi quanto una lenticchia, mi ritrovavo sempre a lasciare il cellulare per due giorni a Mat chiedendogli di fare tutte quelle cose per farmi riavere i miei contatti telefonici, altrimenti sarei impazzita.
Guardai distrattamente i post-it, ne avevo di tutti i colori e tutti acquistati all'Ikea, e cosi come ogni volta che mi annoiavo leggermente passavo il tempo a disegnare fiorellini sproporzionati, sprecandoli inutilmente.
Con molta più calma di quella che mi caratterizzava, ero rimasta a casa spogliandomi giusto dopo aver ricevuto l'email d'avviso dalla società e mi ero messa a lavorare lì , sapendo bene che non sarebbe cambiato poi molto, a parte il fatto che mi sarei potuta mettere comoda come più volte in ufficio avrei desiderato.
Lavorare mi piaceva un sacco, mi teneva impegnata ed evitava che mi annoiassi, soprattutto da quando avevo conosciuto Paulo, certe cose che prima le consideravo interessanti lui, le aveva irrimediabilmente fatte diventare noiose.
Ad esempio il giovedi sera, prima di tornare a casa, passavo dal tabaccaio di fiducia o dall'edicola che ancora era rimasta con la saracinesca aperta e compravo l'enigmistica, divertendomi a ricercare tutte quelle parole poi, Paulo aveva iniziato a dire che era roba da pensionati e che avrei potuto impiegare il tempo a fare cose più interessanti come lo sport, certo perche ovviamente per lui lo sport era tutto.
"I cruciverba ti tocca farli quando avrai dolori alle articolazioni" e cosi si era beccato un bel dito medio da parte mia per aver insinuato che vivesse in me un'ottantenne.
Certo che però, erano già due mesi che non compravo più l'enigmistica e mi sentivo in colpa per essermi lasciata influenzare dal suo pensiero ridicolo ma, a mia discolpa potevo dire che tanto non avrei comunque avuto il tempo per poter cerchiare anche una sola parola.
Le lancette dell'orologio si muovevano tranquillamente,cosi come il cursore sullo schermo del mio laptop e la penna sui documenti a cui stavo lavorando.
Dovevo tenere bene a mente l'orario altrimenti avrei rischiato di sforare con il tempo e sarei rimasta senza spesa a casa con un bel frigorifero vuoto e l'idea di ordinare da asporto, proprio oggio non mi andava.
In realtà,non mi andava nemmeno di andare a fare la spesa perche fuori pioveva e mi scocciava dovermi bagnare però, purtroppo era qualcosa che ero costretta a fare soprattutto dal momento che Mat lavorando ormai assiduamente nello studio di mia madre, non aveva più lo stesso tempo libero di una volta.
Alle diciotto e trenta, staccai il cellulare dal caricabatteria e mi diedi, ancora una volta, una rapida occhiata allo specchio dell'ingresso.
Stavo andando al supermercato con una tenuta ginnica da vera scappata di casa.
I capelli erano raccolti con un cipollotto disordinato sulla mia testa e la felpa rossa della nike, quella di Paulo, copriva le mie esili spalle ormai diventate fortunatamente più muscolose.
Se mi avessero beccata in giro cosi conciata, avrebbero chiesto a Paulo se negli ultimi mesi avesse fatto dei controlli oculistici perché mi sentivo una zingara per come stavo mettendo piede fuori dal mio portone di casa ma, allo stesso tempo poco mi importava perché mi scocciava indossare i jeans stretti dato che oggi avevo scelto di vivere nel mio mood casalingo.
Con il carrello tra le mani, mi inoltravo in quei lunghi corridoi dell'esselunga, guardandomi un po qui e lì per cercare di capire cosa avrei dovuto comprate.
No, non ero tipo da lista della spesa e quando Mat la stilava al mio posto, io puntualmente la dimenticavo a casa e cosi finivo sempre per comprare settemila cose inutili e mai quelle che poi realmente mi bisognavano.
Ecco perché era Mat l'addetto alla spesa.
Mi vibrò il cellulare in tasca e lo afferrai rispondendo automaticamente.
-Pronto- risposi mentre afferravo un pacco di gallette dallo scaffale.
-perche non mi apri la porta?- mi domando Paulo
-sono al supermercato, te lo avevo scritto - scommettevo che era rimasto fuori la porta di casa.
Ben gli stava a fare il saputello con me, dato che poi anche lui aveva le chiavi del mio appartamento come un optional.
-vai a fare la spesa alle sette quando alle otto dobbiamo essere dai tuoi nonni?- dai miei nonni....e per far cosa?
-dai miei nonni?- gli chiesi confusa
-Gwen, mi ha chiamato nonno Mario pomeriggio...pensavo vi foste sentiti- guardai se avevo chiamate perse nel cellulare ma niente di niente.
-non ho chiamate, forse si sarà dimenticato di chiamare pure me- lo dissi risentita tant'è che Paulo rise di me e della mia gelosia.
-nena- mi disse dolcemente
-io comunque sono ancora qui, prendi un taxy e raggiungimi; a questo punto andiamo con la mia macchina- annui concordando con me.
Io già di mio non avevo voglia di fare la spesa, questo fu solo l'incentivo giusto per andare verso la cassa con due bottiglie di latte senza lattosio, altrimenti Paulo sarebbe stato male, un pacco di gallette di riso e una bottiglia di vino rosso, la più cara che c'era nella speranza che il prezzo fosse stato sinonimo di qualità perché di certo non pretendevo che al supermercato mi vendessero chissà quale vino pregiato .
