luffysiimp

( @andromvda ) 
          
          Sospirò dalle narici, il ponte del naso pizzicato tra l’indice ed il pollice nella tacita dimostrazione di quanto avesse voluto che quel momento non fosse mai successo. Voleva del caffè e tutto quello che aveva ricevuto era uno stupido scambio di battute con una ragazzina dalla cui bocca sembravano uscissero solo cose fastidiose. 
          Posò le braccia molli sui fianchi, il mento abbassato quanto quanto bastava per far sì che il suo sguardo fosse totalmente puntato sull’altra, non vantava di una grande altezza, credeva di rientrare piuttosto nella media. 
          Decise di non rispondere a quella domanda tinta d’ironia limitandosi a cogliere i particolari della sconosciuta; sì, da quello che indossava pareva proprio una studentessa, che fosse stata della yuei? Probabile. 
          “No, sei probabilmente la studentessa più scortese che io abbia mai incontrato, frequenti la yuei? Solitamente i tuoi coetanei non fanno altro che pormi domande interessanti e guardami con gli occhi illuminati dall’ammirazione che provano per me, mentre tu — marcò quel pronome, una lieve squadrata da capo a piedi — sai usare solo il sarcasmo o l’ironia?” 
          Mosse velocemente la mano verso di lei scacciando la sua probabile risposta con l’angolo delle labbra tirato in un sorriso “Non rispondere, credo di sapere cosa dirai . . . Okamoto? Mai sentito.” 
          Un cipiglio pensieroso gli dipinse il volto, nulla riusciva a ricollegare a quel nome a nulla. 

luffysiimp

( @andromvda ) 
          Ed il suo sorriso cadde come un vaso di vetro scagliato a terra di fronte al tanto coraggio che la ragazzina di fronte a lui aveva mostrato nel rispondergli. Un idiota, era così che lo vedeva? Per certi versi non poteva dargli torto mentre per altri, quella malcelata mancanza di rispetto verso un suo superiore gli aveva fatto alzare un sopracciglio, un tic nervoso all’occhio. 
          “Insulti e poi pretendi che la persona non prenda le tue parole sul serio? Se fossi stato uno stupido ragazzino — l’eroe si trattenne dal confidarle quanto lei le sembrasse uno di quelli — avrei passato tutta la notte al domandarmi per quale motivo io non vada bene . . . “ 
          Squadrò la sua figura, una studentessa forse? Cielo da quello che ricordava quando si scontrava con uno di loro non facevano altro che guardarlo meravigliati; avrebbe dovuto rifarsi un’idea migliore. 
          “Ormai i giovani non fanno altro che mancare di rispetto ai più anziani — aveva si e no più di vent’anni, eppure era sicuro i suoi occhi avevano visto più di quanto quella ragazza sconosciuta avrebbe mai potuto immaginare — non mi era mai stato detto di sembrare un idiota, dubito possa ricapitare una seconda volta.” 
          L’eroe si sentiva oltremodo infastidito, la giornata era iniziata con il piede sbagliato e proseguita allo stesso modo, se poi alla fine di essa si aggiungeva un cuor di leone pronto a sfidarlo una volta tornato a casa si sarebbe messo ad urlare per la frustrazione, ne era sicuro. 
          “Mai quanto il mio cuore-“ Gettò un’occhiata allo schermo ancora illuminato: Endeavor gli aveva appena inviato un messaggio dicendogli di imparare a scrivere, Hawks non se la sentì di aprire la notifica e guardare ciò che aveva fatto. “Bene! Per colpa tua un mio superiore penserà che sia uno stupido analfabeta, ma non preoccuparti — ingoiò il sarcasmo che gli stava risalendo in gola — il fatto che tu stia bene è molto più importante, signorina . . . ?” 

luffysiimp

Avrebbe dovuto mandare un messaggio a Endeavor-San per qualche questione non ancora risolta, le falangi a picchiettare sulla tastiera luminosa continuarono a formare parole su parole sino a quando qualcuno non andò a scontrarsi contro di lui inviando automaticamente il messaggio di testo. 
          Trattene un’imprecazione. 
          “My-my chi abbiamo qui? Oh- sta bene signorina?” Si sforzò di rivolgerle un sorriso, non era scortese, non davanti ad altri per lo meno. 
          
          
          / perdonami per il ritardo :’) 

luffysiimp

( @andromvda ) 
          
          Aveva aspettato che la porta davanti a lui si chiudesse per passarsi i guanti in pelle color ebano sul volto e lasciare le le labbra non troppo tumide rilasciassero un sospiro, i suoi dubbi a dissiparsi con esso. Gettò un’occhiata veloce alla miriade di cartacce sparse sulla scrivania di legno massiccio su cui era posato, fogli e fogli di documenti ove ancora mancava la sua firma, come se con essa avesse potuto cambiare qualcosa. Solo il cielo sapeva quanto odiasse il lavoro d’ufficio, aveva firmato quel contratto da hero — un’altra firma, hawks rise — affinché potesse stare sul campo di battaglia, difendere le persone e guadagnarsi fama, se avesse voluto stare davanti ad un computer e farsi venire l’emicrania avrebbe scelto una di quelle aziende brulicanti di impiegati sottopagati. Cielo, l’uomo dai capelli color grano saettò lo sguardo verso l’enorme finestra che faceva capolino alle sue spalle, giusta per spiccare il volo in caso di emergenze. Quel momento ne era un esempio. Si affettò a lasciare quell’ufficio soffocante e librarsi nell’aria notturna che lo accarezzò non appena le sue ali iniziarono a battere, il rumore del vento sfregiato e lo sfrusciare delle piume cremisi ad accompagnarlo. Gli era bastato aspettare che quella lastra infinita sopra di lui e su cui ora nuotava si tingesse di tonalità più scure per lasciare l’agenzia di cui era a capo, le palpebre pronte a chiudersi a ricordargli che era un caffè senza zucchero quello di cui necessitava; probabilmente poi avrebbe arricciato le labbra per quanto quella miscela fosse stata amara eppure l’idea dell’energia che ne avrebbe ricavato lo allettava. 
          E nel mentre che le suole delle sue scarpe toccavano nuovamente il suolo, sperò solo che il bar su cui tanto contava non fosse già chiuso prendendo a camminare con il cellulare tra le mani e l’attenzione rivolta all’aggeggio elettronico. 
          

luffysiimp

@-canvas 
          
          La ragazzina le sorrise di rimando. 
          << Un tempo, piaceva molto anche a me disegnare >> 
          Confessò, gli zigomi si alzarono ancora, al pensiero dei suoi fogli colorati, che se ne stavano appesi al muro di casa sua.
          “Chissà se sono ancora lì?” Scosse la testa, a quel pensiero.
          Flesse di poco la collottola in modo da puntare il viso al cielo, gli occhi si muovevano velocemente scrutando quello che le stava sopra, seguivano il flusso delle nuvole e il volare degli animali.
          Cercavano qualcosa di indefinito, invisibile ad occhio umano, ma presente nella sua coscienza, perché lei, dolce e giovane anima, conosceva il luogo su cui gli umani avevano tanto immaginato e, a tratti, agognato.
          << Non ero brava tanto quanto te >> Si affrettò a precisare, facendo dondolare il busto << Però mi piaceva >> 
          Alzò le spalle saltellando attorno al corpo della compagna.
          << La mamma mi diceva sempre che da grande sarei potuta diventare una famosa pittrice >> 
          Dietro alla tela, tese le braccia verso l’alto, alludendo a grandi linee al mondo a lei circostante << Diceva che se fossi cresciuta, avrei potuto vivere una vita tutta mia, viaggiare di paese in paese, conoscere le persone >> 
          Il tono di voce andava via via alzandosi, prova dell’entusiasmo che provava nel parlare di ciò.
          << Oh quanti se... >> Rilassò le spalle, mentre i suoi occhi velati di una malinconia mal celata si posavano nel vuoto << Non mi sono mai piaciuti, hanno sempre illuso la mia anima; credevo che un giorno, avrei potuto davvero vivere come desideravo >> 
          Prese a giocherellare con una ciocca argentea << Ed ora sono ancora qui, bloccata nel passato per sempre >> 
          Sussurrò incerta.
          

luffysiimp

@-canvas 
          
          
          Si avvicinò un po’ più alla bionda, facendo vagare lo sguardo sulla sua figura e sul lavoro che stava compiendo.
          Non aveva mai visto quei colori così accesi, sembrava una ragazza davvero talentosa.
          Ridacchiò portandosi le dita alle labbra come a voler nascondere quel gesto: l’immagine di sua madre che la rincorreva per tutta casa cercando un modo per acciuffarla e gettarla in acqua ogni volta che si sporcava dopo aver gettato un po’ ovunque la sua arte,le fece brillare gli occhi.
          Anche a lei piaceva disegnare un tempo, quando i genitori le porgevano un qualsiasi regalo, qualcosa infondo al cuore, le faceva sperare fossero dei colori.
          Pastelli, tempere, ognuno andava bene a modo suo.
          Le bastava prendere tra le mani quell’oggetto e far viaggiare la mente alla ricerca di un soggetto da riportare nel foglio bianco e spoglio.
          In quei momenti assumeva un espressione concentrata e perdeva intere ore a scarabocchiare.
          << Woah! >> 
          Disse entusiasta alla vista dell’opera della ragazza, le si avvicinò posando la guancia un poco scarna sulla sua spalla, gli occhi stillavano curiosità e ammirazione, indirizzati alla sua nuova conoscenza.
          << Che cos’è? >> 
          La domanda le uscì dalla bocca veloce come l’acqua in un ruscello, mentre la sua voce assumeva un tono allegro ed eccitato alla stesso tempo.
          << M-mi scusi, non volevo sembrarle invadente... >> Si allontanò da lei, intrecciando le mani davanti allo stomaco.
          Le palpebre abbassate di poco e lo sguardo posato a terra, fra l’erba asciutta.
          Le goti avevano preso una leggera tonalità rosata, che andava a spiccare sulla pelle nivea, quasi cadaverica. 

luffysiimp

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          Uno. Due. Tre piccoli saltelli.
          I piedi scalzi battevano allegramente sulla staccionata di legno.
          Era divertente salire lì sopra: allargare le esili braccia e dondolare, le sembrava quasi di volare.
          Librarsi nel cielo terso e fare compagnia alle nuvole, magari, accompagnata dal cinguettio regolare degli uccelli, il vento che le soffiava tra i capelli argentei e le faceva socchiudere le palpebre, un dolce sorriso a colorarle le labbra.
          Ripensò a quando i suoi genitori erano andati a nascondersi in quell’infinita distesa cerulea, senza più fare ritorno. 
          L’avevano lasciata sola, a vagabondare di luogo in luogo alla ricerca di una persona a lei cara, qualcuno che avrebbe potuto prendere quella docile bimba con se. 
          Eppure lo sapeva, diceva sempre il padre “La vita è imprevedibile, non sai mai quello che potrebbe accadere quando il sole sorge” 
          L’aveva sempre incuriosita quella frase, ogni qualvolta l’uomo la ripeteva, si scervellava e stringeva i pugni nel futile tentativo di trovare un qualche significato.
          Quando poi, qualcuno l’aveva presa sotto la sua ala gentile, aveva ritrovato un po’ di quella felicità che da anni non provava.
          Quanto era dolce quella donna, portava un cappuccio nero, lo stesso colore del suo mantello, aveva sempre uno sguardo serio, ma ricordava di averla vista sorridere dopo aver aiutato la bambina ad uscire dal laghetto. 
          Sapeva che quella signora faceva paura a molte persone, eppure, la bimba non poteva che esserle grata.
          I suoi occhioni si posarono su una figura poco distante da lei. 
          Incuriosita balzò a terra, avvicinandosi alla ragazza.
          Fece cenno di diniego con la testa per rispondere alla sua domanda, mentre i crini venivano smossi vivacemente.
          << Come ti chiami signorina? >> 
          Chiuse le palpebre e tese le labbra in un sorriso, aspettando la sua risposta.
          << Uh, io sono Akiko >> Disse portandosi una mano al petto.
          
          
          ۪۫❁ཻུ۪۪⸙͎.`Non c’è problema! A me è piaciuto ^^