Description
Cominciai a raccontare la mia storia come se fossi stata un automa, ormai l'avevo fatto così tante volte che non sentivo più nessuna emozione : ero distaccata, come i nazisti lo erano di fronte alle crudeltà che commettevano nei campi di concentramento. "Era una sera dell'8 novembre, stavo tornando a casa dalla lezione di diritto. Era sera, ma non eccessivamente tardi. Non c'era freddo: indossavo una felpa e un paio di jeans strappati al ginocchio; tenevo stretta a me la borsa per paura che mi rubassero i documenti. Ascoltavo un po' di musica mentre aspettavo il bus per ritornare a casa. Tutto attorno a me era deserto, non c'era anima viva se non due ragazzi che stavano dalla parte opposta del marciapiede a fare gli idioti e a scherzare. Avevano il cappuccio che copriva loro il volto, per cui non subito li riconobbi. Ad un tratto uno dei due mi indicò: sentii il suo amico ridere a crepapelle e fare segno all'altro di attraversare la strada. Solamente dopo mi capii che il mondo attorno a me aveva spento la luce"
PROLOGO
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