Capitolo 59

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Devo ammetterlo, ricevere la visita inaspettata di Andrea mi ha decisamente ricaricata.
Non si è trattenuto molto per dire la verità, il tempo di offrirgli un caffè e di fare due chiacchiere ma comunque, forse anche grazie al dolce pensiero che mi ha portato per la piccola, è riuscito in qualche modo a scaldarmi il cuore.
Quando l'ho scartato, non posso nasconderlo, mi sono sinceramente commossa.
Dentro al grazioso pacchettino con gli orsetti c'era una simpatica tutina di ciniglia, di quelle intere con i piedini annessi. L'ha scelta intelligentemente di colore bianco e con un simpaticissimo papero provvisto di occhiali da sole disegnato sul davanti.
Devo dire che è buffa al punto giusto e si adatta alla perfezione a quello che è il mio gusto.
Appena l'ho avuta fra le mani non ho potuto fare a meno di immaginarla indossata e un fremito d'emozione mi ha scosso un po' di tutto, dentro.
Andrea se n'era accorto, difatti mi ha travolta con un sorriso trepidante talmente sincero che lasciava chiaramente intuire quanto sentisse la magia del momento a sua volta, quanto fosse coinvolto dal turbinio di sensazioni incantate da cui si viene travolti quando si è portati a sbattere davvero la faccia contro un evento profondo e intenso quale è la nascita di una nuova vita.
Quasi subito dopo però, si è dovuto necessariamente congedare.
A quanto ho capito, Laura, necessita di qualcuno che faccia le notti al suo fianco all'ospedale e lui si alterna con una ragazza in modo da non doverla mai lasciare sola, nemmeno durante il giorno.
È rassicurante pensare a come una persona, con tutto quello che è stata ferita, riesca a mettere orgoglio e rancore da parte al punto da arrivare a dedicare anima e corpo a qualcuno che per lui è comunque stato importante, nonostante quest'ultimo, a suo tempo, lo abbia ignobilmente tradito.
Ti fa credere che esista davvero anche l'amore sincero a questo mondo, quello che va oltre ad ogni cosa, quello che non pretende niente in cambio, quello che vive della sua mera essenza.
Credo che per poter essere in grado di provare un sentimento forte e puro come questo per qualcuno, si debba necessariamente prima imparare a sentirlo per se stessi. Forse è proprio questa la chiave, amare se stessi.
L'ho sempre vista come un'utopia, eppure da quando mi sono scontrata con gli occhi di Andrea qualcosa dentro di me è cambiato.
Ciò che ho trovato in quei due scrigni perforanti in un primo momento mi ha fortemente turbato ma poi, ad una lettura più profonda, sono arrivata a capire che ciò che mi inquietava era semplicemente il fatto che il mio disagio interiore, lì dentro, vi si poteva riflettere come su uno specchio. Il mio affanno derivava dall'essermi trovata a dovermi scontrare con un anima in turbamento tanto quanto la mia, che però aveva in se la forza necessaria per destreggiarsi nella sua tempesta. Quella forza che a me è sempre mancata. Quella forza che sono arrivata a credere esistesse solo nella fantasia, nell'illusione, nelle inutili speranze.
Scoprirla in qualcuno mi ha aiutata a crederci di nuovo. E, crederci, è il primo scalino da fare per ritrovarsi.

Ora sono di nuovo sola, Andrea se n'è andato da circa mezz'ora, ma non mi sento oppressa dal solito vuoto.
Stringo ancora incredula la simpatica tutina fra le mani e di tanto in tanto devo stropicciarmi gli occhi perché ancora, a pensarci bene, mi sembra tutto solo un bellissimo sogno irraggiungibile.
Mi trovo ancora un po' in difficoltà con la metabolizzazione concreta di ciò che sta accadendo, però sento un formicolio crescente che preme partendo dalla bocca dello stomaco e credo di poterlo tradurre in eccitazione.
Sono felice. Si, paradossalmente sono felice.
Felice che la vita mi abbia chiamata a questa stupefacente scoperta, nonostante non abbia voluto risparmiarmi tutte le varie sfumature di nero. I colori che si possono trovare in un pensiero stupendo come questo non possono essere nemmeno contenuti in una tavolozza, per quanti sono.

Bussano alla porta, di nuovo.

