Alicia Dybala, stando a quello che si dice in giro su di lei, dovrebbe essere la donna più tranquilla di questo mondo, praticamente un'argentina fuori dai canoni latino americani o almeno questo era quello che pensavo prima di capire che forza della natura fosse. L'avevo incontrata una volta e parlato due volte,una a telefono e una faccia a faccia; differentemente da quello che mi sarei aspettata da me stessa,non mi ero lasciata prendere dal panico ed ero stata professionale o almeno cosi spero, è la madre di Paulo Dybala e probabilmente qualcuno si venderebbe un rene per incontrarla, ma rimane comunque una donna e una madre, tutto normale e poi se non le fossi piaciuta me ne sarei fatta una ragione,non si può piacere a tutti.
-chi è?- rispondo al citofono, trattenendo nella mano una tazza di mate, gentilmente rubata dalla confezione personale di Paulo che tiene a casa mia.
-hermosa, soy Alicia- a parte l'indiscutibile e riconoscibile accento argentino,simile a quello de figlio, la sua immagine mi si proietta velocemente nello schermo del video citofono e quasi i miei occhi sembrano voler abbandonare le orbite.
-ve abro la puerta, mi apartamento està en el octavo piso...escaleta b- le rispondo qualche secondo di ritardo e la osservo entrare e chiudere la porta accompagnandola.
Mi guardo velocemente intorno e corro a sistemare i cuscini sul divano, apro la finestra e spero che non trovi nulla di imbarazzante; dietro la porta e con la faccia incollata allo spioncino, aspetto che il suo volto si materializzi dall'altra parte della porta .
Forse sarebbe più educato,farmi trovare davanti la porta di casa?
Sciolgo i capelli e li raccolgo un po' più ordinati di prima e poi la attendo con il migliore dei miei sorrisi.
Quando sento l'ascensore suonare al mio piano e vedo le porte aprirsi, la dolcezza e il calore della sua persona mi abbracciando senza che io me lo aspetti e con un po' di fatica iniziale,ricambio come meglio posso.
-stavi riposando?- mi chiede, osservando la mia tenuta molto ma molto casalinga.
Le apro la porta di casa lasciandola entrare e le rispondo.
-no, stavo lavorando al computer in realtà- lei mi sorride e guarda l'ambiente in cui si trova.
Ma come fa a sapere che io abito qui?
-Paulo mi ha detto che sei stata male in questa settimana- le chiedo se vuole appoggiare la sua borsa nel divano e lei fortunatamente mi toglie dall'imbarazzo e si accomoda come se fossimo in completa confidenza tra di noi.
-ho avuto della febbre, nulla che non si possa sistemare con del tea caldo e una copertina- il che è davvero strano a Giugno,ma per me la febbre è una costante nella vita.
-le posso offrire qualcosa?- le chiedo e lei mi sorride negando con la testa e indicandomi lo spazio libero vicino a lei,nella quale mi vado a sedere.
-sono venuta, per conoscere meglio questa giovane ragazza che sta facendo perdere ,a poco a poco,la testa la mio bambino- non so come prendere la cosa, se esserne spaventata o lusingata.
-spero che questo non le dia disturbo- osservo ogni minimo dettaglio di questa donna e da una parte mi sento come se lei stesse facendo un passo verso di me, un passo per cosa?
-si querida, e dammi del tu per favore...potrei essere tua mamma- le sorrido grata ancora una volta per togliergli sempre dall'imbarazzo.
-forse una tazza di mate ci starebbe bene no?- lei sorride contenta
-hai del mate in casa tua?- mi domanda,alzandosi dal divano e seguendomi in cucina.
Quando apro il pensile del mobile della cucina, e ne tiro fuori la confezione ,palesemente argentina, del prodotto i suoi occhi ricadono immediatamente sulle due tazze.
