"Aurora, cazzo, svegliati! Farai tardi!", urlò Sara scuotendomi. Biascicai qualche imprecazione poco delineata, lanciandole il cuscino. Si aprì in una risata fragorosa e me la immaginai con le mani in grembo ed i capelli biondi arruffati.
"Davvero, stronzetta, guarda che sono le otto meno dieci!", ridacchiò.
Mi alzai così velocemente da farmi venire un capogiro. Non sarei mai riuscita ad arrivare all'università in tempo. La guardai in cagnesco.
"Potevi svegliarmi prima", mugugnai arrendendomi. Non ce l'avrei mai fatta ad arrivare per le otto a storia moderna.
"Come se non ti avessi chiamata tipo diecimila volte...", dichiarò dal bagno adiacente la stanza. Era intenta a stirare i suoi capelli ribelli, anche se la preferivo con i suoi boccoli naturali.
Sara ed io eravamo migliori amiche da tempo immemore, ci eravamo conosciute all'asilo. Eravamo complementari, con lei mi sentivo totalmente a mio agio, anche se da fuori potevamo sembrare acerrime nemiche. Il nostro modo di fare era praticamente come quello di due sorelle, cane e gatto.
"Spero che tu abbia fatto il caffè", mormorai trascinandomi in cucina. Con poca sorpresa, trovai un bell'imbusto in mutande appollaiato sulla mia sedia, intento a fare colazione. Alzai un sopracciglio.
"Ah, sì! Lui è Roberto!", gridò Sara, riferendosi al biondino palestrato. Mi venne in mente il perché quella notte non riuscii a dormire bene. Alzai gli occhi al cielo, prendendomi una tazza nella credenza.
"Mi chiamo Lorenzo, comunque", disse il tipo mezzo nudo. Mi girai lentamente con l'espressione di chi se ne frega. I suoi occhi indugiarono sulle mie gambe scoperte ed avvampai istintivamente. Mi ero dimenticata di aver dormito solo con un maglione.
"Non ti preoccupare del nome", mi girai sorseggiando il caffè ormai freddo, "tanto non ci rivedremo mai più", lapidai tornando in camera mia.
Mi organizzai mentalmente la giornata aprendo il portatile. Approfittavo di quelle giornate morte per studiare.
"Senti, secchiona, stasera vieni con me da Gian e Ale, fottesega se non ti va", dichiarò. Feci mezzo sorriso, staccando gli occhi dal computer.
"Uno, dove stai andando? Due, perché mai dovrei venire alla festa di quei due cretini?", chiesi.
"Non c'è un tre?", mi scimmiottò e scoppiammo insieme a ridere. Scossi la testa, cercando di raccogliere tutti i miei capelli sulla nuca. "Allora, sto accompagnando Roberto alla stazione. Mangio fuori col papi, mi faccio sganciare i soldi e nel pomeriggio andiamo a fare shopping per la festa!", sorrise come se i suoi programmi fossero i migliori mai esistiti.
"Non voglio andare da loro...", sbuffai. Il suo sorriso non si spense, sapeva di avermi già convinta.
***
Fasciata nel suo miniabito rosso e scintillante che metteva in risalto le sue forme piene, Sara era l'anima della festa di Gian. Io, nei miei soliti jeans e scarpe da ginnastica, non reggevo il confronto, ma mi sentivo molto a mio agio.
Gianluca e Alessandro erano i classici due nerd pieni di videogiochi e brufoli che riuscivano a quagliare solo per le feste megagalattiche che riuscivano ad organizzare anche durante la settimana. Non amavo molto la loro compagnia, forse perché sapevo bene le intenzioni di Gian nei miei confronti.
"Sei la più bella stasera", mi alitò Gian, "e se sei anche la più coperta", sorrise da ebete fissando le mie gambe fasciate dai jeans. Puzzava di alcol da fare schifo, ed aveva residui di cibo tra i denti. Mi costrinsi lo stesso a fare un sorriso tirato.

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Anatema I - The Circle
Paranormal"La leggenda narra che l'anatema nasca dall'amore e dalla morte che si fondono, diventando la medesima cosa." Aurora è una ragazza con la testa sulle spalle, metodica e razionale. Studia archeologia all'università e convive con la migliore amica di...