Capitolo 2

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- Ehi - dissi, mettendo il telefono in vivavoce.

- Chi è? - rispose la voce di Ben. Era la terza volta che lo chiamavo, ma prima non aveva risposto.

- Majora's Mask ti dice nulla?

- Ciao Emy.

Sorrisi, sentendo il suo tono scherzoso. Ero sdraiata sul mio letto, il giorno dopo aver incontrato quel ragazzino.

- Vedo che mi hai lasciato il tuo numero.

- Vedo che tu l'hai preso.

Restammo in silenzio per qualche secondo, un tantino in imbarazzo. Era un po' strano, per me. Avevo tanti amici maschi, ma per qualche strana ragione lui sembrava avere nulla a che fare con loro, e con il loro modo di comportarsi.

- Allora, perché hai chiamato? - chiese lui, con aria tranquilla.

Passarono alcuni secondi senza che io mi decidessi a rispondere.

- Emy? Sei viva?

- Hai già iniziato Majora's Mask? - chiesi, decidendomi a pronunciare quelle parole.

Ben, in tutta risposta, si finse addolorato - Ma come! Lo sapevo, voi ragazze non fate altro che sfuttare noi poveri uomini! E io che credevo nella nostra amicizia!

In tutta risposta io risi - Dai, mi devi una partitina! Per favore! - chiesi poi, cercando di ispirargli più pena possibile.

- Uf, e va bene! - disse lui, fingendosi scocciato - Aspetta, ti dò il mio indirizzo.

Pochi minuti dopo io mi ritrovai fuori casa, stavolta con addosso una giacca. Corsi rapidamente sul marciapiede di cemento grigio, dello stesso colore del cielo quel giorno, fino ad arrivare a casa del ragazzino.

Abitava nel mio stesso quartiere, non lontano da casa mia, e come me aveva un giardino abbastanza grande. Percorrendo il vialetto di pietra che portava alla casa bianca dal tetto rossastro passai sotto ad un albero privo di foglie, i cui rami ricordavano fin troppo delle mani pronte ad artigliarmi, e suonai al campanello.

Dopo qualche secondo sentii un - Arrivo! - seguito da un tonfo sordo e da un'imprecazione.

Risi, e la figura bionda di Ben venne ad aprirmi. Era vestito in modo piuttosto leggero, con una t-shirt verde con il simbolo del pugno di Pewdiepie e dei vecchi jeans dall'aria logora, e i capelli erano disordinati come non mai.

- Ben, ti sanguina il ginocchio - dissi, sollevando un sopracciglio con aria divertita.

- Davvero? - chiese lui, notando solo in quel momento la macchia rossa che si stava espandendo sul tessuto blu dei jeans - Ma dai! Vieni dentro intanto, io mi devo cambiare.

Entrai nell'ingresso, da cui partivano delle scale che conducevano al piano superiore.

- Se ti vuoi sedere da quella parte c'è il salotto - disse, indicando una porta alla mia sinistra. A quel punto il ragazzo salì su per le scale, dove probabilmente si trovava camera sua.

Feci come mi aveva chiesto, andando in salotto. Era una stanza grande,con un divano di pelle a penisola, un enorme televisore a schermo piatto e un pianoforte a coda dietro quest'ultima. I genitori di Ben dovevano essere piuttosto benestanti per permettersi un arredamento del genere. Sotto la televisione notai la presenza di diverse console. Una Wii, una Wii U, un'Xbox e diverse playstation. Su uno scaffale, invece, si trovava una moltitudine incredibile di videogiochi. Mi avvicinai, scorrendo alcuni titoli.

Assassin creed, Spyro, Crash Bandicoot, Sonic, Mario Bros... Il ragazzino aveva buon gusto.

In una libreria, invece, stavano diverse foto di famiglia, insieme ai tanti libri. A quanto pare Ben era figlio unico, perché tutte le foto erano solo con i suoi genitori. La madre in parte somigliava al ragazzino, aveva sul volto dei tratti affilati ed elfici, ed aveva dei capelli biondi lunghi fino alle spalle, con un poco di rughe sul viso. Il padre, invece, era un uomo massiccio, che non somigliava quasi per nulla al figlio, dai capelli corti e grigi, e dei piccoli occhi neri. Non sapevo perché, ma nelle foto più recenti il suo sorriso sembrava avere qualcosa di strano.

