Alice's pov
Sonnecchio.Come quando si è bambini e si sa che si può restare accoccolati sotto le coperte ancora un altro po'.
È domenica mattina e, salvo cadaveri improvvisi o sciagure imprevedibili, posso oziare per tutto il giorno.
Claudio dorme ancora profondamente, prono, la schiena scoperta e le mani infilate sotto il cuscino per renderlo più comodo.
Ha il capo rivolto verso di me e per un attimo, un solo lunghissimo istante, penso che non potrei desiderare nulla di più di questa meravigliosa giornata di sana e rigenerante pigrizia.
Poi le raccomandazioni di nonna Amalia, che mi conosce da una vita e sa perfettamente che sono perennemente in ritardo, mi rimbombano nella testa distruggendo i miei piani di svegliare Claudio in modo soave e romantico.
Guardo l'ora sul cellulare abbandonato sul comodino da ieri sera: le dieci e mezza.
Il ritrovo è alla mezza ma considerando che ci vorrà quasi un'ora per raggiungere Sacrofano e la mia lentezza proverbiale nel prepararmi, non mi rimane tutto questo gran margine. Eppure decido ugualmente di auto-infliggermi almeno mezz'ora di ritardo accostando la mia bocca al suo orecchio.
"Claudio" lo chiamo e a differenza mia, per cui ci vogliono almeno cinque o sei richiami, lui si desta immediatamente.
Mugugna come se fosse dispiaciuto di essere stato sottratto ad un sonno piacevole e ristoratore.
"Uffa, Alice!" borbotta voltando la testa dall'altro lato, in un gesto di stizza "Stavo sognando..."
"Mi scusi tanto, dottor Conforti" lo prendo in giro posando una mano sulla sua nuca, sul confine fra i capelli scompigliati e l'inizio della pelle morbida e chiara.
"Che cosa sognavi?" domando curiosa quando capisco dal suo respiro fin troppo regolare che si sta riassopendo.
"Se c'era anche solo una minima possibilità di riprendere da dove ero stato interrotto ora è sfumata del tutto..." commenta ma senza particolare cattiveria, più con un velo di rammarico.
Si gira su un fianco, concedendomi la vista dei suoi occhi stropicciati e del petto nudo, visto che si libera della coperta come se avesse improvvisamente un gran caldo.
"Quindi doveva essere bello..." dico, sperando che lui mi racconti il motivo di tanto rimpianto per quell'idillio scemato in un lampo.
Annuisce senza rispondere poi posa le sue labbra sulle mie in un bacio delicato.
"Forse puoi porre rimedio a questa sfortuna" risponde allungando le mani per afferrarmi le spalle e farmi accoccolare a lui.
"In che modo?"
"Trasformando il sogno in realtà" mormora costringendomi a schiudere le labbra ed approfondire il contatto.
La sua mano che preme sulla nuca mi attira ancora più vicino e scioglie piano piano quel velo appannato di stanchezza che m'accompagna ogni giorno per almeno mezz'ora da quando mi alzo a quando posso dire di essere realmente
sveglia."Non posso realizzare niente se non so cosa stessi sognando" mi lamento mentre la sua bocca, aperta e calda, circumnaviga le mie spalle per arrivare da un punto all'altro delle clavicole e poi fare ritorno.
"Stavo sognando te, Sacrofano!" sussurra senza pudore.
"A proposito di Sacrofano, dobbiamo scappare, lo sai..." tento di dissuaderlo dal suo piano che inizia a mettere in pratica spingendo verso il basso la bretella sottile della mia camicia da notte con le dita.
"Uhm..." borbotta contro la mia spalla, il tono basso venato da una fame vorace di pelle e carezze "Nel mio sogno eri decisamente più collaborativa ed arrendevole fra le mie braccia"
"Abbiamo promesso alla nonna che saremmo arrivati in orario"
"Tu lo hai promesso, io non ho fatto niente" mi ricorda mentre si fa strada sempre più in basso, portando con sé la mia camicia da notte.
Resistergli è impossibile.
Inizio a pensare che ci sia qualcosa di sbagliato in me: non sono progettata per dirgli di no e lui lo sa bene.
Così tanto da usare questa mia incapacità a suo favore.
Mi stuzzica con piccoli morsi che mi lasciano impotente, facendo vibrare la mia pelle per poi portarmi a tremare fra le sue braccia.
"Ora iniziamo a ragionare, Sacrofano" dice soddisfatto al mio orecchio senza lasciare mai la presa delle sue dita sul mio corpo.
"Sei un maledetto approfittatore" sibilo mentre mi mordo le labbra per trattenere un gemito scaturito dalle sue dita che si sono pericolosamente infiltrate sotto il bordo degli slip.
"Sei gentile questa mattina, non c'è che dire..." commenta divorandomi le labbra con il preciso intento di soffocare le mie esternazioni alla sua sempre più audace ed abile operazione che sta portando a compimento con la mano nascosta fra le mie gambe.
Con l'altra stringe un seno, torturandolo con le dita fino a rendere la zona iper sensibile e poi darle falso sollievo baciandola con la bocca umida e carezzevole.
"Claudio..." boccheggio senza trovare abbastanza aria per dare un tono autoritario al mio richiamo.
Il risultato è una lacerante e stridula preghiera che lo invita a continuare e che gli strappa un ghigno di beffardo godimento.
Distende le labbra scoprendo appena i canini imperfetti, in quella sua unicità nel sorridere che mi ha sempre mandato fuori di testa.
Nonostante il momento mi privi di ogni lucidità, un pensiero riesce comunque a balenarmi nella mente ed a fermarsi abbastanza a lungo da poter essere messo a fuoco ed elaborato dal mio cervello.
Quanto sei bello, Claudio. Forse il più bello che io abbia mai avuto e certamente il più ardentemente desiderato.
La conseguenza è una scarica che mi attraversa il corpo e rende molto più facile a lui il compito di farmi eccitare.
"Io sarò anche un opportunista come dici tu, ma a me non sembra affatto che ti dispiaccia quando approfitto di te.
Anzi..." dice volutamente licenzioso "...mi sembra che ti impegni parecchio per rendere il tutto immensamente più
godibile"Il suo essere totalmente disinibito e provocatoriamente inverecondo mi imbarazza ancora, scoprendomi pudica come una ragazzina delle medie che arrossisce davanti alla sua cotta adolescenziale.
Odio questa cosa di me: mi fa sentire ridicola.
Alzo il capo alla ricerca disperata della sua bocca, lontana qualche centimetro di troppo, nella speranza che lui non se
ne accorga."Sacrofano, Sacrofano..." mi richiama con il suo solito tono canzonatorio "è inutile che ti nascondi: l'effetto che ti faccio è quanto meno evidente" mi accarezza le guance, infuocate dall'imbarazzo di prima a cui si aggiunge la
vergogna di essere stata scoperta immediatamente "Ma non è colpa tua, credimi. È che sono troppo affascinante
perché si possa riuscire a non capitolare... Lo capisco, sai? Anch'io alle volte faccio fatica a resistermi"La serietà con cui lo dice è spudoratamente ignobile ed io non posso replicarvi.
I suoi capelli privi di gel, stropicciati dal cuscino e morbidi al tatto come mai lo sono stati, mi scorrono fra le dita mentre l'assenza di quel tipico sentore di Declaration mi restituisce una nuova immagine di CC.