La Signora

Nessuno la conosceva, né si sapeva da dove arrivasse. Si sedeva sulla panchina come una regina siede sul trono. Al posto della corona portava un cappellino in feltro, un ciuffo bianco scivolava fuori dal cappellino nero con un bizzarro fiore che nascondeva quasi del tutto gli occhi di quella signora la cui età poteva rientrare tra i dieci e cento anni. In autunno quando le foglie degli ippocastani coprivano la panchina come un soffice manto la signora bambina le spostava con allegria. Le foglie allora si alzavano un poco per poi ricadere ai suoi piedi. Sembrava felice quando giocava con le foglie secche. Sembrava una bambina felice. Una bambina con i capelli bianchi e quasi senza denti ma lei sorrideva quando dava da mangiare ai pettirossi che l attendevano nel parco dove c era la panchina e dove quella signora arrivava da chissà dove. Dalla borsetta di plastica tirava fuori un pezzo di pane. Un pezzetto se lo metteva in bocca e un pezzetto lo abriciolava per gli uccellini. Anche questo semplice infantile compito sembrava la divertisse. Come camminare sulle foglie secche e sentirle scricchiolare sotto ai piedi. Tutti si chiedevano come faceva a camminare scalza. Ma soprattutto come poteva avere i piedi sempre perfettamente puliti nonostante camminasse a piedi nudi. Poi un giorno nessuno vide più quella signora così felice così semplice. I pettirossi continuarono ad attenderla mentre sui rami iniziavano i primi teneri germogli.