"E se ho rotto certi legami è perche qua
va tutto a puttane" cit. Daydream, Gemitaiz."Sai, ho sempre pensato che la vera amicizia si riconosca solo dopo anni e anni insieme...ma con te ... non so, quando mi hai guardato la prima volta è come se mi fossi entrata dentro, è stato diverso..." Davide disse quelle cose in un tono così dolce, ci conoscevamo da così poco tempo ma è come se lo conoscessi da sempre. "Piantala, mi sta venendo il diabete" dissi dandogli un buffetto sul braccio. "Ah è così eh? Per una volta che dico una cosa carina, e ritienite fortunata perché non so mai così." Sembrò quasi offeso, ma non lo era, ci mise soltanto un pizzico di ironia in quelle parole. "Ma infatti lo apprezzo, ma.." esitai un attimo abbassando lo sguardo. "Ma?" Mi incitò. "Ma io ho una certa idea di te, e quell'idea mi piace." Dissi guardandolo negli occhi. "Davide, non sono come pensi, sono più difficile di quanto tu creda." "L'notato, ed è per questo che ti frequento". Emisi un suono che somigliava ad una risatina nervosa, ma non risposi. Sentivo il sangue arrivarmi velocemente alle guance e sudavo freddo: Gemitaiz in persona mi aveva fatto capire che mi apprezzava. "E pensare che fino a una settimana fa pensavo che fossi un ragazzo decisamente più freddo." mi decisi infine a dire. Rise: "Non è che sono un ragazzaccio solo perché ho dei tatuaggi , o perché mi fumo le canne, le persone non sono sempre quello che sembrano." Io annui, in effetti aveva ragione, solo che con lui non riuscivo a lasciarmi andare.
Più tardi, tornammo in città a comprare gli amplificatori nuovi. Salimmo sulla sua macchina, era una Mercedes grigia, non so che modello, aveva i sedili in pelle ed era piuttosto ordinata, di sicuro più della mia. Quando gli chiesi se potevo guidarla mi rispose con un secco: "La mia macchina non se tocca".
Alla fine riuscimmo a trovare gli amplificatori e tornammo a casa. Durante il viaggio di ritorno Davide mi chiese una cosa insolita:"Senti, mi hanno chiesto di aprire il concerto di non so ancora chi all'Heineken Jammin' Festival tra tre giorni...non ho idea del perchè abbiano chiamato me, comunque volevo portare anche quella canzone che ti ho fatto vedere ieri e mi servirebbe un chitarrista. Te andrebbe? me salveresti la vita." Indugiai un attimo. Era il Jammin' Festival, e non un semplice concerto di quartiere. Non potevo mica dire di no. "Certo" risposi. "Dovremmo provarla un po', ma non è così difficile e sono sicuro che ce la farai..." riprese Davide "So che la chitarrista non è quello che vuoi fare nella vita ma mi sembra comunque una bella esperienza no?" Disse lui sicuro. "Sisi, ovvio". Era esattamente quello che avevo pensato...in fondo non mi avrebbe mica distratto troppo dal ballo no?
Tornati a casa mangiammo qualcosa e poi io andai in palestra ad allenarmi con il gruppo; la sera la passai con Davide ad esercitarmi con la chitarra. Andai avanti così per tre giorni e, nonstante i ripetuti sforzi, l'assolo che avrei dovuto fare non mi veniva. Davide e gli altri che suonavano con noi erano visibilmente preoccupati, e mi sentivo parecchio in colpa, soprattutto perchè non c'era tempo di trovare qualcun altro al posto mio. La mia filosofia diventò "O la va o la spacca". Male che vada, avrei fatto una figura di merda , perchè di figura di merda si trattava a livello nazionale e mondiale.
Arrivò il giorno del festival. Ero eccitatissima. È una sensazione che mi prende ogni volta che non so bene un pezzo col quale mi devo esibire: preferirei fingere un malore e mollare tutto ma, alla fine, non lo faccio mai. E non lo avrei fatto neanche questa volta, non potevo mollare Davide.
Da dietro le quinte ci chiamarono, o almeno lo chiamarono, la gente urlava. Salimmo sul palco. Giuro, credo di non aver mai visto tanta gente in un luogo solo. Occupava tutto un enorme prato. Mi era capitato di esibirmi davanti a una grande folla , alle gare di hip hop ad esempio, ma mai di queste dimensioni. Cominciai a tremare, il cuore mi batteva all'impazzata e, ovviamente, mi veniva da vomitare. Dal pubblico si sentiva: "Gemitaiz! Gemitaiz! Gemitaiz!", lui salutò e partimmo. Andò tutto bene, poi arrivò il momento dell'assolo. Come Davide smise di cantare si girò verso di me con lo sguardo preoccupato, io andai avanti e per fortuna andò tutto benissimo; quando, verso il finale, Davide si rese conto che non stavo sbagliando nulla mi guardò con un sorriso soddisfatto e riprese a cantare. Ce l'avevo fatta.