-questa qui la conosco bene- la afferra e la osserva per un po'prima di poggiarla sul ripiano del tavolo
-se non ha la sua tazza personale,dice sempre che non riesce a gustarselo- mi viene immediatamente in mente la sua faccia, non lo vedo da ormai quattro giorni e ho evitato come meglio potessi, di sentirlo anche al telefono.
Disintossicarsi, è il mio modus operandi.
Ma poi,come si fa a disintossicarsi di una persona che piano piano, come le radici di un albero,si è fatto strada dentro di me.
-questa è proprio quella a cui tiene davvero di più, se l'è portata dall'Argentina al Palermo e non se ne è nemmeno separata quando è venuto qui a Torino, ti deve davvero voler bene per averla lasciata qui a casa tua- forse il suo tono voleva suggerirmi qualcosa che probabilmente da sola non avrei capito o forse semplicemente crede che suo figlio provi più di una semplice simpatia per me, ma allora sarebbe il caso di farle capire che stavolta non ci ha visto giusto,anche se a me piacerebbe di più come lo vede lei.
-non mi ha detto che fosse la sua tazza preferita, l'ha solo portata con se e l'ha lasciata li- le dico sincera.
-lui è fatto così, le cose le si devono tirar fuori con le pinze...non parla mai di se stesso o di noi- ah no? Allora il Paulo Dybala che conosco io chi caspita è ?
La donna,forse leggendo della confusione sul mio volto continua a parlare.
-quando conobbe Antonella, tutti ne eravamo all'oscuro e seppi che ci fosse una donna nella sua vita per l'inconfondibile fragranza di profumo femminile sulle sue maglie- mi immagino una Alicia ad annusare il tessuto delle magliette del figlio,come se fosse una delle migliori spie dell'FBI.
-davvero non aveva mai fatto riferimento a lei?- gli chiedo sbalordita
-mai, lo sentivo parlare al telefono quando tornava stanco dagli allenamenti,ma dovevo far finta di non sapere nulla,altrimenti lui non me lo avrebbe mai più detto..poi un giorno tornò a casa con una piccola fragola rossa sotto il collo e fu,in un certo senso, costretto a dirmi una mezza verità- verso dell'acqua calda nelle tazze e il resto lo fa lei,che tra le due è indubbiamente la più esperta.
-da quello che mi è sembrato, anche lei deve essere una persona abbastanza riservata- Alicia storce un po' la bocca e mi incuriosisce sapere cosa ci sia tra di loro che non le faccia andare d'accordo come invece credevo e supponevo.
-mio figlio non è un santo ma lei non è più la ragazza che avevo conosciuto anni fa- praticamente una versione più spicciola di quello che mi disse Paulo.
-posso dirle una cosa?- lei annuisce e mi sorride
-premetto che,non conosco Antonella e forse nemmeno Paulo,non so nemmeno cosa ci sia stato e cosa c'è ancora tra i due, ma forse si amano ed è solo la distanza che li ha cambiati e devono solo cercare di capire come prendersi nuovamente e come incastrarsi- lei mi guarda e poi inaspettatamente mi accarezza il volto,la sensazione delle sue mani morbide e calde mi fa sentire come se mia mamma in questo momento mi stesse coccolando.
-Nebra- mi chiama con questo piccolo soprannome
- ci sono cose che una mamma non vorrebbe mai vedere, cose per cui un giorno quando anche tu avrai un bambino, preferirai cavarti gli occhi piuttosto che vedere e dover fare i conti con qualcosa che se provi ad afferrarla da un lato,ti scappa dall'altro- osservo i suoi occhi,diventati in piccola parte più tristi e mi chiedo cosa di tanto cattivo ci sia,che la faccia stare male.
-Paulo è un ragazzo responsabile,non farebbe nulla di cosi avventato che potrebbe mettere in discussione il suo sogno- le dico automaticamente,difendendolo non so nemmeno io da cosa.
