Capitolo quarantuno-parte 2
«Quindi,come procede questa avventura?»Mi chiese,quando ci fummo seduti su una delle panchine del parco.
«È pazzesca,davvero.»Gli dissi, guardandolo negli occhi.Per tutta la serata avevo avuto l'istinto di toccarlo, poi però mi ritraevo:ero sbronza.
«Ti ho vista nel day-time con quel tipo lì.»
«Si chiama Andreas.»Lo corressi,e lui alzò gli occhi al cielo,facendomi scappare un sorriso.«Gli voglio bene.»
«Solo?Sai,voler bene non è abbastanza Jen.»Disse,e potei vedere il suo petto alzarsi irregolarmente.Forse dovuto alla gelosia oppure alla pesantezza delle mie parole.
«Io credo di amarlo.»Sputai fuori,non volevo ferirlo,ma volevo mettere in chiaro che,ormai,l'unica parte razionale che mi rimaneva era stata totalmente sedotta da Andreas.
«E credo che lui ami te.»Sforzò un sorriso,ed io distolsi lo sguardo dai suoi occhi.
Christian era lì e mi stava facendo notare che i miei sentimenti erano ricambiati.
Christian era lì,e mi stava parlando di un altro uomo.«Tu perché sei qui?»Domandai, cercando di non sembrare turbata dalla sua presenza,infondo non lo ero affatto.
«Sai Jenny,quando quel giorno sei andata via col tuo roller blu mi sono detto: 'Se non l'ho fermata un motivo c'è.'»Iniziò a raccontare,ed io mi abbandonai al freddo ferro della panchina,reggendo la testa con una mano.
«Avanti continua.»
«Ho passato un po di giorni con questo costante pensiero,finché non mi son convinto che quella era stata la cazzata più grande che avessi mai potuto fare.
In realtà volevo convincermi che il motivo era perché non eravamo fatti più per stare insieme.»Mi raccontò, in tono pacato e con il suo accento all'inglese.«In realtà quale sarebbe questo motivo?»Domandai curiosa,in realtà avevo sempre sperato che la sua mano si posasse sul mio polso per fermarmi.
«Che in amore,intendo quello vero,una persona si deve sentire in cima al mondo,ed io non provavo più questo sentimento da ormai molto tempo.In amore,una persona non deve scomparire,ma emergere,ed io sentivo che tra ospedali e chemioterapie mi stavo annullando.»
Ed eccola lì,l'ardua sentenza.Ammiccai un sorriso,cercando di non tradire lo stato di serietà in cui mi ero immedesimata.E mi ci volle qualche minuto per tornare allo stato iniziale.Solo un ricordo.Il migliore,il più bello,quello che ora riusciva a farmi male:
Ero in ospedale quel giorno, faceva freddo,quasi sentivo la mia pelle come un accumulo di ghiaccio.Christian era lì,con un libro tra le mani,alzò lo sguardo e un sorriso comparve sulle sue labbra nel vedere che io ero lì, con i capelli scompigliati e le labbra screpolate, intento a fissarlo.
'Come stai,occhi di gatta?' Mi domandò, sedendosi sul l'estremità del letto.
'Sono spaesata' Ammisi,non volendo rivelargli che in realtà avevo paura, maledettamente paura di non sopravvivere, di non veder mai mio figlio crescere,di non sposarmi mai, di non indossare mai l'abito bianco. Avevo paura,ma non glielo dissi.
'Il dottore ha detto che ti riprenderai, e che finalmente potrai tornare a ballare'
Ed ecco che una lacrima rigò la sua guancia,era la prima volta che lo vedevo piangere,la prima volta che rivelava a me le sue paure.
'Chris,non piangere'Gli dissi,lasciando però che le mie frustrazioni si sfogassero in un debole pianto;un impercettibile rumore.Non tutto era perduto.
'Con te stava morendo anche una parte di me,e con te oggi è rinata.'
• • •
Mi voltai a guardarlo e titubante ed allungai la mano verso il suo volto, sfiorandogli lo zigomo.Lo guardai dolcemente e gli sorrisi.Scusa.
Avrei voluto urlargli,ma non lo feci, non ero capace,non ero stata io a chiudergli tutto questo.Scusa davvero.
Avrei voluto dirgli,ma non lo feci,non
sapevo più parlare,lui era lì e sorrideva, io ero lì con un rimorso in petto.
Grazie.Avrei voluto dirgli,ma stetti zitta,lui si era annullato per tanti anni, ed in quel momento lo feci un po' anche io.«Andreas vive con te,ecco perché credo che ti sto lasciando in buone mani.»
«Mi stai lasciando?»Sussurrai con voce rotta.Tra noi non c'era mai stato un addio concreto,mai neanche un arrivederci,avevamo sempre deviato l'argomento.Infondo faceva comodo ad entrambi.
«Si,Jen,e credo che dovresti farlo anche tu.»Mi disse,accarezzandomi la mano con il pollice.
L'ho già fatto.Avrei voluto dirgli,l'ho fatto il primo giorno in cui ho visto Andreas,ho lasciato andare te ma non il tuo ricordo.Io non ti dimenticherò.
Avrei voluto dirgli,ma nessuna parola sembrava adatta al momento.Segui velocemente i suoi movimenti,mi alzai e gli afferrai la mano,con lo stesso stato d'animo che avrei voluto avesse avuto lui quel giorno all'aeroporto:ferita e malinconica.
«Non voglio che il mio silenzio sia confuso,non voglio che ci siano ancora incomprensioni tra noi.Sono andata via con la speranza di vederti sbucare dalla tendina rossa,ma non lo hai fatto.Forse in quel momento una parte di me già si è allontanata da te.Andreas mi ha aiutato ad andare avanti è stato la via d'uscita dal mio labirinto.Ma ora tu arrivi qui,e mi dici che ti sei annullato, ed io cosa dovrei dirti?A me dispiace, non ho mai voluto questo.»Urlai tutto d'un fiato,con le mani tremanti.
«Perché ti giustifichi?»
«Non mi sto giustificando,ti sto lasciando andare anche io.Magari con più rabbia,magari con rancore,ma lo sto facendo.È questo che vogliamo entrambi.»Continuai,cercando di placare la mia ira.
«Se stai male perché lo stai facendo?» Mi domandò,con ripensamento.
«Perché starei più male a lasciar andare lui.»Gli dissi,senza guardarlo negli occhi.
Sorrise e si avvicinò a me,mi guardò e poi mi baciò la fronte.«I love you.»
Ed ecco che andò via,ed io stavolta non lo fermai.Mi aveva lasciata sola con tre misere parole che racchiudevano due significati molto importanti.Lo amavo? Non più.Lo volevo bene?Gliene avrei voluto sempre.Ma lui non aveva specificato,ed era andato via.Forse la mia era rabbia,ma la sua era vera e propria nostalgia.Addio.
«Jenny.»Una mano mi accarezzò il fianco,ed io mi voltai di scatto verso quella figura:era Andreas.«Stai bene?»
«Mi è scesa la febbre e sono venuta.» Balbettai,e lui sembrò crederci.
«Chi era quel tipo?»Mi domandò ancora,ed io mi voltai indietro sorridendo.
«Un amico Andrè,davvero un attimo amico.»Dissi prima di abbracciarlo.

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Romeo •Andreas Muller•
Fanfiction«Andreas Muller.»Parlai piano e con le lacrime agli occhi,quando lo vidi sul ciglio della porta. «Jenny William.»Controbatté lui, abbassando il capo in segno di inchino.«Ti dedico Roma.» -Storia iniziata 03 marzo 2016.