<Follow You Down>

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POV Ethan.
La pioggia colpisce violentemente il vetro della mia macchina mentre sfreccio per la strada deserta.
Forse non è stata un idea saggia uscire con questo tempo di merda,ma non ho potuto farne a meno.
Stavo rovinando tutto.
Le mie parole del cazzo la stavano distruggendo.
Sono sempre stato bravo in questo;non proprio distruggere le persone,ma quanto a proteggermi innalzando muri ancora più spessi.
Quando inizio a soffrire,quando sento che il dolore inizia a tornare,sparo a raffica prima di rinchiudermi di nuovo nel mio guscio protettivo.
E se non fossi uscito l'avrei ferita ancora di più,e non era assolutamente quello che volevo.
La rabbia che provo nei confronti di quell'uomo è infinita. Ed è pure aumentata quando ho sentito quello che ha detto sul padre di Jennifer.
Quel bastardo mi ha messo dentro anche se era stato Wesley a uccidere quel vecchio. Ma questa è una storia che non voglio ricordare.
Nonostante l'odio che provavo per lui in quel momento,non sono riuscito a trattenere una risata.
Mi veniva da ridere a pensare a quanto diamine era simile a me Gary. E ho riso per non piangere. C'è solo una cosa su cui posso ancora riuscire ad essere migliore di lui.
Posso amare Jennifer,amarla veramente senza farla soffrire,senza abbandonarla.
Anche se per adesso non sto facendo un bel lavoro.
Doveva arrivare a rovinare tutto quel figlio di puttana di Rotherberg. Quest'oggi avrei voluto tornare a casa e trovare Jennifer da sola a casa.
Le avrei detto quanto mi era mancata e l'avrei baciata fino a farle mancare l'aria.
Ma le cose non vanno mai come vogliamo.
Il tempo sembra peggiorare sempre di più.
Decido di andare al bar in cui sono stato più di una volta con Clark.
Ho bisogno di bere qualcosa.
Non provo nemmeno a controllare il cellulare,so che mi avrà chiamato e mandato innumerevoli messaggi,ma non ho intenzione di dirle dove sto andando. Non voglio darle un altro motivo per essere arrabbiata con me.
È da egoisti,ma non posso farci niente,io sono egoista.
Talmente egoista che non intendo lasciarla mai più,anche se so di non essere abbastanza per lei.
Il problema è che ormai Jennifer è diventata come l'ossigeno per me.
Parcheggio davanti al vecchio locale. Ovviamente è quasi vuoto. Ci sono solo tre o quattro clienti. L'anziana proprietaria e le due giovani bariste.
"Guarda un po' chi si rivede..."esclama quella più bassa appena entro nel bar.
Mi passo le due mani fra i capelli fradici prima di sedermi al bancone.
Noto subito il suo sguardo sulle mie labbra.
È una bella ragazza e sicuramente solo qualche mese fa me la sarei fatta senza pensarci troppo.
Al solo pensiero mi sento bruciare il petto.
Ecco perché posso dire con certezza che ormai sono fregato.
Jennifer Ashton mi ha fregato.
E ringrazio qualsiasi dio o il destino per avermela fatta incontrare.
"Un burbon liscio"le dico facendole un sorriso appena accennato.
"Arriva subito,bellezza".
Lascio uscire un sospiro forse troppo rumoroso quando stringo tra le mani i capelli.
Tutta la frustazione si sta accumulando.
Mentre aspetto il mio drink chiudo gli occhi cercando di scacciare la rabbia.
"Problemi di cuore?"mi chiede l'altra ragazza,che mi ha servito.
"Non so nemmeno se ce l'ho un cuore"le rispondo svuotando in pochi secondi il bicchiere che mi aveva poggiato accanto.
Le faccio segno di lasciare la bottiglia.
Il liquido scende per la mia gola lasciando un sentiero di fuoco.
Non capisco perché la ragazza sia ancora davanti a me a guardarmi mentre bevo.
"Non hai altri clienti da infastidire?"le chiedo scuotendo il capo e iniziando a sentire il mal di testa tornare.
"In realtà no...non viene molta gente qui"mi dice sedendosi accanto a me.