-il suo sogno verrà sempre prima di tutto, ce ne siamo fatti una ragione tutti quanti...molto più io che sono sua madre e l'ho visto andare via di casa che aveva solo diciassette anni, ma Nebra,io parlo di questo qui- porta la sua mano all'altezza del mio cuore
-questo qui, se lo spezzi...sarà difficile imparare nuovamente a farlo funzionare- mi torna in mente la frase che mi disse Paulo un pomeriggio mentre mi accompagnava a lavoro "certe perdite non le supererai mai" non so se facesse riferimento a se stesso o alla madre,ma aveva gli occhi cosi espressivi e tristi che ricordo mi si accapponò la pelle e adesso anche lei ha il suo stesso sguardo.
-io non ci capisco nulla di amore- le confido, ammettendo una verità con cui devo fare i conti.
Non ci capisco nulla e forse mai ci capirò qualcosa.
-sei giovane nena e hai tanto tempo per incontrare il tuo uomo...forse lo hai già incontrato ma non te ne sei ancora accorta- mi sorride e si tocca la collanina che porta al collo.
-i tuoi occhi somigliano molto a questo- mi mostra il famoso anello con la pietra azzurra; guardarlo mi fa un certo effetto perché so che storia ci sia dietro.
-lo so, me lo ha detto Paulo- sussurro più a me stessa che a lei
-Paulo ti ha guardato da cosi vicino?- arrossisco immediatamente. Lo sapevo che dovevo combinarne una delle mie e mettermi in situazioni di non ritorno.
-nonono, cioè...no davvero ,noi non- lei mi sorride e poi mi accarezza le mani.
-querida, respira...non c'è nulla di male- cosa?! No!
-no davvero, noi non abbiamo fatto nulla..lo giuro, io ho solo fatto un gesto carino nei suoi confronti quando stava male per la storia della lite con Antonella e io-mi interrompe annuendo
-e tu lo hai portato in quel posto magnifico, ho il cellulare pieno delle foto che mi ha inviato- lo prende dalla borsa e mi fa mostra tutte le foto che Paulo gli ha inviato, in alcune ci sono semplicemente io mentre rido e non mi rendo nemmeno conto che mi stia fotografando.
-non sapevo che lui mi stesse facendo delle foto- lei mi sorride
-te l'ho detto no? A volte lo incontri ma non te ne rendi conto- mi bacia la guancia e a me sembra che mi stia prendendo fuoco in quel punto.
Preferisco di gran lunga spostare la conversazione su altro, cercando di farmi raccontare quante più particolarità del suo posto e del suo popolo.
-mi avevi detto che tuo padre e tua madre sono stati in Argentina per parecchio tempo-annuisco addentando un piccolo biscotto
-si,per due anni circa. Io non ero ancora nata e sono andati via perché la mia mamma stava iniziando il sesto mese di gravidanza e mio padre ci teneva parecchio a fare in modo che avessi la cittadinanza italiana- effettivamente gliel'ho sempre detto che mi sarebbe di gran lunga piaciuto avere entrambe le cittadinanze ma,mio padre è uno di quei italiani che nonostante tutte le disgrazie che ci stanno in questo Stivale, alla fine dice sempre che se lo si vuole i pregi sono molti più dei difetti.
-Sei mai ritornata in Argentina?- mi chiede
-purtroppo no, ho viaggiato tanto ma ho per lo più visitato l'Europa e sono stata in Africa con i miei genitori, sempre per una missione umanitaria ma ricordo poche cose perché avevo otto anni- ripensare ai bei momenti in giro per il mondo mi mette sempre di buon umore.
-sono sicura che ti piacerebbe anche se è molto diverso da qui- annuisco e ne sono convinta anche io.
-Paulo dice sempre che se potesse,porterebbe un po' di siciliani qui a Torino e si riempirebbe il palazzo giusto per sentirsi un po' a casa- lei ride e appena ingoia il sorso di mate mi racconta una breve storia.