Scossi la testa, senza pensarci, e mi avviai verso il pianoforte. Poggiai delicatamente le mani sui tasti, iniziando a suonare la colonna sonora dei Pirati dei Caraibi. Più o meno a metà brano sentii Ben entrare nella stanza. Automaticamente mi fermai, voltandomi verso di lui.

- Continua pure a suonare - disse lui, sorridendo - Sei brava.

Ricambiai il sorriso e continuai a suonare, facendo scorrere le dita sui tasti con rapidità. Arrivata alla fine staccai le mani dal piano, voltandomi verso Ben.

- Niente male, ora guarda qua - disse lui, iniziando a suonare.

- Legends tell of a Kindom great - canticchiò lui, suonando le prime note di "The ancient Hero". Presto iniziò a suonare talmente velocemente che appena riuscivo a scorgere i suoi movimenti, concentrato solo sui tasti.

- Come sono stato? - chiese alla fine, prendendo un grosso respiro.

- Come hai fatto ad impararla?

- YouTube può aiutare più di quanto pensi. In ogni caso... Vuoi o non vuoi giocare a Majora's Mask?

I miei occhi in quel momento devono essersi illuminati di gioia - Ma certo!

Lui fece un passo indietro - Allora seguimi!

Uscì rapidamente dal salotto, ed io lo seguii a ruota. Il ragazzo salì le scale di corsa, ed entrambi ci ritrovammo in un corridoio con tre porte a destra, ed una ringhiera che dava sul l'ingresso a sinistra.

- Pronta a vedere il paradiso? - chiese lui, appoggiando la mano sulla maniglia della seconda porta - Ta daaa!
Non appena sbirciai dentro la stanza vidi una cosa sola.

Zelda, Zelda ovunque.

La camera di Ben era interamente a tema The Legend of Zelda. Sulle pareti verdi c'erano decine di poster, mentre su uno scaffale stavano tutti i giochi. Tutti, a partire dal primo, fino al remake di Twilight princess. Sul letto stava un cuscino con l'immagine di Toon Link, ed appesa al muro c'era una copia della Majora's Mask che sembrava quasi guardarmi.

- Ben! Quella è l'ocarina del tempo! - esclamai, indicando lo strumento azzurro appoggiato sul comodino.

Ero ufficialmente entrata in modalità "nerd" e non ne sarei uscita facilmente in una stanza del genere.

- Lo so - rispose lui, ridacchiando e prendendo l'oggetto in mano. Suonò le note della canzone del tempo, e mi porse lo strumento - Adesso prendo Majora's Mask, se poi ti va di frugare qua in giro...

Non me lo feci ripetere due volte. Mentre Ben prendeva il gioco io iniziai a guardare ogni singolo oggetto nella stanza come se fosse stato un'opera d'arte.

- Dove hai preso tutta questa roba? - chiesi, sfogliando il libro di Hyrule Historia.

- Mia madre - rispose semplicemente lui - Le piace farmi sviluppare le mie passioni, così crede che io mi possa sentire meglio...

Detto questo mi voltai verso di lui, che si era premuto una mano sulla bocca - Sentire meglio?

- No, niente.

Sentivo che mi stava nascondendo qualcosa, ma nonostante la curiosità non potevo biasimarlo. Ci eravamo appena conosciuti, non mi aspettavo certo che prendesse a confidarmi i suoi segreti. Eppure per tutto il tempo che seguì sembrò essersi improvvisamente incupito. Mentre giocavo alla sua partita, parlando con lui riguardo al gioco o a qualsiasi altra cosa, era come se si fosse chiuso a riccio. Rispondeva a monosillabi, e teneva lo sguardo basso.

Alla fine non ce la feci più - Ben, che hai adesso? - chiesi, mettendo il gioco in pausa.

Lui alzò lo sguardo, sospirando - Ecco, vedi...

Prima che potesse parlare sentii il rumore di una porta che sbatteva e il biondo spalancò gli occhi, con aria spaventata - Merda.

Game Over | Ben Drowned Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora