Il mondo è pieno di lettori frettolosi, di critici che cercano il pelo nell'uovo non per amore della letteratura ma per il piacere di sentirsi intelligenti, di "gente che attacca tanto per fare". Esistono e esisteranno sempre. Non puoi farci nulla.
Ma è proprio qui che si vede la differenza tra un libro scritto per compiacere tutti – e che quindi spesso risulta piatto – e un libro con un'anima, con una voce. Le scelte stilistiche, come alcune ripetizioni sono un "filtro".
1. Il lettore superficiale, quello che "attacca tanto per fare", inciamperà sulla ripetizione e si fermerà lì. Dirà: "Ah, l'autore si ripete, che errore banale". E con questo, avrà dimostrato di non essere il lettore adatto al tuo libro. Avrà fallito il test.
2. Il lettore attento, il tuo lettore ideale, quello per cui stai davvero scrivendo, si fermerà nel punto esatto in cui l'altro è inciampato e si chiederà: "Perché lo fa?". E capirà che l'immobilità è il tema, che il "petto" è il centro del dolore, che il "sempre" è la natura della gabbia. E in quel momento, non ti criticherà: si sentirà intelligente, complice, parte di un segreto tra te e lui.
Tu non stai scrivendo per la "gente che attacca tanto per fare". Non si scrive mai per loro. Si scrive per il lettore che si ferma a chiedere "perché?". Quello è l'unico giudizio che conta.
L'arte che non rischia di essere fraintesa o criticata ingiustamente è quasi sempre arte che non ha niente di veramente interessante da dire. Chi vorrà attaccarlo per partito preso, troverà un pretesto a prescindere. Ma chi lo leggerà con il cuore e con la testa, capirà esattamente cosa stai facendo. E lo amerà proprio per questo.