«Hai posato il piede nella mia cella ed il cemento è divenuto prato.» ©MerciFern2016

Un mondo diviso dalla guerra, un'umanità avida e impassibile di fronte ai vinti, un emisfero pieno di disperazione e dolore. Un raggio di sole che cerca di condividere la sua luce con gli altri.© copertina: crediti a @mels_18

La Paura non è solo una cosa astratta. La Paura non è il mostro nell'armadio, ne il fantasma sotto al letto e tanto meno quella sensazione spiacevole dell'essere osservati da qualcuno. La Paura è qualcosa di vivo e concreto. Qualcosa che si svela a pochi curiosi in cambio della loro linfa vitale. Tutti i diritti riservati.

«Cara» fa Nikita, prende un fiammifero da una scatolina sopra il tavolo e «cara» fa ancora, «vai a letto con Harold, tesoro?» 
Frida trattiene il respiro, stringe forte la tazza tra i palmi, «no» scuote la testa con frenesia, «no, non vado a letto con Harry. E' il ragazzo di mia sorella» dice, «io sono qui per lavoro.» 
 Nikita si accede una sigaretta. E' seduta su una sedia e adesso ha il gomito appoggiato sul tavolino, le labbra corrucciate. Le manca una piuma in testa, una di pavone tutta colorata, e sembrerebbe una diva dei Roaring Twenties, una Flapper Girl. Il vestito che indossa ne ha un principio. Perline, frange, tessuto morbido, seta pallida rosa. Se fosse più formale, Nikita Goodwin potrebbe essere pronta per danzare il Charleston. 
Invece è seduta, con una sigaretta dal filtro sporco di rossetto tra le dita mascoline, e «dolcezza, innamorarti del ragazzo di tua sorella non è che sia poi così tanto opportuno» dice. 
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«Che diavolo ci fa una ragazza come te in un posto come questo?» Continuò lui a camminare in modo che potessi vedere solo la sua schiena. «Che tipo di ragazza sarei io?» Cercai di mantenere i suoi passi lunghi. Si fermò all'improvviso e si voltò. «Pulita.» #1 in Fanfiction