"Allora...dimmi,che cosa hai?".
Fa sul serio?
Crede che io possa volerle parlare di quanto io sia un coglione che non fa altro che ferire la ragazza più perfetta del mondo che non meriterò mai?
"Non penso che sia il caso nemmeno di iniziare una conversazione cuore a cuore,non ti seguirò nello sgabuzzino per qualsiasi cosa tu abbia in mente"le dico prima di bere un altro drink.
Non voglio farle sprecare tempo.
"Questa era cattiva...ma non avevo la minima intenzione di portarti nella mia stanza,puoi stare tranquillo...a dirla tutta ho un ragazzo"risponde la bionda indicandomi un ragazzo intento a giocare con un bambino ai videogiochi.
Avrà massimo sette anni.
"È vostro?"domando senza staccare gli occhi dal piccolo ricciolo.
"È mio figlio...il padre è morto l'anno scorso,un mese fa poi ho incontrato Simon...".
Perché mi sta dicendo queste cose? Non so nemmeno come si chiama.
"Mi chiamo Rayna,se te lo stai chiedendo"mi dice con un sorriso gentile. Ora che la guardo meglio noto una certa somiglianza tra lei e Jennifer.
Lei però è molto più magra e abbronzata.
Non è niente in confronto a Jennifer.
La ragazza che tornenta le mie notti è perfettamente proporzionata e ha la pelle più chiara e luminosa che io abbia mai visto.
"Perché mi dici tutto questo,Rayna?".
Il suo sguardo è diretto ai due membri della sua famiglia che ridono senza mai fermarsi.
Sul viso di lei,un sorriso.
Posso definirlo semplicemente così. Un sorriso di pura gioia,ma pur sempre nella normalità della vita.
"Così magari vorrai raccontarmi qualcosa di te...cosa ci fai qui?".
"Non vuoi sentire la mia storia,fidati"le dico sbuffando quando vedo che ho già finito la bottiglia.
"Mettimi alla prova"mi sfida la ragazza poggiando il mento sulle sue mani incrociate a mo' di ascoltatrice.
Alzo gli occhi al suo modo di fare.
Chi è questa ragazza?
"Non so da dove cominciare..."confesso non essendo abituato a questo tipo di richiesta.
"Dove abiti?".
"Alla casa sul lago...quella vicino al molo".
"Conosci il vecchio Freddy?! È da un po' che non lo sento...fin troppo a dirla tutta".
A vedere il suo sorrriso e gli occhi luminosi,mi sento formare un groppo in gola.
Come posso dirle che Freddy non passerà mai più per un bicchiere di Whisky.
"È da un po' che non lo vedo in realtà,mi ha semplicemente detto che posso stare da lui"gli rispondo optando per un attenuante bugia.
"Sei da solo?".
"Sto con una mia amica..."rispondo vagamente.
Dovrei definirla in un altro modo?
Non mi piacciono le etichette.
"Ed è questa tua 'amica' la ragione di questo"dice indicando me e poi la bottiglia vuota.
Stringo i pugni e inspiro profondamente mentre annuisco.
"Qual'è il problema?
Tu la ami ma lei non ricambia?"mi chiede diretta e sento come se la ferita che mi aveva provocato ormai tempo fa Gary mi si sia riaperta.
Per istinto porto una mano all'addome per sentire se ci fosse del sangue ma ovviamente no.
È totalmente rimarginata.
Eppure il dolore persiste.
"Ti prego...dammi qualcos'altro"le chiedo suonando disperato indicando verso il bicchiere vuoto.
"Non è così che risolverai le cose"risponde lei allontandomelo ancora di più.
Non voglio affrontare i miei problemi.
Non posso.
Ne verrei schiacciato.
E ho già difficoltà a respirare normalmente così lontano da Jennifer.
"Allora? È questo?"insiste la bionda.
"Dio! Sei fottutamente insopportabile!"scatto rifiutandomi di risponderle.
Perché non è questo il problema.
Almeno,non è l'unico.
Ciò che mi fa sentire male è il fatto che sembra che il passato non la smette di ripresentarsi.
Ho paura che rimanendo così legato a Jennifer tutto si replichi.