-quando siamo arrivati a Palermo, io non sapevo minimamente parlare l'italiano e ancora meno l'inglese...per cui sono rimasta a casa per un mese intero e quando andavo con lui al supermercato,compravamo sempre il doppio di tutto cosi che semmai sarebbe finita la prima confezione,ne avrei avuta un'altra di scorta,anche quando Paulo era agli allenamenti e non poteva di certo fare qualche commissione per la sua mamma. Un dià ,mi stavo davvero annoiando e conoscendo i miei bambini sapevo che ,se gli avessi fatto trovare le empanadas sarebbero stati felici, avevo tutto a casa tranne quella benedetta farina che era fondamentale e quindi,o avrei dovuto rinunciare alle empanadas o avrei dovuto fare qualcosa a riguardo. Ovviamente, ci rinunciai immediatamente perché non sapevo nemmeno che cosa fare e che cosa prendere per arrivare al supermercato- me la immagino tutta scontenta di non essere stata in grado di fare felici i suoi figli o bambini come li chiama lei.
-ma nena,io mi stavo davvero annoiando e quindi ho pensato che almeno se avessi sistemato qualche fiore nel giardino, avrei impiegato del tempo e sarei stata al sole come piace a me- e a me,avrei voluto aggiungere.
-stavo annaffiando uno di quei cactus enormi, per cui Paulo crede sempre che possano sopravvivere anche senza un goccio d'acqua, tesoro lui non ha proprio il pollice più verde del mondo- scoppio a ridere
-sarebbe capace di far morire anche le piante finte- devo davvero tapparmi la bocca per evitare di ridere forte
-se sa che racconto queste cose di lui,mi manderebbe in Argentina con il primo volo- le sorrido e penso che,assolutamente no,non lo farebbe mai.
-non penso proprio, in caso vieni qui ad abitare da me- gli dico spontaneamente facendola sorridere
-dicevo che...ah si, stavo annaffiando le piante e una vicina di casa stava appendendo i vestiti fuori e mi ha salutato, io ho alzato la mano e speravo che non iniziasse a parlare perché altrimenti non avrei saputo che fare ma, lei ha iniziato a parlare e io a tratti capivo qualcosa ma ero davvero confusa e anche dispiaciuta di non poterle rispondere e quindi per non apparire maleducata le ho risposto in Argentino e lei ha iniziato a parlare mettendo la s in tutte le parole e mi sembrava di impazzire- tipico dell'italiano medio.
-incredibilmente lei mi aveva capita ed era scesa a portarmi il caffè- fa una faccia imbruttita al ricordo
-non ti piace il caffè?- le chiedo automaticamente
-povero il mio stomaco, mi chiedo sempre come facciate a non avere mal di pancia- sorrido capendo che faccia riferimento al gusto forte ed intenso, anche Paulo si rifiuta assolutamente di berlo.
-Nebra, lasciami dire che non solo ebbi la farina e feci le empanadas per Paulo ma fu tipo come cucinare con mia cugina, non ci capivamo chissà quanto ma la preparazione della pasta fatta in casa è mondiale ,più o meno uguale da tutte per parti del mondo- Laguna Larga-Palermo in un attimo.
-qui mia mamma, sono rare le volte in cui mi fa la pasta fatta in casa, generalmente solo quando mia nonna viene ad abitare da noi per un mese- le dico e sorrido al ricordo di mia nonna con le mani sporche di farina.
-quando venni a Torino, l'italiano lo conoscevo sicuramente meglio e potevo andare al supermercato e muovermi con più facilità ma forse per questa concezione del vicino che abbiamo noi e che hanno giù in Sicilia,la domenica mattina ho citofonato al vicino di casa del piano di sotto,chiedendogli un pacco di zucchero...mi ha sbattuto la porta in faccia- mi mortifico,anche parecchio.
Okay non siamo proprio il popolo più ospitale d'Italia ma nemmeno, i cafoni come il tipo di prima.
-mi dispiace- le dico sorridendole e sentendomi un po' in difetto
-meglio andare direttamente al supermercato- rido insieme a lei e purtroppo non devo far altro che concordare.
