Questo è il 27 gennaio. Non staró a dilumgarmi tanto su quelli che sono stati gli orrori della Germania nazista, visto che chiaramente hanno bisogno di essere ricordati, ma ci si scorda di quello che succede a livello locale. O almeno locale per me. Questo episodio è invece una tragedia locale, e anche se ce ne sarebbero altri, ho preso questo perché è il più incisivo come esempio. Si tratta di Firenze, quindi non di Auschwitz o Mathausen. Nei pressi di Firenze, di Vicchio, c’erano sette ragazzi di nome Antonio, Leandro, Ottorino, Adriano, Guido, Marino e infine Guglielmo. Questi sette, tutti di anni 21 nel giorno 22 marzo 1944, avevano nei confronti del PNF una colpa: la renitenza alla leva, ossia avevano deciso di non arruolarsi con la Repubblica sociale di Saló. Allora furono eseguiti proprio davanti allo stadio fiorentino “Artemio Franchi”. I poveretti chiamavano la mamma, e addirittura qualcuno si pisció addosso, come spesso succede dalla paura. La cosa incredibile era che peró anche il plotone d’esecuzione piangeva. Erano altri ragazzi presi a caso della loro etá. Il plotone sparava a giro, un po’ alle gambe. Di quelli che non erano morti, arrivó Mario Caritá, altro fascista comandante della Briga Caritá che con la pistola li finì. Solo Marino e Guglielmo si salvarono, “graziati”costringendoli ad arruolarsi. Capito che era il fascismo? Quello che, tra le tantissime cose, si prendeva anche la licenza di togliere la mamma alla gente.
Chi dimentica il proprio passato è destinato a riviverlo. Sempre. Buona giornata della Memoria, anche se per tutte le persone morte non bastano 24 ore per farne ricordo.