Nessuno,nella mia vita,mi è mai stato accanto.
Mi hanno sempre abbandonato.
Le persone a cui mi legavo profondamente prima o poi mi tradivano.
E ho paura che se perdo Jennifer non riuscirò più ad andare avanti.
"No..."mi convinco a risponderle.
"Quindi lei ricambia...".
"Non è così semplice!"dico in frustrazione passandomi, per quella che sembra la centesima volta,le dita fra i capelli.
"Oh...quindi tu non sei sicuro di amarla...è questo"prova a indovinare.
Una risata amara mi scappa.
Come faccio a spiegarle che non ho mai amato.
E quindi non so riconoscere l'amore. Sembra un discorso patetico,ma è così.
Jennifer si merita qualcuno che la ami a pieno e non da principiante.
"Non so cosa sia l'amore"le dico semplicemente sentendo poi subito una sua sonora risata.
La guardo storto sorpreso dalla sua reazione. Sono così patetico?
"E credi che questa sia una buona ragione per rimanere in un bar a ubriacarti?".
"Chi sei tu per giudicarmi?".
"Nessuno...ovviamente ognuno di noi ha la propria storia...ma l'amore...l'amore è quel tesoro immortale e universale che nessuno conosce e che tuttavia ci colpisce al cuore e ce lo fa sanguinare...forse non saprai che cosa è ma quando non riesci più a stare lontano da una persona e ogni tuo respiro è compiuto solo per lei...allora stai pur certo che quello lo puoi definire amore".
Le sue parole mi colpiscono.
A tal punto da farmi sentire gli occhi pizzicare.
Mi schiarisco la voce e cerco di non farle notare niente.
"Te la cavi con le parole"le dico dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante.
"Mi piace leggere e anche scrivere...il lavoro da barista inoltre mi da l'occasione di conoscere molte persone come te"mi risponde sorridendomi. Non c'è malizia nei suoi occhi,non c'è compassione o giudizio. Solo dolcezza.
"Persone come me?".
"Spezzate..."risponde guardandomi negli occhi.
E diamine se ha ragione.
Non poteva trovare una definizione più giusta per me.
"Come faccio a non spezzare anche lei?"le chiedo trattenendo a stento le lacrime che sento lottare per uscire.
Non sono mai stato così emotivo. Da quando ho conosciuto Jennifer invece lo sono.
"Sta a te decidere...puoi lasciarla andare,soffrire tu,oppure puoi fare lo sforzo di mettere lei davanti a tutto e a tutti,senza però annullare te stesso e quello che provi per lei".
Sembra facile detto così da lei.
Ma nella vita reale è tutto così complicato e incasinato.
"Porto Lucas a casa mia,Rayna..."dice all'improvviso il ragazzo della bionda avvicinandosi al bancone.
"Certo...ci vediamo stasera"gli risponde prima di dargli un leggero bacio sulla bocca.
"Tu comportati bene,tesoro".
Il bambino mi guarda con i suoi occhioni azzurri.
"Chi sei?"mi chiede con una voce a dir poco acuta.
"Nessuno..."rispondo con un sospiro.
"Solo un amico,lo sto aiutando con dei problemi..."risponde al piccolo la sua mamma.
Amico?
"Non fare troppo tardi..."aggiunge Simon,mi sembra di ricordare,alla sua ragazza prima di fulminarmi con lo sguardo.
Forse è per lui che ha voluto sottolineare 'amico' Raiyna. Anche se la conosco da sole due ore.
"Diamine...è tardi"dico realizzando che ore sono.
Quasi le dieci di sera.
Mi alzo e lascio i soldi sul bancone davanti a Rayna che mi guarda curiosa.
"Che cosa hai intenzione di fare,quindi?"mi chiede passandomi il cappello che avevo lasciato indietro.
Non ho idea di cosa io debba fare.
Di una cosa sono sicuro.
Non ho intenzione di lasciare amdare l'unica cosa bella della mia vita.
Proverò a trovare un modo per non essere così stronzo. Non deve essere così difficile se vuol dire essere amato da Jennifer. Sperando che mi possa amare come io amo lei.
"Non sono mai stato un tipo che si arrende"rispondo sorridendole riconoscente prima di uscire dal locale.