Meglio andare direttamente al supermercato.
-glielo dissi subito che se avesse avuto bisogno non doveva citofonare al vicino del piano di sotto, forse provare con quello ancora più giù ma Paulo mi disse che Torino per quanto fosse una città italiana,non era Palermo e dovevo farmene una ragione- poggia la tazza vuota sul tavolo e mangia un biscotto pulendosi immediatamente dopo le mani
-se suoni al campanello di casa mia e trovavi mia madre, lei ti avrebbe dato tutto lo zucchero che volevi- proprio così,mia madre è sicula per padre e ovviamente a lei piace, sempre ,avere qualcuno su cui poter contare,anche nei casi in cui le manchi lo zucchero per farmi i dolci che mi rendono felice.
-spero un giorno di poterla conoscere, tuo padre l'ha descritta come la donna migliore del mondo- mi si scalda il cuore a sapere queste cose. Che i miei si amino non è un mistero,anche perché mio padre dice sempre che ogni mattina trova sempre qualcosa di nuovo in mia madre di cui si innamora perdutamente.
-sono molto innamorati- le dico contenta
-come me e il mio Adolfo- si tocca la fede che porta ancora al dito e io penso a quell'uomo che davvero,davvero avrei voluto conoscere.
-Paulo è molto legato a voi- lei sorride contenta e annuisce
-anche noi siamo molto legati a lui, sopratutto suo padre che lo guarda sempre dal cielo e lo protegge anche quando io sono a Laguna Larga- sento i miei occhi inumidirsi.
-il suo sogno sapevo me lo avrebbe portato lontano,ma vederlo sorridere vale la pena di tutte quelle sere a cena da sola a guardarlo dalla tv o dal computer- la abbraccio di slancio,cercando di confortarla.
-come mai non viene a vivere qui in Italia?- le chiedo
-a Laguna Larga c'è mio marito, mia madre e tanti altri miei familiari, ho il mio cagnolino che mi tiene compagnia e sopratutto ho tutte le mie abitudini- capisco che cosa voglia dirmi e da un lato anche io avrei voluto rimanere a casa senza sconvolgere totalmente la mia vita.
-Paulo ha sempre chiesto che io lo seguissi, ma sta crescendo e il suo sogno lo sta cambiando e se cambio anche io,finirò per non avere mai più il mio bambino, invece cosi,quando torna a casa in Argentina,li tutto quello che è stato importante prima di arrivare qui, me lo riporta indietro a quando ancora si sbucciava la ginocchia con lo sterrato davanti casa e a tutti quei pantaloni strappati.-
Hola amori miei
Alicia Dybala è...non ci sono parole che le rendano giustizia e che siano adatte per descriverla.
Nella mia testa,la immagino come una donna severa al punto giusto ma che ama incondizionatamente i suoi figli, in modo particolare il suo bambino piccolo che ,lasciatemelo dire ma, Paulo Dybala stravede per sua madre e non c'è ragazza che tenga.
D'altronde in parte è giustissimo che sia cosi, non la vede mai o comunque la vede poco ed è l'unico genitore che gli è rimasto e che lo ha cresciuto assumendosi tutte le responsabilità e le conseguenze delle scelte ,giuste o sbagliate che siano potute essere state.
Credo sia palese, il mio amore per la donna argentina e per l'Argentina in particolar modo, forse è il caso di dire che Paulo è stato la famosissima ciliegina sulla torta, del mio amore per i sudamericani che fidatevi di me, sono persone che ti migliorano le giornate e che trovano sempre la soluzione a tutto.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ❤️,come vi avevo anticipato ,Alicia sarà un personaggio con cui ci incontreremo parecchie volte e ogni volta ci racconterà un piccolo pezzo dello sfondo del puzzle.
Ci vediamo 👋🏻 al prossimo capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate e che immagine di Alicia vi siete fatti ?
❤️❤️

STAI LEGGENDO
Fino Alla Fine
FanfictionLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...