Dopo la canzone dj Slait prese il posto della band, e il concerto continuò con altre due o tre canzoni. Alla fine dell'esibizione ci trovammo tutti insieme per tornare a casa. Ricevetti diversi complimenti immeritati, avevo fatto solo il mio dovere ed ero contentissima che fosse andato tutto bene, ma la cosa che mi fece più piacere fu la reazione di Davide: venne da me, mi mise una braccio intorno alle spalle, mi diede un bacio sulla fronte e disse: "Brava. Stasera andiamo a festeggiare.".
E così facemmo. La sera andammo in un locale, una specie di discoteca dove però mettevano buona musica, insieme a Eli, Ross, dj Slait, Mauri, Madman e Ensi. Era un bel posto, nel centro di Milano, con una sala principale ovale dotata di bar con le pareti dipinte di un viola acceso, e dei divanetti che riempivano la sala; il soffitto era altissimo, c'erano ben due piani di balconate che ne occupavano il perimetro.
Davide non voleva ballare, non mi sembrava il tipo, si scatenava solamente nei suoi live , e siccome non volevo lasciarlo solo, per il momento mi sedetti con lui su un divanetto. Poco tempo dopo e con mia grande sorpresa, arrivò Mauri e mi chiese di ballare; rimasi un po' colpita e, tentando di farmi sentire nonostante la musica, balbettai:"Ma io, non mi so muovere molto bene in discoteca, non è il mio ambiente, ecco...e poi". A quel punto guardai con espressione interrogativa Davide: mi dispiaceva lasciarlo solo. Lui capii e rispose: "Per me non c'è problema, vai pure". Gli sorrisi. Poi mi rivolsi a Mauri: "Io vengo ma tu non mi sfottere" e lui scoppiò a ridere. Dato che era giovedì sera la pista non era pienissima e ci si muoveva bene, Mauri mi portò al centro della pista e cominciammo a ballare, poi piano piano, quasi senza che me ne accorsi, mi portò le mani sui fianchi e poi, lentamente sulla guancia. A quel punto mi baciò. Rimasi un attimo sorpresa, Maurizio è un bel ragazzo e fu bellissimo, giuro, uno dei migliori baci che abbia mai ricevuto, ma mi sentivo un po' a disagio, pensai a Davide che era dietro di noi, mi voltai di scatto per vedere se era ancora seduto sul divanetto, ma non li vidi. Con sguardo deluso mi voltai verso Mauri fingendo un sorriso. Lui ricambiò e mi sussurrò all'orecchio:"Torniamo a casa". Annui senza aggiungere altro e ci dirigemmo verso l'uscita.
Un paio di ore dopo eravamo per strada, stavamo tornando a casa insieme agli altri. Io e Mauri eravamo dietro al gruppo e lui mi tenne la mano per tutto il tempo, come se non volesse che scappassi; Davide era davanti al gruppo , passo veloce, non si era voltato una volta, e io mi sentivo in colpa. Ma perché ? Non era nulla per me, e che diritto aveva di prendersela così?
Arrivammo a casa, tutti andarono nelle loro stanze, Davide fu l'ultimo ad andare, mi spaventai nel sentire il forte suono della porta di camera sua sbattere violentemente. Io e Mauri eravamo in salotto seduti sul divano, lui si alzò sistemandosi i pantaloni, mi porse la mano e l'afferrai, mi fece alzare e mi portò in camera sua, e tutto mi fu chiaro. Capii cosa voleva, e in quel momento stetti al gioco. Del resto, cosa avevo da perdere? Se davvero piacevo a Davide, avrebbe dovuto dirmelo prima, aveva avuto tante occasioni. A Mauri ne era bastata una.
Mi tolse la maglietta e, mentre mi slacciava il reggiseno, io gli slacciavo i pantaloni; poi si tolse la maglia e mi prese in braccio, Dio, che bello che era. Non aveva il fisico scolpito, ma sapeva come prenderti, il suo grande tatuaggio sul petto attirò la mia attenzione tant'è che lui con una mano mi sollevò lo sguardo come se volesse che i miei occhi guardassero i suoi, mi fece distendere sul letto e immediatamente si mise su di me, iniziò a tracciare il mio collo con baci lenti e delicati, nel mentre gli accarezzavo i capelli , il mio respiro iniziò a diventare irregolare, scese sui miei seni e con la lingua faceva dei cerchi sui miei capezzoli, ansimai leggermente , e non lo vidi ma ero sicura che stesse facendo un sorriso soddisfatto. Scese ancora e con le mani mi tolse le mutandine, baciò la mia intimità per poi leccarla avidamente. "Mauri mi sta facendo impazzire." Dissi ansimando sempre di più, lui non perse tempo e afferrò un preservativo e se lo infilò, e violentemente mi penetrò. Urlai. Le spinte si fecero più veloci, le mie unghie gli graffiavano la carne. "Dio Nicole." Disse affannando. Sesso, solo sesso, quella notte non ci fu altro.