Mi alzo di scatto, accompagnata dalla riflessione che forse è il caso di riattaccare il campanello, e mi avvio ancora una volta ad aprire.
La testa gira forte e i crampi alla pancia hanno ricominciato a farsi sentire contattala loro foga, quando arrivo alla maniglia devo quasi appoggiarmici, la debolezza che mi porto dietro oggi è altamente spossante.
Mi trovo davanti una signora Urti decisamente affannata.
Mi guarda con quei suoi grandi occhi color miele inspiegabilmente sbarrati e muove nervosamente una gamba. Credo venga da casa, difatti indossa una vestaglia celeste di dubbio gusto e, stranamente, i suoi sempre perfetti capelli lisci e biondi, ora, sono decisamente arruffati senza trovare un loro minimo senso.

-Buonasera signorina Greco- esordisce, in tono grave ma agitato -Mi scusi per l'ora,  ma non ho potuto fare a meno di salire, mi creda- Apre e chiude le palpebre compulsivamente, credo sia in preda ad una crisi di nervi.

-Non si preoccupi signora Urti- sorrido -Prego si accomodi- la incito poi, lasciandole libera la strada per l'ingresso.

-Oh.. No signorina Greco, non è necessario. Ho lasciato da soli a casa Filippo e Alberto e devo scendere praticamente subito- quasi trema, sta agitando anche me -Sono salita perché questa sera ho intravisto il famoso signore delle rose- esclama poi, tutto ad un fiato.

Mi irrigidisco di colpo -Co..come? Dove?-

Che domanda idiota

-Era qua sotto, all'interno del giardino condominiale- tira su forte l'aria con il naso, forse per calmarsi -Mi sono affacciata per chiamare i bambini che, come al solito, si erano intrattenuti fuori orario nel garage- racconta -In un primo momento pareva non sentissero, difatti non mi ha risposto nessuno- si ferma per un momento, quasi come avesse un mancamento, e continua -Stavo per rientrare, con l'intenzione quindi di scendere a chiamarli direttamente, ma quando mi sono girata per richiudere la portafinestra perché non uscisse l'aria condizionata ho visto una figura correre fino al cancello per poi dileguarsi nel giro di pochi istanti- è sinceramente angosciata.

-Mi sono come paralizzata- mormora poi -Una Strana sensazione mi ha attraversata dentro- abbassa la testa. Parla tremante -Non lo so se perché, dopotutto siamo in un condominio, è normale vedere gente entrare e uscire, soprattutto in un orario giornaliero come questo... - si schiarisce la voce -Però, voglio essere sincera, non so se è stato il fatto che corresse, o se quello che mi ha scossa davvero è stato vedere che in mano tenesse un corposo mazzo di rose rosse, so solo che mi sono sentita più che certa, in quel momento, che si trattasse del misterioso personaggio di cui abbiamo parlato- mi rivolge uno sguardo pieno di preoccupazione.

Io ho ascoltato ogni sua parola, ogni singola sillaba mi è entrata dentro come fosse una lama usata per stracciarmi senza riserve l'anima.
Vorrei bombardarla di domande, ma non mi riesce nemmeno di muovere la lingua.

-Tu che ne pensi, Melissa?- chiede quindi, notando forse la mia paralisi cerebrale e dandomi per la prima volta in assoluto del 'tu'.

-H..ha parlato con Filippo e Alberto?- domando, con un filo di voce.

-Si- bisbiglia lei -Ma non c'è stato verso, continuano imperterriti a negare. Le ho provate tutto, li ho messi in punizione, ho tolto loro TV, videogiochi, possibilità di uscire, ma niente- mormora poi, sconsolata -Continua a non esistere sto benedetto signore delle rose- sospira.

-Non può essere- sbotto, esasperata -Questo è a tutti gli effetti un ricatto psicologico, è assolutamente spregevole manipolare le menti di due bambini- sono furiosa.

-Io sono molto preoccupata- asserisce lei scuotendo la testa -in ogni caso non li faccio più uscire, nemmeno qui sotto- afferma quindi, rassicurata in parte da questa infelice soluzione -Ora devo scendere, non mi sento nemmeno sicura di lasciarli soli a casa- esclama, strabuzzando gli occhi -Buonaserata, signorina Greco. Se vedo qualcosa la avviso subito-

-Grazie- faccio fatica a ragionare, figurarsi a parlare -Buonaserata a lei, signora Urti- dicono dunque, quasi in un sussurro, rimanendo poi imbambolata a fissarla mentre, con passo insicuro, si appresta a scendere le scale per tornare al suo appartamento.

MELISSA - in corsoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang