Basta un niente per far crollare tutto - sua nonna glielo ripeteva in continuazione ed Harry, mai come quel momento, aveva fatto sue quelle parole: era crollato e quel niente, quel niente era Louis Tomlinson.
Era bastato un gesto frainteso per far esplodere di rabbia il più piccolo, una scritta dai tratti infantili sulla seconda pagina di un libro per capire di aver sbagliato. Harry stesso era stato la goccia che aveva fatto traboccare il proprio vaso ed in quel momento se ne pentì amaramente mentre vedeva Louis allontanarsi, con la testa china sul pavimento rossastro. Ma non si mosse da lì: sentiva i piedi pesanti, come il petto.Louis allungò la mano verso la maniglia della porta, aprendola avrebbe lasciato fuori Harry, alle sue spalle eppure il solo abbassare quella barra di metallo, gli creò la nausea ed un pensiero - "Chiamami da te, fammi tornare indietro" - formulò nella sua mente cercando di rimanere il più fermo possibile, sulla sua decisione di andare via e sul suo non farsi trasportare emotivamente da qualcuno ma fallì in entrambi i capi quando sentì Harry dire il suo nome ed alle sue orecchie arrivò come un sussurro ed il suo cuore sussultò, senza ammetterlo.
"Louis aspetta!" - disse nuovamente il più piccolo, sbracciandosi ma non muovendosi da quello stesso posto, quasi a sembrare il suo posto sicuro, la trincea da dove non poteva essere colpito - "Mi dispiace..." - e fu di nuovo un sussurro quello che arrivò alle orecchie di Louis eppure bastò. Bastò per farlo tornare indietro con le mani in tasca ed un'incertezza che non gli era mai appartenuta.
"Non so cosa mi sia preso - si giustificò ancora - Sono stato sveglio fino a tardi ad aspettare i tuoi auguri. Mi sono svegliato con la speranza di trovare un tuo messaggio o una chiamata, ma non c'era niente. È infantile, lo ammetto ma ci speravo davvero"
Louis gli si parò davanti, un'espressione indecifrabile si estendeva sul suo viso, la stessa che intimorì il più piccolo - "Sono solo auguri di compleanno, perché ci tenevi così tanto? E poi ti ho spiegato..."
"Ci tenevo, tutto qui" - la voce di Harry si incrinò mentre pronunciava quelle parole. Si stava sottomettendo ancora a quella situazione senza dire realmente ciò che sentiva, ciò che provava per lui. La notte precedente, durante uno dei suoi scritti, si era promesso di dirgli ciò che realmente provava, di definirsi perché lui era stanco di vivere nell'incertezza di chi essere nella vita di Louis eppure adesso gli era chiaro - "Un passatempo a cui non fare nemmeno gli auguri"
"Scusami?"
"Sono stato solo un passatempo, nemmeno così importante" - ripeté Harry, stringendo i pugni abbandonati ai fianchi.
Louis però lo stupì nuovamente, iniziando a ridere sguaiatamente. Se Harry lo avesse conosciuto di più, avrebbe saputo che quella risata non era altro che nervosismo - "Sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui mi avresti chiesto di più"
Harry si avvicinò titubante, allungando una mano verso la manica della felpa verde che Louis indossava, afferrandogli poi il mignolo e stringendolo di più, come i bambini - "Voglio essere di più per te, permettimelo"
"Non scopo con Zayn né con altri ragazzi. Non da quando..."
"Da quando?"
"Da quando esco con te, Harry" - il ragazzo spalancò gli occhi sorpreso, le sue guance divennero immediatamente rosse ed entrambe le fossette presero vita insieme ad un sorriso che gli illuminò il viso e l'umore di Louis - "Ma per il momento, non sono pronto a darci una definizione"
Il sorriso di Harry svanì immediatamente, così come era comparso. Si girò di spalle cercando di riprendere fiato. Louis Tomlinson era un gioco di emozioni che non riusciva a controllare: un momento era felice ed il momento dopo stava raccogliendo i pezzi di se stesso.
"Sono stanco di questa incertezza Lou. Voglio viverti..."
Il più grande fece un passo verso di lui ed affondò il suo viso nei folti e mossi capelli e per un solo momento, uno soltanto, Louis lo pensò, pensò davvero di aprire nuovamente il suo cuore. Lo abbracciò da dietro, facendo combaciare il petto e l'ampia schiena. Chiuse un momento gli occhi e con le labbra mimò un impercettibile - "Sì" - ma Harry non lo vide tantomeno lo sentì eppure portò indietro le mani e lo strinse, come mai aveva fatto.
"Sei un pazzo" - commentò Louis dopo minuti passati stretti in quell'abbraccio insolito.
"Perché?"
Il più grande si staccò dall'ampia schiena di Harry e questo immediatamente si rigirò, sorridendo nervoso. Louis scrollò le spalle, come a liberarsi di un qualche peso, Harry lo guardò confuso prima di poggiare la sua fronte su quella dell'altro e vederlo torturarsi il labbro inferiore, insicuro come non mai - "Perché hai deciso di distruggerti con me"
"Permettimelo".
Louis non replicò. Portò la mano sulla nuca di Harry e lo avvicinò a sé, gli sguardi ancorati uno all'altro, a dirsi tutto ciò di cui sentivano il bisogno, come quel delicato bacio che iniziarono a scambiarsi e Louis sperò che quello fosse sufficiente come risposta.
Louis (18:41):
Dormi da me dopo la cena?Harry (18:44):
Hai un pigiama da prestarmi?Louis (19:01):
Chi ti ha detto che resterai vestito?Harry (19:09):
Non scherzare.
Comunque ci stiamo preparando, una mezz'ora e siamo lì.Louis (19:18):
E chi ha detto che stavo scherzando?Louis (19:19):
Poi mi spieghi perché alla cena che ho organizzato per noi due - noi due da soli - deve venire anche Niall?

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Louis' Club || Larry Stylinson AU
FanfictionHarry aveva sempre fatto tutto di testa sua. A sette anni sapeva già cosa voleva fare, a dodici aveva già capito chi voleva essere. A sedici anni aveva riempito per la prima volta la sua valigia verde ed era partito, da solo. Harry Styles da solo...