Il freddo mi colpisce in volto.
Le temperature sono davvero scese di molto.
Solo quando vedo delle lici natalizie accendersi in lontananza realizzo che tra poche ore sarà la vigilia di Natale.
Non so se a Jennifer vada ancora di andare da Zayn.
Lo spero.
Voglio farmi perdonare.
Ma prima devo parlarle.
Dirle quello che provo,quello che penso di noi.
Accendo il telefono e subito me ne pento.
Ci sono almeno cinquanta messaggi e chiamate perse.
Prima di accendere la macchina apro la casella degli sms.
Clark,Anne,Jennifer.
Leggo quelli di Clark che in poche parole mi dice che sono un bastardo e che se continuo a fare così confermerò solo il fatto di non meritare Jennifer.
Chiudo subito la pagina e passo a quelli di Anne che mi ha inviato dieci messaggi uguali chiedendomi dove ero e se avevo la minima idea di quanto avessi ferito Jennifer.
Perché sono dovuto venire in questo bar maleodorante quando potevo andare subito da Jennifer a cercare di farmi perdonare.
La gola inizia a bruciarmi quando un'idea mi attraversa.
E se non mi perdonasse?
Lo ha fatto tante volte.
Per tutto quello che le avevo nascosto,per il casino in cui l'ho cacciata.
Eppure,magari questa volta non lo farà.
L'ho ferita nel profondo con le mie parole.
Era quello che intendevo fare in quel momento.
Volevo che provasse il mio stesso dolore,così che magari potesse capirmi.
Ma lei mi capisce comunque,sempre,è l'unica che mi è entrata dentro a tal punto da farmi confessare il vero me.
Sono chiuso nella mia macchina sotto la pioggia incessante e non trovo il coraggio di aprire i suoi messaggi.
'Ethan,dove sei? J.'
'Sta diluviando,torna a casa'.
'Dio! Ethan,rispondi!'.
E vanno avanti così.
Quasi sto per buttare di nuovo il cellulare sul sedile accanto,quando noto un messaggio nella segreteria.
Appena premo sul tasto verde il mio cuore affonda.
'Ethan...per favore. Dove sei?
Non ho idea di dove venire a cercarti! Sono in giro sotto la pioggia e non vedo niente.
Ti prego...sto impazzendo dove sei? Torna da me...per favore...non riesco...non posso continuare così,sto impazzendo,Ethan...
Ti prego,torna,torna da me'.
La sua voce,rotta dal pianto.
Sento il rumore della pioggia intorno a lei.
Non può davvero essere uscita per cercarmi con questo tempo?
La rabbia ora viene sostituita interamente dalla preoccupazione.
Chissà dove sarà andata a cercarmi.
Magari ora si trova nei guai.
Una ragazza sola a quest'ora di sera non può essere al sicuro.
Accendo all'istante il motore e inizio a guidare per la strada principale senza la pallida idea di dove poter iniziare a cercare.
Tiro più di una volta dei pugni al volante.
Ecco cosa faccio.
Io sono contagioso.
Rovino chi mi sta accanto.
Li metto in un costante pericolo.
Cerco di richiamarla,ma ogni volta che il telefono squilla dopo qualche minuto parte la segretreria telefonica.
Accelero anche se mantengo a stento il controllo della macchina sulla strada bagnata.
Ma appena guardo di nuovo davanti a me il mio cuore si ferma.
Riconosco la macchina.
Anche se mi è difficile dato che è capottata.
Esco il più veloce possibile dalla mia auto e sotto la pioggia raggiungo la portiera della vettura ormai tutta accartocciata.
Trattengo il respiro quando vedo quel corpo a me così familiare accasciato contro l'airbag.
"Jennifer...".
Dico il suo nome,ma è più una preghiera.
Tutto il mondo ora sembra starmi crollando addosso.
I problemi che prima mi sembravano insormontabili ora sono patetici rispetto a quello che mi ritrovo davanti.
Cerco di avvicinarmi a lei e ripeto le sue parole nell'ultima chiamata che non avevo ricevuto.
"Torna da me".

~Lost Stars~Where stories live. Discover now