Il mio sguardo rimane fisso su di lei, mentre fa la sua entrata nel ristorante, con una classe e una naturalezza che io posso soltanto sognarmi.Sorride, sorride tranquilla con la sua amica, che le indica dov'è il festeggiato in quel momento.
Seguo ogni suo sguardo e movimento, mentre avvicino il bicchiere quasi pieno di spumante alla mia bocca, facendolo scendere veloce giù per la gola e bevendolo tutto d'un sorso.
"Cazzo, Michela... " sento sussurrare Roby, che poi si gira verso di me e poggia entrambe le mani sulle mie spalle.
"Che ci fa lei qui?" le chiedo, ma quasi le parole non mi escono dalla bocca.
"Non lo so. Ti assicuro che non era invitata. E non sapevo fosse in città. Sarà venuta con Michela" dice velocemente.
"Guardami", mi dice poi, invitandomi a girare lo sguardo di fronte a me.
"Sta' tranquilla. Non succede niente", mi sussurra, per poi darmi un bacio sulla guancia e lasciarmi, perché la buona educazione invita ad accogliere gli ospiti.
Così torno alla mia visione attenta.
Sta salutando le ragazze, saluta Roby con un abbraccio stretto e sincero e un piccolo fastidio mi colpisce allo stomaco, ma non posso essere gelosa.
In fondo, lei conosce tutte loro da prima di me, sono amiche, e di certo la rottura con Paulo non rompe anche la loro amicizia.Poi la seguo con gli occhi, mentre lei, con lo sguardo, cerca qualcuno in sala e lo trova, dopo pochi attimi passati a cercare l'obiettivo: Paulo.
Sposto lo sguardo su di lui e lo trovo a scherzare animatamente con Gonzalo e Juan, anche loro, con un bicchiere tra le mani.
Viene raggiunto pochi attimi più tardi da Daniele, che saluta tutti, ed è in quel momento che anche lui la vede.
Smette di ridere, stringe un po' gli occhi per scrutare meglio, ma non ha dubbi, è proprio lei.
Si guardano per qualche secondo, poi lei viene chiamata da Claudio e i due si salutano con calore."Tutto bene?" sento dirmi da Simona, che sbuca da dietro, mentre mi accingo ad afferrare un altro bicchiere da un vassoio di un cameriere di passaggio.
Le rispondo guardandola, e mandando giù anche il secondo giro.
Mi brucia la gola, ma non tanto quanto il mio stomaco, per la scena che continuo a guardare."Ehi, smettila", mi dice poi Simona, togliendomi il bicchiere dalle mani, anche se è già vuoto.
"Calmati. Non hai niente da temere", continua, ma non riesco a distogliere lo sguardo da lui.
"Non ha smesso un attimo di guardarla. Guarda tu stessa", la invito a girarsi, e in pochi secondi ci troviamo entrambe che abbiamo gli occhi fissi su di lui che ha lo sguardo serio e fisso su di lei che nel frattempo guarda di nuovo lui che al mercato mio padre comprò.
Si degna, dopo minuti passati a guardarla, di cercare me con lo sguardo, ma non riesco a stargli dietro.
Mi sento male, così vado in bagno, accompagnata da Simona, e accelerando nel momento in cui sarei passata quasi davanti a lui e ai ragazzi."Scappare non risolve niente, Bea. E' un comportamento stupido", mi dice subito la mia amica, una volta chiusa la porta del bagno alle nostre spalle.
Poggio le mani sul bordo del lavandino, di fronte ai due bagni, per uomini e donne, che mi ritrovo alle spalle.
Mi guardo allo specchio, sono pallida, gli occhi stanno per scoppiare, e quel poco colorito che mi aveva fatto compagnia per tutta la sera per le attenzioni ricevute, mi aveva abbandonata.Vedo Simona avvicinarsi piano, e mettermi una mano sulla spalla ma mi svincolo.
Come sempre in queste occasioni, allontano tutti e non voglio essere toccata.
"Dai... Sfogati con me. Ti do qualche minuto. Perché poi arriverà lui, lo sai vero?" mi chiede.
"Hai visto come la guardava? No, come cazzo la guardava? E lei, l'hai vista? Come posso, come posso io competere con lei, si muoveva con una naturalezza che io non avrò nemmeno in un'altra vita, e con tutta tranquillità lo ha cercato con lo sguardo, sorridendogli una volta che anche lui abbia ricambiato. Come posso fare? Siamo sempre punto e a capo, e lui continua ad avercela sempre qui!" grido, toccandomi le tempie.
"Ora mi spiego il silenzio di questi giorni, la freddezza... Lui sapeva che lei era qui, che era tornata a Torino, si saranno visti, ed io... io che cazzo continuo a starci qua?! Andiamo via, ti prego", le dico, sul punto di scoppiare.
Sta per replicare, mentre cerca di calmarmi, ma un rumore di porta che si apre attira la nostra attenzione.
Paulo entra e si chiude la porta alle spalle, fissandoci.
Fissandomi.
"Dio, non vi trovavo più..." dice, e nel suo tono di voce sento una tensione assurda, che mi ricorda quella della cena a casa di Claudio, quando mi ha raggiunta in bagno, prima di baciarmi, per la prima volta.
E' il posto della tensione, il fottuto bagno.
Simona mi stringe una mano sulla spalla, invitandomi a guardarla.
"Io vado..?" mi chiede, e non capisco se è più una domanda o un'affermazione, ma io annuisco.
Mi dà le spalle, attraversando il bagno e supera anche Paulo che, per qualche secondo, la guarda interrogativo, per poi tornare a guardare me.
Si avvicina piano, titubante, e silenzioso.
"Come stai?", mi chiede in un sussurro, una volta soli.
"Alla grande", gli rispondo, tornando a poggiare le mani sul bordo del lavandino, ma continuando a guardarlo dallo specchio.
E' spaventato, imbarazzato, senza parole, e negli occhi gli leggo lo stesso sguardo del pomeriggio in cui ho trovato la scatola a casa sua.
E' spaesato e non sa cosa dire."Come stai..." mi ripete, continuando ad avanzare verso di me.
"Come devo stare, Paulo - esplodo, girandomi verso di lui - Come stai tu, dovresti dirmi. Ti ho visto come la guardavi, ho visto la tua reazione".
"Non sapevo che venisse" fa per toccarmi il braccio e avvicinarmi a lui, ma mi allontano d'istinto.
Rimane interdetto, e lascia cadere il braccio, senza smettere di guardarmi, dritto negli occhi, ma io non riesco a ricambiare.
Potrei scoppiare all'istante, e non voglio farlo davanti a lui.
"Vi ho visti... come vi siete guardati... e come hai continuato a guardarla tu, anche dopo che lei ha distolto lo sguardo".
"Mi dispiace, non volevo - comincia, e io rido nervosa, sarcastica.
"Guardami - mi dice, avvicinandosi di nuovo.
"Ehi - continua, prendendomi la mano e posizionandosi davanti a me, mentre io mi appoggio piano al bordo di marmo, e lo lascio fare.
"Non me lo aspettavo, ok? E prima di stasera non ci eravamo più visti... Non la vedo da quando ha lasciato casa mia ed è tornata in Argentina. Non mi aspettavo che fosse qui, né in città".
Parla lentamente, cercando ancora il mio sguardo, mentre io ho gli occhi fissi in un punto a caso sul suo maglione."Bea... ti prego, guardami" mi intima, con voce seria, e io lo accontento.
I suoi occhi, cazzo i suoi occhi sono due pozze verdi, scure.
Sono spaventati e lucidi, ma so che mi ci posso rispecchiare, perché anche i miei sono così.