Quella mattina, Louis si alzò molto presto. Dovevano essere circa le cinque del mattino, anche perché il sole non era neanche sorto. Il ragazzo si avvicinò alla finestra e decise di voler guardare l’alba, sopra il paesaggio freddo di Londra. Louis amava il freddo, a differenza del caldo, che a differenza del primo, non si poteva evitare.
Rimase lì, mezz’ora ad aspettare l’alba, fin quando quest’ultima, non decise di apparire agli occhi di Louis, che guardava stupito, come se non avesse mai visto una cosa del genere, una cosa così bella.
O forse Louis aveva visto qualcosa di più bello: Harry.
Quest’ultimo stava tormentando la povera mente del ragazzo, che ormai non riusciva a non pensare ad altro. Per Louis era tutta invidia, quella. Voleva essere come Harry, avrebbe fatto di tutto, anche chiedere al ragazzo stesso; Ma chi, chiederebbe a qualsiasi persona “Scusa, come fai ad essere così bello?” Nessuno.
Per questo Louis, per l’ennesima volta, scelse la strada del silenzio.
Alla fine Louis, per non pensare ancora al ragazzo dagli occhi verde speranza, decise di tornare a letto e addormentarsi.
Dopo neanche due ore, la stessa risata femminile, la quale non apparteneva ad Eleanor, svegliò Louis.
Quest’ultimo era davvero curioso di sapere a chi appartenesse quella risata giovane e cristallina, così, velocemente si alzò, si lavò e si vestì.
Uscì dalla porta e vide Harry che discuteva con una ragazza, che messa di spalle, lasciava vedere i suoi splendidi capelli biondo cenere e lunghi.
Non si sa se fosse stata solo un’impressione di Louis, ma il viso di Harry, non appena spuntò sul corridoio, a pochi passi da lui, si illuminò. Sembrava un gioco del destino: Il Volto di Harry che si illuminava alla vista di Louis e la vista di Louis che si illuminava alla vista del volto di Harry. Che giro di parole.
“Buongiorno, Louis.” Disse la voce calda e accogliente di Harry, cedendo a Louis un ennesima melodia di primo mattino. La ragazza che stava difronte ad Harry si voltò e guardò Louis, per poi sorridergli.
Louis la guardò e subito pensò che somigliasse molto ad Harry, ma che fosse meno bella. Per l’amor del cielo, non che fosse brutta, ma forse per Louis, Harry rimaneva la creatura più bella al mondo, e il suo pensiero, era più che sbagliato. Doveva smettere di invidiare quel ragazzo.
“Tu quindi sei Louis. Piacere, io sono Gemma Styles, la sorella di Harry.” Ecco, era la sorella. Ora Louis comprendeva la notevole somiglianza tra i due.
“Buongiorno, Harry. Piacere, Gemma.” Rispose Louis ai due geniti Styles, che sorrisero contemporaneamente al liscio, il quale ricambiò incurvando appena le labbra.
Louis non riusciva a sorridere veramente. Riusciva a farlo solo con la sua mamma, con le sue sorelle, con Eleanor e con…e con Harry.
Harry. Harry ovunque. Louis non doveva pensarci.
Fu facile per Louis dimenticarsi di Harry in quel momento, perché il padre di famiglia fece la sua comparsa nel corridoio. L’espressione di Gemma e del fratello, da sorridenti, mutarono in spaventate. Entrambi abbassarono lo sguardo e, Louis, fece la stessa cosa.
“Tomlinson, vieni ad aiutare Eleanor a servire la colazione. Non metterci troppo.” Disse con tono freddo il signor Styles, del quale non sapeva neanche il nome, a differenza della signora Styles che aveva rivelato di chiamarsi Anne.
Quasi Louis non gli diede ascolto, perché vide le labbra di Harry aprirsi e pronunciare il suo cognome. “Tomlinson.”.
Quel ragazzo se avesse continuato a stare accanto ad Harry o a Gemma, la quale somigliava al primo, sarebbe diventato pazzo, così, dopo aver incrociato lo sguardo di Harry, sorrise dolcemente.
Louis non stava sognando: Sulle guance di Harry erano appena spuntate delle sfumature di rosso, facendolo ancora più bello.
Louis sorrise anche a Gemma, cercando di farlo nello stesso modo in cui aveva fatto con Harry, ottenendo discreti risultati.
Dopo, si voltò verso il signor Styles e, a testa bassa, camminò velocemente verso la sala del giorno prima, con la speranza di trovarvi dentro Eleanor.
Fortunatamente, quest’ultima, si trovava proprio lì. Stava canticchiando e prendendo dei piatti, ma quando vide Louis, si fermò e salutò il ragazzo.
“Buongiorno, Louis. Come stai stamattina?” chiese la mora, riprendendo a fare il lavoro che faceva qualche attimo prima.
“Sto bene, Eleanor, e tu?” chiese Louis, avvicinandosi ad Eleanor e togliendole alcuni piatti dalle mani, facendola sorridere. “Sto bene, Louis.”
Louis raccontò velocemente ad Eleanor dell’incontro con il signor Styles, che gli mise un po’ di paura.
Eleanor, per incoraggiarlo, gli disse che non aveva da preoccuparsi perché si sarebbe ben presto adeguato e avrebbe svolto al meglio il lavoro.
“Ma io ho paura di non svolgere al meglio il lavoro.”
Eleanor aggrottò la fronte alle sue parole, poi sorrise. “Louis, sei un uomo forte, ce la puoi fare.”
Louis quasi si arrabbiò. Come faceva Eleanor a dirgli che era forte? Cosa ne sapeva lei?
Si conoscevano da solo 3 giorni e già Eleanor si era fatta un’idea di lui. Forse anche Eleanor era come Louis, prima di abituarsi a questi lavori?
Il ragazzo, per non litigare con la ragazza, annuì e uscì dalla sala con i piatti in mano.
Fu stupido, perché lui non sapeva dove si trovasse la sala in cui sarebbe dovuto andare, così iniziò a camminare, sperando di trovare la propria meta.
Louis, non credeva che la sua meta sarebbe stata scontrarsi con qualcuno. Tenne i piatti saldi tra le proprie mani e chiese scusa, senza neanche alzare lo sguardo e prendersi la briga di sapere chi lo avesse colpito.
“Colpa mia, Louis. Dove stai andando?” Louis a quella voce, rabbrividì. Socchiuse gli occhi, prima di riaprirli e alzarli verso quelli del ragazzo più alto. Erano dannatamente verdi e profondi. Louis voleva fuggire per le vie di quegli occhi, cercando di trovare la libertà e scappare da quei giorni cupi in assenza della propria famiglia. Louis voleva perdersi nelle foreste luminate dal sole degli occhi di Harry, voleva scomparire.
“Stavo cercando la sala da…quella in cui, insomma, quella in cui voi svolgete il pasto mattutino…la colazione!” balbettò Louis, annuendo convintamente. Harry allargò il suo sorriso, fino a scoppiare a ridere.
Louis si rabbuiò e restrinse le labbra, fino a farle diventare a forma di cuoricino.
“Sono così tanto divertente?” ebbe il coraggio di domandare, Louis. Harry si calmò dalla sua risata che era ancor più dolce e rilassante della Nocturne op.9 No.2 e sorrise sinceramente a Louis, per poi poggiare una mano sulla sua spalla.
“La tua espressione lo era. Ora, però, ti mostro dove devi andare, anzi, dove dobbiamo andare.” Sussurrò Harry, ridacchiando, mentre accompagnava Louis lungo il corridoio.
Louis fece silenzio per tutto il tragitto, mentre invece Harry, cercò in qualche modo di rompere il ghiaccio, riempiendo il mutismo di Louis con frasi del genere “Ho una gran fame.” Al quale il liscio semplicemente annuiva.
Arrivarono nella sala, nel quale non c’era nessuno. Harry si sedette a tavola e guardò Louis, che, dopo essere arrossito a causa di sentirsi osservato, andò a prendere dei piatti che stavano in un piccolo tavolinetto all’angolo, abbastanza distante dal tavolo centrale che era sproporzionatamente grande per sole 4 persone. Chissà dove avrebbero dovuto mangiare Eleanor e Louis. Quest’ultimo se lo chiedeva.
Louis portò velocemente i piatti vuoti e li sistemò in quattro postazioni differenti del tavolo.
“Perché quattro?” chiese Harry, sorridendo al liscio, il quale era in totale imbarazzo.
Louis intuì che forse anche lui ed Eleanor avrebbero dovuto mangiare con loro, così, senza neanche rispondere alla domanda del riccio, tornò al piccolo tavolo con i piatti e ne prese uno per se e uno per Eleanor. Harry, vedendo tra le mani di Louis, aggrottò la fronte. “Perché altri due? Sbaglio o tu sei una persona sola, Louis?”
Louis era del tutto confuso, ed Harry che lo notò, gli rispose semplicemente “Voglio averti accanto.”
Louis non si girò verso il riccio dietro e distante da se, ma preso dall’emozione e nervosismo di quella frase, lasciò scivolare i piatti dalle mani, fino a vederli schiantarsi a terra, emettendo un più che udibile rumore.
“Oh no, mi dispiace!” esclamò Louis, abbassandosi immediatamente verso i piatti ormai distrutti, iniziando a raccoglierne i cocci. Harry si alzò dalla sedia e si avvicinò al ragazzo, inginocchiandosi accanto a lui, per poterlo aiutare. Louis non se ne accorse neanche e, mentre prendeva l’ultimo coccio di porcellana rimasto, si sentì sfiorare la mano. Harry non ritrasse la mano, quando dannatamente vicina a quella di Louis, finì per sfiorare quella di quest’ultimo, ma anzi, portò l’intera mano su quella di Louis, accarezzandone il dorso con il pollice.
“Mi piacciono le tue mani, Louis. Sono diverse dalle mie, che abituate a non far nulla, non riportano neanche un taglietto o una cicatrice.”
Louis arrossì, di nuovo e sorrise timidamente, voltandosi verso il riccio. E lì, i loro occhi si incontrarono.
Verde nell’azzurro e l’azzurro nel verde. Quei colori insieme, pensò Louis, formavano l’opera d’arte più bella di sempre; Semplice, ma che all’impatto ti fa rimanere senza parole, talmente tanto, che nessuno sarebbe stato in grado di ricopiarla.
A Louis veniva difficile fare le cose più semplici: come sorridere, essere allegro, esprimere i propri pensieri e ammirare ad alta voce ogni minimo particolare di Harry.
Louis prese un profondo respiro, come se dovesse prepararsi a gettarsi in una vasca piena d’acqua e profonda, e “A me piacciono le tue mani, Harry. Sono bianchissime e morbide, come la neve. A me piace tanto la neve, nonostante nella mia città se ne veda poca.” ammise, lasciando senza parole il riccio, che rimase a fissare Louis, come se fosse un oggetto ipnotizzante.
Poco durò quel momento, perché Eleanor fece la sua comparsa nella sala, facendo sussultare sia Harry che Louis.
Il ragazzo dai capelli ricci, si voltò verso Eleanor, sorridendole, per poi tornare a guardare Louis. Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò “Hai due scelte, Louis: Metterti accanto a me e svolgere la tua colazione o metterti accanto a me e svolgere la tua colazione. Decidi.”

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Slave - Larry Stylinson Fanfiction.
FanfictionTRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=1zhGgqNqyMg Tratto dal capitolo 1: Louis è sempre stato ritenuto diverso dalla massa di giovani, lì, a San Francisco. Erano tutti propensi a divertirsi, a fare feste quasi ogni giorno...Ma Louis era diverso...