Ecco la mia fantastica spesa.
Paulo arrivo dieci minuti più tardi, chiamandomi per capire dove avessi parcheggiato la macchina ed io, che invece lo vedevo bene dal mio posto, mi decisi a mettere in moto e ad andargli incontro.
Sali,allacciando immediatamente la cintura e si sporse a baciarmi come ogni volta che o io o lui salivamo nelle nostre macchine.
La strada per la casa dei miei nonni, volendo sarei stata capace di percorrerla ad occhi chiusi ma, Paulo mi fece fermare due volte.
Prima in una pasticceria per comprare dei dolci, anche se gli avevo detto che sarebbero stati in più, certa che mia nonna sapendomi a cena da lei avrebbe cucinato lo strüdel alle mele per cui andavo matta e poi, comprò dei fiori.
Ormai mi era ben entrato in mente che fosse una qualche tradizione argentina e mia nonna, si sentiva tornata indietro quando ai tempi forse anche mio nonno l'aveva corteggiata cosi.
E così Paulo con dei fiori era riuscito a conquistarsi le mie due donne della vita, con una velocità cosi impressionante che mi chiedevo se da un giorno all'altro non mi sarei dovuta sentire di troppo in quello che stava diventanto un trio indistruttibile.
Mia nonna era arrivata a fargli una pila di maglioncino di lana, dal lunedi al sabato della stessa settimana.
Paulo ne aveva quasi la stessa quantità di quelli che io mi ero collezionata in ventiquattro anni di vita.
-stai ancora pensando al fatto che i tuoi nonni amino più me che te?- ovviamente lo stronzo metteva il dito nella piaga anche se sapeva che non era assolutamente vero.
Nonno Mario È MIO.
Inutile che lui fosse Paulo Dybala, numero dieci della Juventus e quello che voleva, ero io la bambina preferita di mio nonno, nemmeno le mie cugine avevano lo stesso rapporto il che era parecchio da stronzi ma, che ci potevamo fare.
Certi legami nascevano per diventare indistruttibili.
-quando ti ruberò tua nonna, vediamo poi chi riderà tra i due- quasi sarei andata a prenderla con un volo privato tutto per lei, solo per poterla avere qui a Torino e conoscerla immediatamente.
Sapevo che avrebbe elogiato suo nipote, cosi come facevano e fanno i miei nonni.
Se ti sentivi giù di morale o credevi poco in te stesso, bastava che passassi una settimana dai nonni e mancava poco che tornavi con la convizione di saper sconfiggere la morte.
Per mio nonno Mario ero sempre io la prima della classe, pure che non avesse mai visto neppure una volta la pagella, poi ero la più brava a tennis, la più brava a corso di chitarra....la più brava in tutto.
Non c'era verso di fargli capire che seppure lo pensava non c'era tutto questo bisogno di annunciarlo al mondo intero ma lui, come al solito, faceva sempre di testa sua.
Quando parcheggiai davanti al palazzo, Ludovico il proprietario dell'edicola, stava appena chiudendo i lucchetti della saracinesca e quando mi vide lasciò tutto per venirmi ad abbracciare.
-Artemide- mi salutò. Ero uno dei pochi che mi chiamasse con il mio secondo nome e mi aveva rivelato che lo facesse perché era appassionato di mitologia Greca.
-Signor Rospelli- nella mia testa era sempre stato Ludovico,cosi come lo chiamava mio nonno ma io, gli davo sempre del lei in segno di rispetto anche per tutti quegli anni che ci separavano.
-sei sempre più bella- arrossi,come al solito e Paulo tossì in maniera cosi innaturale che sorrisi sapendo bene quanto odiasse non prendere parte nelle cose.
-le presento Paulo, il mio compagno- Paulo si fece avanti timido porgendogli la mano.
-Quand'è che vieni a giocare nel Toro?- si, Ludocivo era fantastico ma un difettuccio ce l'aveva, tifava per il Toro e quindi era un granata.
Paulo rise non sapendo effettivamente che cosa dirgli, l'ipotesi che avrebbe potuto giocare nel Torino football club era cosi bassa che non poteva nemmeno essere presa in considerazione.
Non che il Toro non fosse una squadra eccellente ma, Paulo si divertiva molto a segnare nei derby, come a sottolineare che il suo cuore era bianco e nero.
Bravo l'amore mio.
-salite su da Mario?- annui e poi lo salutammo citofonando al campanello del palazzo.
Quando entrammo dentro, gongolai internamente dal momento che mio nonno venne ad aprire la porta stringendomi tra le sue braccia, ignornado momentaneamente Paulo.
Uno a uno e palla al centro!
-tesoro, ma non dovevi disturbarti.... ma che bei fiori. Sei proprio un ragazzo spettacolare- si sempre la stessa storia.
Nonna è mia, chiariamo il concetto.
La tavola era già pronta e mia nonna si lamentò di vedermi vestita in tuta perché a lei piaceva sempre che fossi ordinata e graziosa, certo che però non disse nulla a Paulo che come me era in tuta perché veniva dagli allenamenti.
-ho saputo che sono venuti fino a Vinovo- Paulo annuì confermando la notizia di mio nonno.
-che è successo?- possibile che mancavo un giorno da lì e mi perdevo sempre le cose più eclatanti?
-sono venuti alcuni tifosi a spronarci. Penso che come al solito qualche giornalista avrà scritto delle demenzialità sulla delusione dei tifosi e loro sono venuti a Vinovo per dimostrarci che invece ci appoggiano e che lotteranno con noi- annui felice che avessero fatto una cosa cosi.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now